cronaca

Oggi è l'#8marzo delle bambine. L'appello di UNICEF: "Diciamo NO ai matrimoni minorili"

Redazione UNICEF/NYHQ2009-2316/Sheba
Pubblicato il 08-03-2018

Nel 1996 Fabrizio De Andrè in Khorakhané (A forza di essere vento) cantava: Ora alzatevi spose bambine / che è venuto il tempo di andare / con le vene celesti dei polsi / anche oggi si va a caritare. / E se questo vuol dire rubare / questo filo di pane tra miseria e fortuna / allo specchio di questa kampina / ai miei occhi limpidi come un addio / lo può dire soltanto chi sa di raccogliere in bocca / il punto di vista di Dio.

 

Oggi nel mondo ci sono oltre 700 milioni di donne che si sono sposate in età minorile e che hanno dovuto rinunciare ad avere una normale crescita, fisica e mentale. Ogni anno 15 milioni di matrimoni hanno per protagonista una minorenne; una volta su tre si tratta di una bambina con meno di 15 anni. Hanno dovuto spesso affrontare gravidanze precoci e violenze domestiche.

 

Alcune spose bambine sono i soggetti più emarginati e vulnerabili della società. Le giovani spose sono spesso costrette a una vita di totale isolamento: allontanate troppo presto dalla famiglia di origine, escluse dall’istruzione, deprivate anche della possibilità di poter andare a scuola e di avere relazioni con i coetanei e con il resto della comunità. L’UNICEF da molti anni si batte per prevenire il fenomeno delle spose bambine e promuove la loro istruzione come l’investimento più potente che una nazione possa fare, perché accelera la lotta contro la povertà, le malattie, la disuguaglianza e la discriminazione di genere. Una bambina istruita diventerà una donna più consapevole, avrà migliori opportunità di lavoro e sarà una madre in grado di provvedere alla sana crescita dei figli, contribuendo al benessere di tutta la società.

 

L’Unicef lancia #8marzodellebambine per ricordare il dramma di milioni di donne e bambine in fuga da guerre, povertà e violenze. Nell’ultimo rapporto sui migranti, diffuso dall’UNICEF, quasi la metà delle donne intervistate in Libia ha dichiarato di aver subito violenze sessuali o abusi durante il viaggio; quasi un terzo delle donne ha riferito di aver sofferto fatiche, malattie, mancanza di cibo e acqua, rapine, arresti da parte delle autorità locali e incarcerazione; spesso donne e bambini sono stati arrestati al confine, dove hanno subito abusi, estorsioni e violenze basate sul genere. In occasione dell’#8marzodellebambine ricordiamo anche tutte le bambine spose, violate, sfruttate: bambine e ragazze in pericolo alle quali ogni giorno, nel mondo, vengono negati l’infanzia e i diritti fondamentali.


I matrimoni infantili sono una violazione dei diritti di donne e adolescenti. Le ragazze che sono state sposate da bambine hanno molte più probabilità di abbandonare la scuola, subire violenza domestica, contrarre HIV/AIDS e morire per complicazioni durante la gravidanza o il parto.


I matrimoni infantili danneggiano inoltre anche l’economia e la società, provocando cicli intergenerazionali di povertà. La comunità internazionale ha preso un importante impegno per porre fine ai matrimoni infantili, la cui eliminazione (insieme a quella di altre pratiche tradizionali lesive dei diritti umani) è stata inclusa tra gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile 2016-2030.


L’UNICEF e l’UNFPA chiedono ai governi e alle organizzazioni partner di sostenere il nuovo programma globale per porre fine ai matrimoni infantili entro il 2030. Il Global Programme to Accelerate Action to End Child Marriage ha ricevuto il sostegno finanziario di Canada, Unione Europea, Paesi Bassi e Regno Unito.



Paolo Rozera, direttore generale Unicef  


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