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Filipppine, la Chiesa: «Dove sono i fondi per il tifone Yolanda?»

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

La denuncia è energica e diretta. A volte, con le parole del vescovo Rolando Tirona, usa toni ironici. In altri casi, con il segretario della Caritas, Edu Gariguez, non esita a prendere i problemi di petto. Il tema è sempre lo stesso: seicentocinquanta giorni dopo il tifone Yolanda - che colpì le Filippine centrali nel novembre 2013 - dove sono finiti i fondi amministrati dal governo, in gran parte giunti dall’estero, e destinati agli sfollati?

 

La Chiesa nelle Filippine è a dir poco indignata perchè, di fronte a uno sforzo non indifferente degli organismi religiosi e delle Ong, le agenzia governative segnano il passo. E la denuncia di «scarsa trasparenza e corruzione»,  che torna ciclicamente, non sembra sortire gli effetti sperati.

 

L'arcivescovo Tirona, a capo del Caritas, definisce l'opera di ricostruzione promossa dal governo «un cammino a passo di lumaca, che manca di trasparenza nell'erogazione dei fondi». Rincarando la dose, Gariguez ribadisce: «E’ vergognoso e doloroso che il governo non abbia fatto abbastanza per alleviare le sofferenze dei sopravvissuti al tifone Yolanda, nonostante i miliardi ricevuti dall'estero».

 

La denuncia della Caritas giunge mentre l'organismo dei vescovi ha avviato la seconda fase del suo programma triennale di riabilitazione per le vittime del tifone Yolanda. Considerando conclusa la fase di emergenza, la «fase due» del programma si protrarrà fino al marzo 2016 e si concentrerà su interventi di sostegno economico e sociale alle comunità locali. Ovvero, se in primis ci si è occupati delle strutture, quest'anno il focus è «il potenziamento delle capacità delle persone e la riduzione del rischio legato alle catastrofi».

 

Il piano della Caritas, denominato «REACH Philippines» (Recovery Assistance to vulnerable communities affected by Typhoon Haiyan), mira a raggiungere oltre 184mila persone nelle nove province colpite da Yolanda. Ha previsto la costruzione e la riparazione di 920 ricoveri, l'installazione di 28 sistemi di acqua corrente per 2.600 famiglie, lo scavo di 220 pozzi, e mezzi di sussistenza per altre 7.000 famiglie. Si tratta del più massiccio programma di solidarietà avviato dalla Chiesa cattolica filippina nella sua storia, per un controvalore di 817 milioni di pesos (15,6 milioni di euro).

 

La cifra è significativa ma resta un piccolo contributo di fronte ai fondi pubblici gestiti dalle istituzioni civili: per questo lo sdegno della Chiesa e delle Ong impegnate sul campo è cresciuto alla notizia il governo ha ricevuto un ulteriore prestito dalle istituzioni finanziarie internazionali per un valore di 126 miliardi di pesos (2,4 miliardi di euro). In tal modo, il totale dei fondi pubblici destinanti all'assistenza è salito a 199 miliardi di pesos (3,8 miliardi di euro).

 

Il problema è che questi fondi si perdono nei rivoli della corruzione che nel paese è un fenomeno endemico. Per limitare la dispersione, la Caritas ha invitato il governo di Benigno Aquino ad amministrarli suddividendoli accuratamente per singoli programmi e specifici progetti, favorendo così un percorso di spesa il più possibile trasparente.

 

Ma un'altra ombra si staglia sul futuro dei profughi di Yolanda, che anche Papa Francesco ha visitato a Tacloban, durante i suo viaggio nelle Filippine nel gennaio scorso: il fatto che la loro tragica vicenda e l’assegnazione dei finanziamenti per la ricostruzione vengano strumentalizzate dalla politica.

 

«C'è il rischio concreto che alcuni politici usino i sopravvissuti per promuovere i loro interessi personali», ha denunciato il segretario della Caritas Gariguez. «I sopravvissuti potrebbero perfino diventare pedine di un gioco politico elettorale, in vista delle elezioni di maggio del 2016». «Quando saranno sbloccati questi fondi? Si attende forse l’anno prossimo, per guadagnare visibilità e consenso? Questo stallo è inaccettabile», ha detto censurando l'immane ritardo nel fornire servizi e avviare progetti oltremodo necessari per decine di migliaia di famiglie. Una recente ricerca promossa da Caritas e altre organizzazioni umanitarie ha reso noto, infatti, che solo 73 miliardi di pesos sono stati effettivamente stanziati in progetti approvati.

 

Secondo un rapporto del Dipartimento di bilancio, inoltre, una parte dei fondi per la riabilitazione delle vittime di Yolanda è stata dirottata verso altri contesti colpiti da calamità, come per i terremotati di Bohol. Un pasticcio, questo, che, secondo la Caritas, rivela ulteriore ambiguità, confusione e inefficienza. (Vatican Insider)   

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