fede

Fra' Giovanni Pian del Carmine, un esempio di povertà

Felice Accrocca
Pubblicato il 30-11--0001

A Giovanni nessuno riuscì mai a fargli accettare alcuna regalia, se non una volta..

Giovanni nacque a Pian del Carpine, oggi Magione, vicino a Perugia, con molta probabilità nell’ultimo quarto del secolo XII. Nulla sappiamo di lui prima del suo ingresso tra i Minori e fino al 1221: in quell’anno infatti, come c’informa da Giordano da Giano, era in Assisi, al capitolo generale di Pentecoste, dove fu scelto da Cesario da Spira, nuovo Ministro della provincia tedesca, per la missione d’oltralpe, la seconda, dopo che la precedente, due anni prima, si era risolta in un vero e proprio fallimento.

Questa nuova ondata missionaria fu progettata con più criterio, provvedendo il gruppo con persone in grado di superare la barriera linguistica (da Giordano sappiamo infatti che durante la prima missione nessuno dei frati conosceva la lingua del luogo dove s’erano recati, per cui ne seguirono gravi inconvenienti). Questa sembra essere anche una delle ragioni che portarono alla scelta di Giovanni, capace di predicare non soltanto in latino, ma anche nel volgare che si parlava nel nord Italia. Quando, come e dove aveva acquisito tale capacità, visto che le sue origini si collocano nel territorio perugino? Non abbiamo elementi per rispondere, ma certo proprio tale capacità lascia suppore un buon tempo di permanenza fuori dell’Umbria e una solida formazione intellettuale.

 

 

Nel 1223, nel capitolo provinciale tenutosi a Spira, Giovanni fu nominato custode di Sassonia, ma nell’anno seguente, esentato da tale compito, fu trasferito a Colonia: ignoriamo le ragione di tale decisione, ma possiamo senz’altro escludere che egli abbia agito con leggerezza nel proprio ministero, poiché qualche anno dopo, nel 1228, fu nominato Ministro provinciale di Germania, incarico che tenne per due anni, fino a quando, nel 1230, fu nominato Ministro provinciale in Spagna. Tornò poi in Germania nel 1232, quale Ministro della nuova provincia di Sassonia, incarico che tenne per tutto il periodo in cui frate Elia fu Ministro generale, vale a dire fino al 1239.

 

 

Nel 1245 papa Innocenzo IV lo inviò tra i mongoli quale suo legato, con l’incarico di consegnare al loro sovrano la lettera Cum non solum homines, nella quale il pontefice chiedeva d’interrompere l’avanzata in armi verso le regioni europee ed esortava i mongoli a concludere una pace con la cristianità. Giovanni era latore anche di un’altra lettera (Cum simus super, del 25 marzo 1245), diretta ai patriarchi, ai vescovi e agli arcivescovi delle comunità d’Oriente: Innocenzo IV esortava quelle Chiese all’unione con la Chiesa latina.

 

 

Giovanni, giunto ai confini con la Manciuria nell’aprile del 1246, riuscì a consegnare la lettera papale al nuovo sovrano mongolo, ma la sua missione si risolse in un fallimento. Riprese così la via del ritorno, giungendo a Lione nel novembre del 1247. Di questo straordinario viaggio ci ha lasciato egli stesso un prezioso resoconto, in quel testo straordinario che è la Historia Mongalorum (La storia del mongoli): un’opera che non è solo un resoconto del viaggio, ma che contiene anche straordinarie descrizioni sulla geografia del territorio, sulle usanze seguite dagli abitanti di quei luoghi, sulle loro credenze religiose, sulla storia dei mongoli, sulle loro abitudini militari.

 

 

Tornato in occidente, egli divenne una celebrità, come c’informa Salimbene da Parma: Giovanni rispondeva volentieri alle domande curiose dei frati, che guardavano a lui con un misto di ammirazione e di meraviglia. Nonostante il fallimento riportato, egli non perdette la fiducia del pontefice, che si servì spesso di lui inviandolo quale suo legato in missioni delicate e difficili. Nominato nel 1248 arcivescovo di Antivari (l’odierna Bar, nel Montenegro), morì qualche anno dopo, nell’estate del 1252.

Il più bell’elogio di lui ce l’ha lasciato proprio Salimbene, quando ricorda le espressioni meravigliate di molti nel considerare che, mentre altri legati papali si erano arricchiti a seguito delle loro legazioni, a Giovanni nessuno riuscì mai a fargli accettare alcuna regalia, se non una volta in cui lo convinsero ad accettare un po’ di stoffa per farsi una tonaca nuova. Un esempio sempre attuale, soprattutto ai nostri tempi, quando tanto si parla di moralizzazione della vita pubblica nonché di quella ecclesiastica e quando non sempre abbondano gli esempi da porre a modello…

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