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Mozambico, la toccante testimonianza di un volontario: "Che gioia aiutare i più piccoli in mezzo a tanta povertà" 

Redazione
Pubblicato il 31-08-2017

Matola è un grande centro abitato poco lontano da Maputo, la Capitale del Mozambico. Nel cuore di Matola, è attivo dal 2004 un Centro Nutrizionale gestito dalla Comunità di Sant’Egidio che garantisce un pasto caldo ed uno spazio di aggregazione ad oltre 500 bambini dell’area, una delle più povere della zona. Sono da pochi giorni tornato da un periodo passato al Centro Nutrizionale insieme ai bambini, ad altri volontari, ai giovani mozambicani che aiutano in cucina e nelle realizzazione delle varie attività e volevo fare partecipi i lettori di San Francesco Patrono d’Italia di questa fantastica esperienza.


Iniziamo dal contesto generale. Il Mozambico ha vissuto anni travagliati: prima l’indipendenza dal Portogallo faticosamente raggiunta nel 1975, poi una devastante guerra civile che ha causato oltre un milione di morti, terminata grazie all’Accordo Geral de Paz firmato a Roma il 4 Ottobre 1992 (e chissà se dall’alto San Francesco non ha aiutato il buon esito delle trattative, visto che la firma è avvenuta nel giorno della sua ricorrenza). 



Il paese che esce dalla guerra è uno dei più poveri al mondo, ma la Pace –accompagnata da una relativa stabilità politica - porta progresso ed investimenti. Il Pil del paese è cresciuto negli anni a botte di 7,8,9% l’anno, Maputo attrae investimenti dalla Cina ai Paesi Arabi, il turista che resta nel Centro abitato di Maputo vede attorno a sé grattacieli, negozi di lusso, belle automobili.

Come però avviene in molti paesi del terzo mondo, lo sviluppo non è “democratico”. Le strade migliorano per tutti, in minima parte anche l’accesso allo studio ed alle cure mediche (oggi anche la cura dell’Aids è in minima forma garantita dallo Stato), il benessere invece resta confinato in pochi e ristretti ambiti. La gran parte della popolazione continua a vivere nei “canico”, le capanne di legno e paglia, ed i più fortunati iniziano a costruire casette di mattoni.



Va detto che quando Sant’Egidio (una presenza ben radicata nel paese) decide di aprire nel 2004 il Centro Nutrizionale a Matola, nella zona non esistevano né i pali della corrente elettrica né le tubature dell’acqua potabile, mentre oggi il quartiere, seppur povero, ha perlomeno la possibilità di accedere ad acqua ed elettricità. In ogni caso il benessere che si intravede a Maputo fatica a raggiungere l’abitato di Matola.


Veniamo al Centro Nutrizionale, che ogni giorno apre le sue porte a 500/600 bambini di età compresa dai 3 ai 14 anni. Per i bambini più piccoli, dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13, c’è anche una sorta di scuola materna. Per tutti gli altri, dalle 12 in poi, la possibilità di mangiare e successivamente giocare in un luogo bello, protetto e rassicurante, sotto gli occhi vigili degli educatori.


Accanto al riso, alla pasta o alla cima (una specie di polenta locale) il lunedì verdure, martedì pesce, mercoledì fagioli, giovedì cavolo ed infine il venerdì c’è sempre il pienone per il frango, ovvero il pollo.


Quello che colpisce nel vedere i volti dei bambini è la loro gioia, vitalità e spensieratezza, di solito noi volontari veniamo simpaticamente “assaliti” da gruppi di bambini festanti, contenti di avere qualcuno che si occupa di loro.



Arrivo ad uno dei tratti più belli del mio racconto. A prendersi cura dei bambini sono i “Giovani per la Pace”, ovvero ragazzi e studenti quasi tutti cresciuti nel centro. Bambini aiutati, ormai diventati grandi, che scelgono di passare volontariamente con i più piccoli. Ragazzi che ben conoscono, avendole vissute in prima persona, le difficoltà di una vita in povertà, nelle capanne, magari vivendo in famiglie disgregate, affidati alla madrasta (una sorta di matrigna, purtroppo in Mozambico la pratica dell’abbandono dei minori è abbastanza diffusa).



Nei 15 giorni passati a Matola ho per quanto possibile aiutato nello svolgimento delle attività, abbiamo approfittato della presenza di alcuni studenti napoletani per dare una sistemata a sedie, tavoli e locali che “sentono” il peso di 15 anni di attività.



Abbiamo approfittato della presenza di numerosi volontari per organizzare una gita, da Matola alla grande Maputo. Abbiamo portato i 100 bambini della scuolina a visitare le bellezze della Capitale, per molti bambini era la prima volta in Città: una visita all’orto botanico, poi tutti a vedere la Stazione Centrale di Maputo, realizzata da Eiffel, sì, proprio quello della famosa Torre, architetto inoltre della Casa di Ferro, altra attrazione della Capitale del Mozambico.



Non è stato facile lasciare i sorrisi dei bambini, i loro abbracci, non è stato semplice “despedirse” (dire addio, o arrivederci chissà…) ai Giovani per la Pace che con tanta dedizione tengono aperta una oasi di pace e di serenità in mezzo a tanta povertà.



Eppure si lascia il Mozambico con una sensazione positiva. Sembra di essere nell’Italia del dopoguerra, un paese povero ma in ripresa, modesto ma ricco di risorse ed opportunità, un paese abitato prevalentemente da giovani che hanno tanta voglia di migliorare il proprio paese.

di Mario Scelzo

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