esteri

Afghanistan, scomparso un bambino consegnato ai soldati Usa

Marta Serafini
Pubblicato il 08-11-2021

L'appello del padre: Aiutateci a ritrovarlo

Una decisione presa in pochi secondi. Poi lo avevano messo tra le braccia di un soldato, come tanti altri genitori in quei giorni. Volevano solo salvarlo dalla calca e pensavano di recuperarlo una volta entrati in aeroporto. Ma poi di Sohail, si sono perse le tracce. Come racconta la Reuters, Mirza Ali Ahmadi e sua moglie Suraya erano all’aeroporto di Kabul il 19 agosto per lasciare il Paese. Finiti nella calca del dirty river e dell’Abby Gate, insieme a migliaia di altre persone in attesa di entrare all’Hamid Karzai Airport per imbarcarsi sui voli di evacuazione, avevano affidato Sohail ai militari Usa nel timore che rimanesse schiacciato dalla folla e nella convinzione di raggiungerlo dall’altra parte della recinzione poco dopo. Non facile lasciare un bambino di due mesi nelle braccia di un estraneo. Ma, del resto, l’entrata, era a poco più di 5 metri. Ed erano in tanti, in quelle ore, a passare i neonati al di là del muro.

Poi però i talebani hanno iniziato a respingere la folla. E i tempi per entrare si sono allungati. Una mezzora, almeno. E quando Mirza e Suraya sono riusciti a raggiungere l’aeroporto, Sohail era scomparso. Sparito, dissolto. «Ho cercato ovunque per tre giorni, ma non c’era nemmeno nell’area riservata ai bambini. Ho chiesto a più di venti persone, ma non parlo inglese e quindi non sono riuscito a sapere nemmeno chi fosse il comandante», ha spiegato Mirza Ali, che ha lavorato come uomo della sicurezza all’ambasciata degli Stati Uniti in Afghanistan per dieci anni.

Pochi giorni più tardi Mirza Ali, Suraya e gli altri loro figli - di 17, 9, 6 e 3 anni- vengono imbarcati su un volo per Doha, poi trasferiti in Germania. Destinazione finale, Fort Bliss in Texas con altri rifugiati afghani in attesa di essere reinsediati da qualche parte negli Stati Uniti. Ma Sohail non è con loro.«Gli operatori umanitari e i funzionari Usa mi dicono che faranno del loro meglio per ritrovarlo, ma sono solo promesse», si dispera Mirza Ali. Un funzionario statunitense rassicura che il caso è stato segnalato a tutte le agenzie coinvolte, comprese le basi statunitensi e le località estere. Ma «purtroppo nessuno riesce a trovare il bambino». E intanto sua madre Suraya e i suoi fratelli non riescono a smettere nemmeno per un secondo a Sohail, quel bambino che chissà dove è finito e se è ancora vivo.(Corriere della Sera)

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