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Beatificazione del francescano padre Francesco Zirano, oltre 12mila fedeli

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Sono stati oltre dodicimila i fedeli che la mattina del 12 ottobre scorso hanno affollato Piazzale Segni a Sassi per partecipare alla liturgia di beatificazione di un loro conterraneo e concittadino, Padre Francesco Zirano, Sacerdote e Religioso dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali, morto martire in Algeria nel 1603 “in odium fidei”.

Una figura, la sua, lontana nel tempo: ci separano infatti oltre quattro secoli dai fatti che lo riguardano. E questo tempo poteva scavare un profondo solco tra quei giorni di sangue consumatisi in terra nordafricana e il nostro oggi.

Eppure la provvidenza ha voluto che questa beatificazione risultasse di estrema attualità, purtroppo, ai nostri giorni, quando di nuovo una certa frangia estremista ed irragionevole dell’Islam torna a perseguitare, in Africa settentrionale e nel vicino oriente, i cristiani ed il loro credo. Quattro secoli fa esattamente come oggi.

Nato nel 1564 a Sassari, entra giovanissimo nel Convento francescano di Santa Maria in Betlem. Dopo la professione, nel 1579-80, viene ordinato Sacerdote nella Cattedrale di San Nicola il 31 maggio 1586. Spende i suoi anni di ministero nel servizio della parola, della confessione, della carità ai poveri che numerosi bussano alla porta del Convento, del quale sarà anche Questuante, Vicario ed Economo. E’ da tutti ritenuto esemplare, “di santa vita e religiosi costumi”.

Ma sono anni difficili. A seguito del rapimento di suo cugino, anch’egli frate, il diacono fra Francesco Serra, da parte dei pirati saraceni che in quell’epoca imperversavano sulle coste dell’isola riducendo gli abitanti in schiavitù e deportandoli, decide di recarsi ad Algeri, dove il cugino è tenuto in schiavitù insieme a tanti altri cristiani, per riscattarlo e trarlo in salvo insieme al maggior numero di schiavi possibile, da restituire alla libertà, alle loro famiglie, alle loro terre e alla vita cristiana.

Lasciata la Sardegna, dopo lungo viaggio giunge ad Algeri, ma a seguito di malintesi ed errori è scambiato per una spia del re di Spagna e del re di Cuco, contrari al pascià di Algeri, ed è imprigionato presso la dimora del pascià Soliman.

Ben presto la scelta: convertirsi all’Islam o morire. P. Zirano non ci pensa su, e ai numerosi tentativi di farlo abiurare ed aver dunque salva la vita, risponde con coraggiosa fermezza, dichiarandosi cristiano e figlio del suo Padre San Francesco,  preferendo alla fine farsi uccidere, morendo scorticato vivo, secondo una assurda ed inusuale tremenda condanna, presso la Porta di Babason della capitale algerina. Il suo cadavere, riempito di paglia, a mò di fantoccio è appeso in segno di disprezzo sopra la stessa Porta Orientale, macabro avvertimento agli altri cristiani. Le sue ossa vengono seppellite velocemente e di nascosto nel cimitero dei cristiani, ormai inesistente e inglobato nella città moderna. E’ il 25 gennaio 1603.

A presiedere la solenne Concelebrazione Eucaristica nel grande piazzale sassarese, un immenso parcheggio divenuto per l’occasione cattedrale all’aperto, è stato il Card. Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, che a nome del Romano Pontefice Francesco ha letto la formula che costituiva beato il padre Zirano. Con lui concelebravano l’Arcivescovo di Sassari, mons. Paolo Atzei, tutti gli Arcivescovo e Vescovi della Sardegna, l’Arcivescovo di Algeri, mons. Ghaleb Moussa Aballa Bader, il Vescovo mons. Gianfranco Girotti, Conventuale e già Reggente della Penitenzieria Apostolica, il Ministro Generale dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali P. Marco Tasca, il Provinciale di Sardegna P. Salvatore Sanna, il Postulatore Generale dell’Ordine P. Angelo Paleri e quasi 200 sacerdoti diocesani e di tutta l’isola. Prestavano servizio all’altare i diaconi francescani p. Silvano Bianco e p. Luca Atzeni, mentre il servizio liturgico era curato dai seminaristi del Maggiore e del Minore della diocesi di Sassari.

Come prevede la liturgia, era l’Arcivescovo di Sassari a chiedere ufficialmente al card. Amato l’iscrizione del venerabile P. Zirano nell’albo dei Beati. Subito dopo il P. Postulatore generale tratteggiava la figura e la vita del novello Beato, preparata insieme al Vicepostulatore P. Umberto Zucca. Dopo la proclamazione veniva presentata all’assemblea ed esposta l’unica reliquia del P. Zirano che ci è pervenuta: i suoi “scritti” nel libro della contabilità del Convento, del quale era economo. Non ci è rimasto nient’altro di lui.

Significativi, alla fine, i discorsi di saluto e ringraziamento dell’Arcivescovo Turritano mons. Atzei, confratello del Beato, del Ministro generale P. Tasca, e dell’Arcivescovo di Algeri mons. Bader, che ha significativamente ribadito che il nuovo Beato è non solo sardo “ma anche della Chiesa di Algeria”, avendovi trovato il martirio e dunque avendola fecondata con il suo sangue e la sua testimonianza.

Da oggi dunque le Chiese e le terre di Sassari e di Algeri sono unite da uno speciale filo d’oro, che parla di dialogo tra il mondo cristiano e quello musulmano.

L’ottima organizzazione, curata dall’Arcidiocesi di Sassari e dalla Provincia dei Frati Minori Conventuali di Sardegna, ha permesso che l’evento si svolgesse con ordine e grande spirito di preghiera e raccoglimento, nonostante i grandi numeri e i prevedibili disagi che una tale celebrazione poteva portare con se.

Molto buna anche la copertura televisiva che, tramite l’emittente regionale Videolina e la diretta streaming ha permesso a quanti, da ogni altra parte del mondo, non si sono potuti recare personalmente a Sassari, di poter essere comunque “presenti” alla celebrazione, anch’essi parte dell’immensa folla orante di Piazzale Segni.

In serata presso la Chiesa di S. Maria in Betlem, la solenne celebrazione di ringraziamento è stata presieduta dal Ministro Generale dell’Ordine che ha concelebrato con i Ministri Provinciali di Italia e i Sacerdoti diocesani.

Sassari, la Sardegna, l’Ordine Francescano Conventuale e tutta la Chiesa hanno da oggi un nuovo protettore in cielo, un grande e coraggioso campione della fede, un testimone per i nostri giorni.

di Don Francesco Marruncheddu

 

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