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Iraq, Parolin: si risolva emergenza umanitaria. Mons. Nona: primi casi di lebbra tra i profughi

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Sui tanti scenari internazionali è intervenuto oggi, a margine del convegno Nazionale dei Consiglieri Ecclesiastici della Coldiretti a Roma, il cardinale segretario di Stato vaticano Pietro Parolin. “La situazione dei cristiani in Iraq – ha detto - sta veramente a cuore al Papa e alla Santa Sede”, il cardinale ha chiesto l’impegno di tutti per risolvere la grave emergenza umanitaria nel Paese del Golfo. Occorre "l'impegno" affinché i cristiani siano ora assistiti "in questa grave difficoltà", e "possano tornare con sicurezza ai loro villaggi e nelle loro case".



Riguardo ai focolai di conflitto in Medio Oriente, il porporato ha poi invocato “soluzioni politiche e non militari violente”, ricordando che tutti gli attori coinvolti devono fare la loro parte con l’aiuto della comunità internazionale. Infine sull’Ucraina ha ricordato che c’è “una presenza della diplomazia vaticana in questa vicenda”. Parlando poi al convegno, il cardinale Parolin ha invocato “la ricerca di nuovi stili di vita più fraterni e solidali per il bene di tutti”.

La Nato "non ha ricevuto alcuna richiesta di impegno" in Iraq, ma se il governo di Baghdad "presentasse una richiesta di assistenza della Nato, gli alleati la valuterebbero seriamente". Lo ha assicurato il segretario generale dell’Alleanza atlantica, Anders Fogh Rassmussen, partecipando al vertice Nato in corso in Galles. Sul terreno, intanto, si fa sempre più critica la situazione nella zona di Erbil, nel Kurdistan. Lì, con le altre minoranze perseguitate, sono riparati 35 mila cristiani iracheni. Tra loro anche quelli fuggiti da Mossul, caduta nelle mani dei gruppi jihadisti del sedicente Stato islamico a inizio giugno. Per tutti è emergenza casa, sicurezza, salute: già verificati diversi casi di lebbra.

Mons. Amel Shamon Nona:

Parliamo della situazione umanitaria dei cristiani che sono adesso tutti nella regione del Kurdistan, a Erbil, perché sono fuggiti da Mossul e dalla Piana di Ninive. La prima cosa è l’alloggio, sono le case: noi abbiamo tantissime persone che al momento dormono nel giardini delle chiese, nelle aule, dappertutto. La prima cosa urgente è trovare una casa per loro. Un grosso problema è che tra alcuni giorni riaprirà la scuola e attualmente abbiamo tantissime scuole piene di queste persone. Manca circa una settimana e bisogna trovare un’altra collocazione. Poi, tra alcune settimane ancora arriverà il freddo e questo sarà un altro problema. (Radiovaticana)

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