fede

Papa Francesco: 'La Chiesa è vera comunità se si sporca le mani con gli ultimi'

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

 I cristiani sono chiamati a tendere la mano alle persone che la società esclude. In pratica, devono comportarsi come Gesù con gli emarginati. Lo ha affermato papa Francesco all’omelia della Messa mattutina in Casa Santa Marta, come riferisce Radio Vaticana. 

 

Il Pontefice ha basato la predica sul protagonista del brano del Vangelo di oggi, che racconta di un malato di lebbra che si prostra davanti al Figlio di Dio e Gli dice: «Signore, se vuoi, puoi purificarmi». Cristo lo tocca e lo risana. L’esempio da seguire dunque è quello del Figlio di Dio, che avvicina gli esclusi: in questa occasione si «sporca le mani» toccando il lebbroso, guarendolo.  Insegna così alla Chiesa «che non si può fare comunità senza vicinanza».

 

Non si realizza il bene senza avvicinarsi

Gesù compie il miracolo alla vista dei dottori della legge per i quali invece il lebbroso è solo un «impuro»: «La lebbra – ha ricordato Francesco – era una condanna a vita» e «guarire un lebbroso era tanto difficile come resuscitare un morto». Ecco perché i lebbrosi vengono emarginati. Cristo invece mostra il valore imprescindibile di una parola, «vicinanza: non si può fare comunità senza vicinanza. Non si può fare pace senza vicinanza. Non si può fare il bene senza avvicinarsi. Gesù ben poteva dirgli: “Sii guarito!”. No: si avvicinò e lo toccò. Di più! Nel momento che Gesù toccò l’impuro divenne impuro. E questo è il mistero di Gesù: prende su di sé le nostre sporcizie, le nostre cose impure. Paolo lo dice bene: “Essendo uguale a Dio, non stimò un bene irrinunciabile questa divinità; annientò se stesso”. E poi, Paolo va oltre: “Si fece peccato”. Gesù si è fatto peccato. Gesù si è escluso, ha preso su di sé l’impurità per avvicinarsi a noi».

 

Inclusione

Il Figlio del Signore esorta poi il lebbroso risanato: «Guàrdati bene dal dirlo a qualcuno; va’ invece a mostrarti al sacerdote e presenta l’offerta prescritta da Mosè come testimonianza per loro”». Papa Bergoglio ha spiegato queste parole: per Gesù oltre alla prossimità è imprescindibile anche l’inclusione; «Tante volte penso che sia, non dico impossibile, ma molto difficile fare del bene senza sporcarsi le mani. E Gesù si sporcò. Vicinanza. E poi va oltre. Gli disse: “Vai dai sacerdoti e fa quello che si deve fare quando un lebbroso viene guarito”. Quello che era escluso dalla vita sociale, Gesù include: include nella Chiesa, include nella società… “Vai, perché tutte le cose siano come devono essere”. Gesù non emargina mai alcuno, mai. Emargina se stesso, per includere gli emarginati, per includere noi, peccatori, emarginati, con la sua vita».

 

Vicinanza cristiana

Il Papa ha evidenziato lo stupore che Cristo crea con le sue affermazioni e i suoi gesti: «Quanta gente seguì Gesù in quel momento» e «segue Gesù nella storia perché è stupita di come parla».

E poi ha aggiunto: «Quanta gente guarda da lontano e non capisce, non le interessa… Quanta gente guarda da lontano ma con cuore cattivo, per mettere Gesù alla prova, per criticarlo, per condannarlo…  E quanta gente guarda da lontano perché non ha il coraggio che lui ha avuto, ma ha tanta voglia di avvicinarsi! E in quel caso, Gesù ha teso la mano, prima. Non come in questo caso, ma nel suo essere ha teso la mano a tutti, facendosi uno di noi, come noi: peccatore come noi ma senza peccato, ma sporco dei nostri peccati. E questa è la vicinanza cristiana».

 

Papa Francesco ha concluso sottolineando che è una «bella parola, quella della vicinanza», e invitando a un esame di coscienza: «Io so avvicinarmi? Ho animo, ho forza, ho coraggio di toccare gli emarginati?»; sono domande che riguardano anche «la Chiesa, le parrocchie, le comunità, i consacrati, i vescovi, i preti, tutti». La Stampa

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