cronaca

Noi, Vigili del Fuoco del Papa, tra le macerie del sisma

Redazione online vaticanstate.va
Pubblicato il 30-11--0001

Francesco, durante l’udienza generale del 24 agosto, ha pronunciato parole commosse per le vittime del terremoto che ha lacerato il centro Italia. Ma alle parole, come nel suo stile, sono seguiti i fatti. Nel pomeriggio dello stesso giorno, infatti, é giunta ad Amatrice dal Vaticano una squadra di Vigili del fuoco pronta a mettersi a disposizione per aiutare nelle operazioni di soccorso.

«La situazione che abbiamo trovato — spiega il coordinatore della squadra, il geometra Orlando Latini a Maurizio Fontana dell’Osservatore Romano — è drammatica, un vero inferno: la città è completamente rasa al suolo. Sembra di vivere dentro una guerra, ma qui è peggio, perché la guerra qualche casa la risparmia, invece qui ci sono solo cumuli di macerie».




Dunque sono arrivati in sei. Prima si sono registrati al comando dei vigili del fuoco organizzato a Rieti per coordinare gli aiuti . Poi sono stati inviati subito a Casale, una piccola frazione del comune, dove hanno cominciato il loro lavoro. Un lavoro, come sempre, duro: ricerca dei superstiti, recupero delle vittime, smassamento di macerie e messa in sicurezza dei brandelli di case pericolanti. Hanno lavorato tra i detriti fino alle 21.30 per poi andare a collaborare all’allestimento della tendopoli. Quindi di nuovo tra le rovine, questa volta nel centro di Amatrice, nella corsa contro il tempo per trovare qualche segno di vita sepolta sotto la distruzione. Nel dolore del ritrovamento di numerosi cadaveri, anche un segno di speranza: «Un bambino di 3 anni — racconta Latini — che siamo riusciti a estrarre miracolosamente vivo. Con lui, purtroppo, abbiamo recuperato anche la sua famiglia: il papà, la mamma e la sorellina di 10 anni. Loro non ce l’hanno fatta...». I due bambini, spiega, «dormivano nella stessa stanza. Ed è incredibile che il piccolino sia riuscito a sopravvivere». 



I Vigili del Fuoco del Vaticano hanno lavorato duramente fino alle 3 di mattina e, dopo essersi concessi un paio d’ore di riposo dentro la jeep, già alle prime luci di giovedì sono tornati tra le macerie. «Naturalmente — aggiunge il coordinatore della squadra vaticana — siamo chiamati anche a dare un supporto morale. La gente è scioccata, chi ritorna davanti alla propria casa distrutta spesso scoppia in un pianto dirotto e noi proviamo a dare loro almeno qualche parola di conforto». Con loro hanno portato anche molti rosari e immagini con la benedizione del Papa. Immagini consegnate ai sacerdoti presenti sul territorio per essere distribuiti alla popolazione così duramente colpita.




Ma non è la prima volta che i Vigili del Fuoco vaticani collaborano con le autorità italiane: si ricorda il caso di Onna nel terremoto dell’Aquila. « Ricordiamo Onna, -confermano i vigili -perché la prima fase del terremoto è il momento più critico dove i soccorsi devono operare in un modo preciso e veloce», 

E sempre dal Vaticano, giovedì, è partita in aiuto anche una squadra della Gendarmeria (sei gendarmi e un ufficiale), mentre il Corpo della Guardia Svizzera ha organizzato una raccolta di sangue per contribuire a fronteggiare l’emergenza. Medici e infermieri dei servizi sanitari, che hanno già dato la loro disponibilità a recarsi nei luoghi del terremoto, sono in attesa di ricevere indicazioni dalla protezione civile italiana. (Mauro Pianta - La Stampa)

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