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Papa Francesco ai chierichetti: non chiudetevi, non custodite la fede solo per i momenti difficili. Siate missionari

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

La prima udienza pubblica di Francesco dopo la pausa di luglio. Domani la centesima udienza, prosegue il ciclo di catechesi sulla famiglia

Non chiudersi nel proprio isolamento, custodendo la fede «in un deposito sotterraneo nel quale ritirarci nei momenti difficili», ma andare verso il prossimo, «naturalmente missionari». E’ l’invito rivolto da Papa Francesco, nella sua prima udienza pubblica dopo la pausa di luglio, ai novemila chierichetti (ministranti) di venti paesi a Roma in questi giorni per il loro pellegrinaggio annuale.

Giunti a piazza San Pietro già in fine mattinata, molti chierichetti hanno atteso sotto il sole l’arrivo del Papa, rinfrescati dall'acqua della fontana e dallo spruzzo di getti di acqua approntato dagli addetti del Vaticano. «Vi ringrazio per la vostra numerosa presenza», ha detto loro il Papa a inizio del suo discorso, «che ha sfidato il sole romano d’agosto». Il Papa ha iniziato l’udienza con un lungo giro a bordo della jeep bianca, sulla quale ha fatto salire due giovani ministranti, che si sono poi fatti una fotografia con Francesco. Il Papa si è poi messo al collo un fazzoletto bianco che gli ha dato un ministrante ucraino. I chierichetti provengono da Austria, Germania, Francia, Portogallo, Svizzera, Ungheria, Serbia e Italia. Dopo il saluto del Vescovo di Zrenjanin (Serbia), mons. Ladislav Nemet, presidente dell’Unione Internazionale Ministranti, il Papa ha presieduto i vespri, a partire dalle 18, del pellegrinaggio che, dal tre al sei agosto, ha per motto, quest’anno, una frase del profeta Isaia, «Eccomi, manda me!» (Is, 6,8).

«Anche il profeta Isaia – ha detto Francesco nel suo discorso in italiano – scopre questa verità, vale a dire che Dio purifica le sue intenzioni, perdona i suoi peccati, risana il suo cuore e lo rende idoneo a svolgere un compito importante, quello di portare al popolo la parola di Dio, divenendo strumento della presenza e della misericordia divina. Isaia scopre che, ponendosi con fiducia nelle mani del Signore, tutta la sua esistenza ne viene trasformata». Nella Bibbia, Isaia «scopre con stupore che è Dio a fare la prima mossa: non dimenticatevi di questo, è sempre Dio a fare la prima mossa nella nostra vita. Scopre che è Dio ad avvicinarsi per primo. Egli si accorge che l’azione divina non viene impedita dalle sue imperfezioni, che è unicamente la benevolenza divina a renderlo idoneo alla missione, trasformandolo in una persona del tutto nuova e quindi capace di rispondere alla sua chiamata e di dire: “Eccomi, manda me”».

Il Papa ha proseguito rivolgendosi così ai chierichetti: «Voi, oggi, siete più fortunati del Profeta Isaia. Nell’eucaristia e negli altri sacramenti sperimentate l’intima vicinanza di Gesù, la dolcezza ed efficacia della sua presenza. Non incontrate Gesù posto su un irraggiungibile trono alto ed elevato, ma nel pane e nel vino eucaristici, e la sua Parola non fa vibrare gli stipiti delle porte ma le corde del cuore. Come Isaia, anche ciascuno di voi scopre che Dio, pur facendosi in Gesù vicino e chinandosi con amore verso di voi, rimane sempre immensamente più grande ed oltre le nostre capacità di comprenderne l’intima essenza.

«Come Isaia, anche noi siamo invitati a non rimanere chiusi in noi stessi, custodendo la nostra fede in un deposito sotterraneo nel quale ritirarci nei momenti difficili. Siamo invece chiamati – ha detto il Papa – a condividere la gioia di riconoscersi scelti e salvati dalla misericordia di Dio, ad essere testimoni che la fede è capace di dare nuova direzione ai nostri passi, che essa ci rende liberi e forti per essere disponibili ed idonei alla missione. Com’è bello scoprire che la fede ci fa uscire da noi stessi, dal nostro isolamento e, proprio perché ricolmi della gioia di essere amici di Cristo Signore, ci fa muovere verso gli altri, rendendoci naturalmente missionari: ministranti missionari, così vi vuole Gesù» E ancora: «Grazie per la vostra disponibilità a servire all’altare del Signore, facendo di questo servizio una palestra di educazione alla fede e alla carità verso il prossimo. Grazie di aver anche voi iniziato a rispondere al Signore, come il Profeta Isaia: “Eccomi, manda me”». Il discorso del Papa è stato poi tradotto da uno speaker nelle altre lingue.

Con l’incontro di questa sera, di fatto, il Papa conclude le sue vacanze e riprende le udienze pubbliche. Dopo il viaggio in Ecuador, Bolivia e Paraguay il Papa ha fatto una pausa di riposo nel corso del mese di luglio. Bergoglio – come ha raccontato il cerimoniere pontificio mons. Guillermo Karcher – è rimasto a casa Santa Marta per leggere, pregare, curare la corrispondenza e preparare i prossimi impegni pubblici a partire dal viaggio a Cuba e negli Stati Uniti. Era stato il Papa in persona, del resto, a spiegare così, ai giornalisti che lo accompagnavano nel volo di ritorno dalla Corea del sud a Roma, ad agosto 2014, la sua tendenza a non partire per le vacanze e preferire di rimanere nel suo “habitat”: «L'ultima volta che ho fatto vacanze fuori Buenos Aires, con la comunità gesuita, è stato nel 1975. Poi, sempre faccio vacanze, davvero!, ma nell'habitat: cambio ritmo. Dormo di più, leggo le cose che mi piacciono, sento la musica, prego di più... E questo mi riposa», aveva detto il Papa scherzando sul fatto di essere un po’ «nevrotico».

Venerdì mattina il Papa riceverà, con domande e risposte, il Movimento eucaristico giovanile dei gesuiti. Domani mattina, intanto, dopo una udienza all’ambasciatore uscente della Nigeria, Francesco riprende, in aula Paolo Vi, l’udienza generale – la centesima del suo pontificato – continuando il ciclo di catechesi dedicata alla famiglia in vista del sinodo di ottobre. Vatican Insider

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