esteri

Libia, Haftar bombarda Tripoli: 4 morti e 23 feriti. Le forze di Serraj: "L'ordine è di arrivare a Bengasi"

Redazione Repubblica.it
Pubblicato il 17-04-2019

Diverse esplosioni nella notte sulla capitale. Unicef: 7.300 bambini sfollati

Pioggia di missili nella notte su Tripoli. I raid, nell'ambito dell'offensiva lanciata lo scorso 4 aprile dal generale Khalifa Haftar per riprendersi la capitale, hanno provocato almeno 7 esplosioni nel centro di Tripoli. Colonne di fumo si sono levate dal quartiere di Abou Slim, a sud della città. Il bilancio è di quattro morti e 23 feriti, quattro dei quali in gravi condizioni.

Tra le vittime figura una intera famiglia composta da tre persone. "Le nostre unità occupano adesso nuove posizioni nel perimetro della capitale Tripoli e avanzano verso altre posizioni", ha detto il portavoce delle forze di Khalifa Haftar, generale Ahmed al-Mismari, citato dal quotidiano Al Wasat.

"Agiamo solo contro il terrorismo e l'estremismo e comprendiamo l'ampiezza del complotto contro il Paese", ha aggiunto. Altri missili, riferiscono i media, sono caduti nel quartiere di Suk el Giuma e nella zona dove sorge l'aeroporto Mitiga, senza centrare lo scalo. violenti combattimenti sono scoppiati ad Ain Zara, sobborgo a 15km a sudest della capitale.

L'area è quella dove si è registrata nei giorni scorsi l'avanzata più poderosa delle forze di Khalifa Hafatar. Le truppe del maresciallo sono invece in rotta lungo l'asse sudoccidentale: i Katiba, fedeli al governo di Fayez al Sarraj, sono avanzati di altri 5 km verso sud e si avvicinano ad Aziziya, bastione di Haftar, pressato da ovest dall'avanzata dei soldati di Zintan.

"L'ordine del comando centrale è di andare in ogni città della Libia che non è sotto controllo del governo di accordo nazionale": ha detto il colonnello Mohammed Qannouno, portavoce della 'war room' delle forze governative libiche, rispondendo alla domanda se le forze fedeli al governo di Fayez al Sarraj si spingeranno fino a Bengasi. "Quando parlo di ogni città libica intendo anche la Cirenaica", ha sottolineato l'alto responsabile militare.

"La nostra priorità al momento è quella di di garantire l'incolumità della popolazione civile, e pertanto non possiamo ancora dispiegare sul terreno forze e armi di un certo tipo, specialmente quelle pesanti", ha aggiunto il portavoce: "Haftar invece non si crea questi problemi come ha dimostrato in questi giorni in cui ha impiegato batterie missilistiche, artiglieria pesante e ha fatto ricorso a bombardamenti aerei anche in centri abitati", ha aggiunto il colonnello.

"Monitoriamo tutte le vie di comunicazione grazie ai satelliti e alle forze aeree. L'obiettivo è quello di tagliare tutte le vie di rifornimento alle forze nemiche che combattono attorno alla capitale", ha sottolineato. "E' un segreto. Posso però dire che con il governo e i militari italiani siamo molto amici", ha detto il colonnello Qannouno, rispondendo alla domanda se vi siano forme di coordinamento con Roma o il contingente italiano schierato a Misurata.

Si aggrava dunque il bilancio delle vittime. Sono oltre 170 i morti e più di 700 i feriti negli scontri a Tripoli secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, mentre l'Unicef parla di 7.300 bambini sfollati a causa della crisi. Un'emergenza umanitaria rispetto alla quale l'Onu ha chiesto un immediato cessate il fuoco e l'impegno per la fine delle ostilità.

Intanto il vicepresidente del consiglio presidenziale libico, Ahmed Maitig, a Roma ha incontrato la stampa estera: "Siamo in grado in difendere Tripoli e siamo determinati a farlo, e rispediremo le milizie di Haftar da dove sono venute", ha detto. "Dopo 13 giorni dall'inizio dell'offensiva di Haftar verso la capitale la nostra situazione è molto migliorata, siamo tutti uniti a ovest, da Tripoli a Misurata, da Zintan a Zawia", ha assicurato Maitig, avvertendo: "Non ci può essere un'altra dittatura militare in Libia, il popolo vuole elezioni, democrazia".

"Qualcuno ha provato il blitz, gli è andata male", ha commentato a proposito il ministro dell'Interno italiano Matteo Salvini, riferendosi alle presunte interferenze francesi nell'iniziativa di Haftar. Sia Salvini che il premier Conte hanno sottolineato il rischio che la crisi libica possa portare a un afflusso di foreign fighters nel nostro paese: "Abbiamo sempre lavorato e continueremo a lavorare per scongiurare una crisi umanitaria che può esporre al rischio dell'arrivo di foreign fighters sul nostro territorio", ha detto Conte. "Bisogna assolutamente evitare l'escalation".

"Con la guerra in Libia in corso centinaia di migliaia di migranti potranno raggiungere facilmente le coste europee. Ma può succedere anche di peggio", ha confermato Maitig. "Circa 400 prigionieri dell'Isis detenuti tra Tripoli e Misurata" potrebbero fuggire approfittando del caos.

Maitig ha ricordato che il suo governo "ha lavorato con la comunità internazionale per tenere prigionieri questi terroristi". E nonostante questo, "oggi vediamo che alcuni partner supportano l'offensiva di Haftar" ha aggiunto sempre con riferimento alla Francia.

Repubblica.it

Cari amici la rivista San Francesco e il sito sanfrancesco.org sono da sempre il megafono dei messaggi di Francesco, la voce della grande famiglia francescana di cui fate parte.

Solo grazie al vostro sostegno e alla vostra vicinanza riusciremo ad essere il vostro punto di riferimento. Un piccolo gesto che per noi vale tanto, basta anche 1 solo euro. DONA