francescanesimo

San Giovanni XXIII: Qui con Francesco siamo alle porte del Paradiso

Redazione online
Pubblicato il 11-10-2017

Oggi 11 ottobre è San Giovanni XXIII. Proponiamo ai nostri lettori un riccordo della vista del Pontefice il 4 ottobre del 1962.

Alcuni dei fratelli della comunità del Sacro convento di Assisi, fra i più anziani, ancora se lo ricordano quel viaggio che portò Giovanni XXIII ad Assisi il 4 ottobre 1962, sette giorni prima dell’apertura del Concilio Vaticano II. Ricordano – e te lo fanno quasi rivivere, quando te lo raccontano – l’entusiasmo e l’affetto di una folla sterminata che aveva assiepato i binari sui quali correva il treno che trasportava il Papa da Città del Vaticano a Loreto, e da Loreto ad Assisi. E lui, Giovanni XXIII, quasi sempre al finestrino, con la mano alzata a salutare una fila di donne e uomini, lunga chilometri e chilometri, quasi infinita, che accompagnava quel percorso.

E si ricordano le migliaia di persone che quasi assalirono Assisi, piazzandosi sulla strada che dalla stazione ferroviaria di Santa Maria degli Angeli – dove il Papa ‘buono’, terziario francescano, era sceso dal treno per salire su un’auto scoperta – porta ad Assisi, e le centinaia e centinaia di pellegrini, molti dei quali, incuranti del pericolo, presero posto sui tetti di fronte alla Basilica di S. Francesco, dove il Papa arrivò nel tardo pomeriggio. Guardando le foto dell’epoca si vedono chiaramente anche diversi frati, quasi sospesi, in bilico fra un coppo e l’altro.

Dalle stradine antiche della città di Assisi, dai conventi grandi e piccoli, dalle case, sbucarono sulla piazza – ricordano le cronache dell’epoca – centinaia e centinaia di donne, uomini, preti, frati, monache, religiosi di ogni tipo e genere, mentre tutte le campane si misero a suonare a festa. Quel giorno anche alcune religiose di stretta clausura ebbero il permesso di uscire dal convento per vedere il Papa.

“Al declinare del giorno – scrisse da cronista, testimone, padre Giovanni Colasanti, nel libro, quasi un ‘instant book’, che il Sacro convento dedicò a quell’evento nel ‘63 – le strade che menano ad Assisi sono tutte un fremito di motori. Dalle città umbre, toscane e persino lombarde, auto, pullman e motocicli portano nella patria del Serafico un’incredibile moltitudine di fedeli e pellegrini, desiderosi di vedere e rendere omaggio al Santo Padre. Circa tre ore prima del tempo previsto per l’arrivo del Sommo Pontefice tutt’intorno alla Basilica di San Francesco – senza parlare della strada che dalla Stazione porta ad Assisi – è un brulicare di folla. Gente dovunque: alle finestre, nelle logge, sui tetti, sull’alto terrapieno antistante alla Basilica e tra i cavi televisivi che hanno trasformato le due piazze in una colossale tela di ragno”.

Fu, quel viaggio, il primo bagno di folla di un Papa uscito dal Vaticano, un Papa – fece notare La Civiltà Cattolica del 20 ottobre 1962 – tornato “negli antichi domini dello Stato della Chiesa, non come capo di uno Stato, ma come pastore e padre dei fedeli... accolto con una spontaneità e un gioioso fervore che dovette stupire lo stesso Sommo Pontefice”.


“Centomila ad applaudire il Papa”, titolarono i giornali.

Un fatto allora inedito, un’anticipazione ventennale di quelle radunate straordinarie, oceaniche, di folla che hanno accolto, in tutte le parti del mondo, Giovanni Paolo II, e poi Benedetto XVI.

E pensare che, originariamente, l’arrivo di Giovanni XXIII ad Assisi non era previsto quel 4 ottobre 1962. Era fissato solo il viaggio al santuario di Loreto. Solo due giorni prima il Vaticano informò il custode del Sacro convento, padre Benedetto Maria Giunchi, che Giovanni XXIII sarebbe arrivato anche ad Assisi.

Ne ho parlato con mons. Loris Capovilla, segretario particolare del Papa ‘buono’: “Dissi al Papa – mi ha ricordato mons. Capovilla – Santità, perché, dopo la visita al santuario di Loreto, non andiamo ad Assisi, visto che è il 4 ottobre? Loreto ed Assisi non sono poi tanto lontane! Giovanni XIII non se lo fece ripetere due volte”. Così è nato quello straordinario viaggio per invocare la protezione della Madonna di Loreto e di San Francesco d’Assisi sui lavori del Concilio Vaticano II.

Esattamente cinquantuno anni dopo – il 4 ottobre 2013 – è arrivato ad Assisi Papa Francesco, come a chiudere un cerchio, non solo temporale: due papi affini nel linguaggio, nella popolarità, nella capacità di entrare nel cuore delle persone. In Giovanni XXIII e in Papa Francesco è ben presente il riferimento forte alla povertà francescana, vissuta come solidarietà, pace e fraternità.

Proprio qui nella cripta della Basilica, dopo essersi raccolto in preghiera silenziosa davanti alla tomba del Santo, Giovanni XXIII parlò del “ben vivere” di Francesco d’Assisi, perché ci ha insegnato – disse – “come dobbiamo metterci in comunicazione con Dio e i nostri simili”.

Il Papa ricordò un suo precedente intervento, quando da Cardinale giunse ad Assisi, nel ‘53 – “Qui con San Francesco, qui siamo veramente alle porte del Paradiso” – per spiegare il senso di quel “ben vivere” di Francesco d’Assisi: “Paradiso sulla terra è l’uso moderato e saggio delle cose belle e buone che la Provvidenza ha sparso nel mondo, esclusive di nessuno, utili a tutti. Ci si chiede: perché Dio ha dato ad Assisi questo incanto di natura, questo splendore di arte, questo fascino di santità, che è come sospeso nell’aria e che i pellegrini e i visitatori avvertono quasi sensibilmente? La risposta è facile. Perché gli uomini, attraverso un comune ed universale linguaggio, imparino a riconoscere il Creatore e a riconoscersi fratelli gli uni gli altri”.

Al suo ritorno a Roma, il Papa si disse “emozionatissimo e contentissimo. Il mio cuore si è riempito di gioia e di esultanza”.

Francesco d’Assisi rappresenta oggi più che mai il “ben vivere” per ogni donna e uomo, grande o piccolo. Ed è questo il motivo profondo – dobbiamo essere grati al Papa ‘buono’ per la sua intuizione e la felice espressione – che attrae e fa muovere, da ogni angolo della terra verso la sua tomba ad Assisi, milioni di fedeli, di pellegrini. Di alcuni di loro – perché altrimenti ci sarebbe bisogno di tutti i volumi della biblioteca d’Alessandria – questo libro raccoglie testimonianze, emozioni e preghiere.

4 ottobre 1962

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