fede

Quello storico abbraccio tra Wojtyla e Toaff

ORAZIO LA ROCCA
Pubblicato il 30-11--0001

"Quella visita segnò l'inizio di un nuovo cammino, l'avvio di una strada senza ritorno nei rapporti tra cattolici ed ebrei. Si passò dalle enunciazioni di principio, dalla teoria alla pratica" e tanti muri da allora furono abbattuti. Il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni ricorda, così, la prima visita di papa Giovanni Paolo II alla sinagoga di Roma, la prima dopo circa 2 mila anni dalla rottura tra la prima comunità cristiana di Gerusalemme guidata da San Pietro e il Sinedrio. L'evento – tra i più alti del lungo pontificato di papa papa Wojtyla – avvenne esattamente 30 anni fa, il 13 aprile 1986, quando intorno alle 17 – ricorda il rabbino Di Segni - “il pontefice fu accolto come un vecchio amico dall'allora rabbino capo di Roma Elio Toaff”. I due si abbracciarono e insieme entrarono nel Tempio Maggiore della Comunità ebraica di Roma, completando “un viaggio lungo circa 2 mila anni per colmare una distanza relativamente breve col vicino Vaticano”, come commentarono in coro sia i rappresentanti ebraici che cattolici.




Il rabbino nel testamento papale. Da quell'abbraccio, Wojtyla e Toaff rinsaldarono una amicizia che diventò poi rapporto fraterno, al punto che il papa lo citerà anche nel suo testamento. Nessun pontefice aveva mai fatto una cosa del genere. L'incontro fu suggellato da espressioni di reciproco rispetto da parte sia cattolica che ebraica e che papa Wojtyla sintetizzò mirabilmente chiamando gli ebrei “nostri fratelli maggiori”. Dopo di lui, analogo riconoscimento è stato fatto dalle visite in Sinagoga dai successori, Benedetto XVI e papa Francesco. “Ma quella prima visita fu veramente storica, perché segnò lo spartiacque di una lunga storia di lontananza, persecuzioni antiebraiche e incomprensioni che, da quel 13 aprile 1986, cambiò letteralmente direzione, perché si passò dalla teoria alla pratica nei rapporti tra ebrei e cristiani, gettando solide basi per il consolidamento e la promozione vera del dialogo tra ebrei e cattolici”, commenta ancora il rabbino Di Segni, che riconosce pure che “dopo 30 anni tanti passi sono stati compiuti, tanta strada insieme è stata fatta, ma occorre sempre lavorare per continuare ad andare avanti in un cammino di reciproco rispetto e di fratellanza”, anche per scongiurare i pericoli di antisemitismo o forme di violenze antricristiane da parte di fanatici razzisti e terroristi.




La mostra. Il primo incontro, l'abbraccio e l'amicizia fraterna tra Wojtyla e Toaff, in occasione del trentennale della prima visita papale alla Sinagoga vengono ricordati da una mostra organizzata dalla Comunità ebraica di Roma e curata da Lia Toaff, nipote del rabbino capo recentemente scomparso, che definisce l'iniziativa “un gesto dovuto nei confronti di mio nonno ma anche di chi ancora crede nel dialogo".




La mostra sarà aperta al pubblico dal 14 aprile 2016 al 14 luglio 2016. L'iniziativa nasce da un altro abbraccio, quello tra la Comunità ebraica di Roma e le Poste italiane che si sono impegnate - nel corso del prossimo biennio - a sostenere le attivita' del Museo ebraico. Tra i materiali esposti spiccano del resto l'annullo filatelico speciale realizzato dalle Poste italiane, secondo il disegno di Georges De Canino, in occasione della visita di papa Wojtyla al Tempio Maggiore di Roma, nonché un disegno a carboncino di Eva Fischer del 1986 che riproduce lo storico abbraccio. Alla presentazione parteciperanno il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, il segretario della Commissione vaticana per i rapporti con l'ebraismo, padre Norbert Hoffmann, il cardinale polacco Rylko e la presidente della Comunita' ebraica di Roma, Ruth Dureghello. (Espresso)

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