editoriale

Il futuro del Paese: passione per la conoscenza e amore per la bellezza

Guido Tonelli - Corriere della Sera Pixabay
Pubblicato il 03-06-2020

Pensare in grande e recuperare il coraggio perduto per contare nel mondo

Penso che le coordinate principali sulle quali costruire una nuova classe dirigente per il nostro Paese possano essere definite da due assi fondamentali che, per semplicità, chiamerò passione per la conoscenza e amore della bellezza.

Sul primo punto non credo ci sia bisogno di argomentare troppo. Tutti sanno che questa crisi ridefinirà nel mondo ruoli e gerarchie e solamente Paesi capaci di produrre innovazione e conoscenza potranno giocare un ruolo. Nonostante tutto, su questo piano, le condizioni di partenza del nostro Paese non sono male. Non in tutte le discipline, ma sicuramente in alcuni settori tecnico-scientifici, le nostre università forniscono una formazione eccellente e continuano ad attrarre giovani menti elastiche e appassionate che brillano in ogni ambiente. Questo patrimonio costituisce la nostra risorsa principale in un’economia mondiale che sarà sempre più caratterizzata dal ritmo incalzante delle innovazioni. Creare nuove tecnologie, inventare soluzioni inedite, sviluppare un approccio creativo in tutti i campi del sapere sarà la chiave per lo sviluppo di questo secolo.

Meno scontato è il ruolo della bellezza. Pochi si rendono conto di quanto sia importante, per il futuro, saperla riconoscere, essere capaci di apprezzarla e tutelarla. Abbiamo sempre più bisogno di bellezza perché essa sta diventando una risorsa molto scarsa e costituisce un valore aggiunto per ogni prodotto materiale e immateriale, in particolare quelli che consentono i maggiori profitti. Il contenuto estetico delle applicazioni di maggior successo pesa quasi quanto la loro funzionalità tecnica. Saper pensare, progettare e disegnare cose belle, nel mondo di oggi, è essenziale. E questo non vale solo per abiti e scarpe, barche o automobili ma anche per gli oggetti di uso più comune, come lo smartphone; basta vedere la cura che è dedicata al suo disegno e ai dettagli che ne definiscono l’aspetto estetico. Chi, come noi, ha avuto la fortuna di crescere in città che trasudano bellezza da ogni angolo, per tutto quello che ci hanno lasciato in eredità i nostri antenati, si trova a disporre di un capitale inestimabile. A patto di saperlo riconoscere, apprezzare e di averne cura, mostrandoci così degni del lascito che abbiadevono poter passeggiare in sicurezza ovunque; città dotate di un sistema educativo all’avanguardia fin dalla scuola primaria; comunità di gente socievole e civile attraversate da una intensa offerta culturale, a partire da teatri che offrano spettacoli all’altezza di quelli delle grandi metropoli; buoni collegamenti aerei e ferroviari con il resto del mondo e un sistema sanitario di eccellenza per far fronte agli inconvenienti della vita.

Si capisce subito che avremmo tutte le condizioni di partenza per provarci, ma allora cosa ci manca? Anzitutto la visione, che può nascere solo dalla consapevolezza; e poi l’ambizione, la voglia di pensare in grande, di superare ogni forma di provincialismo, di non accontentarsi del piccolo cabotaggio ma di battersi per giocare un ruolo di rilievo nel mondo. Oggi tutto questo latita eppure, da qualche parte ci dovrebbe essere ancora traccia di quello spirito che ha segnato la storia del nostro Paese. In fin dei conti sono passati solo pochi secoli da quando gruppi di giovani avventurosi, banchieri, mercanti, o semplicemente avventurieri, si muovevano con tracotanza per tutto il mondo conosciuto per realizzare nuovi commerci, stabilire alleanze e inventare nuovi strumenti capaci di realizzare immensi profitti. Quel coraggio che sfiorava la sfrontatezza ha cambiato il mondo intero e reso meraviglioso e unico il nostro Paese. Se ne recuperassimo anche solo una piccola parte e si ricominciasse a pensare in grande e a vedere il mondo come scenario naturale nel quale collocare le nostre ambizioni tutto diventerebbe più semplice.

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