cronaca

In Lombardia è polemica sulla legge anti-moschee: è discriminatoria

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Per la maggioranza che l’ha approvata servirà a introdurre regole «uniformi e condivise». Per le opposizioni e le confessioni religiose minori, si tratta invece di una vera e propria «discriminazione». Di fatto, proprio nel giorno della memoria della Shoa, la Lombardia diventa la prima regione in Italia a vietare per legge la costruzione delle moschee sul suolo pubblico. E a creare enormi difficoltà anche ad altre religioni che non siano quella cattolica, al punto che contro la decisione della maggioranza di centrodestra e in particolare della Lega, che ha trasformato la norma in una bandiera anti-Islam, si sono schierati anche i rappresentanti delle altre 11 confessioni presenti in Lombardia: «Netto dissenso» esprime la Conferenza Evangelica nazionale, mentre i Valdesi scrivono che «ancora una volta in Italia si dimostra che la tutela della libertà di religione e di pensiero non è un dato acquisito». Il coordinamento islamico parla di «una Regione fuori dal tempo». Durissimo il dissenso delle opposizioni per quella che viene considerata una legge liberticida che potrebbe aggravare persino il problema della sicurezza, costringendo gran parte dei 450 mila musulmani presenti in Lombardia a praticare in maniera catacombale visto che nessuna legge può impedire di pregare. 

Per aggirare la norma costituzionale che contempla la libertà di culto in Italia, la maggioranza di Roberto Maroni si è affidata a una legge urbanistica, la numero 12/2005, che già da domani renderà quasi impossibile, grazie a vincoli rigidissimi, la costruzione di templi, pagode, sinagoghe e moschee. Espunta dal testo originario, per manifesta disparità, la clausola che obbligava al rispetto della norma solo le religioni «non convenzionate» con lo Stato italiano, come appunto quella islamica che per la natura multiforme difficilmente potrebbe mai arrivare a un intesa del genere. In compenso però, le religioni «non convenzionate» dovranno sottoporsi a un ulteriore controllo da parte di una Consulta regionale.  La Stampa

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