cronaca

Fallito il referendum sulle trivelle: il quorum non c'è. Stravincono i sì

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Il quorum al referendum sulle trivelle non è stato raggiunto: hanno votato solo il 32,1% degli elettori (dato parziale) e quindi la consultazione non è valida. Inutile quindi la netta vittoria del Sì tra chi è andato a espirmere il proprio voto: l'attività di estrazione di petrolio e gas entro le 12 miglia dalla costa potrà continuare fino all'esaurimento del giacimento, per le concessioni già attive.

Il premier Matteo Renzi ha commentato a caldo il risultato: "Il governo non si annovera tra i vincitori. I vincitori sono gli ingegneri e gli operai, lavoratori delle piattaforme", ma "massimo rispetto per tutti gli italiani andati al voto, comunque essi abbiano votato. Chi vota non perde mai".

Poi ha attaccato i promotori del referendum: "Ma gli sconfitti ci sono, hanno nomi e cognomi. Sono quei consiglieri regionali e alcuni presidenti di regione che hanno voluto cavalcare questo referendum per esigenze personali. Per esigenze di conta interna da parte di qualcuno. È la dimostrazione che la demogogia non paga".

Il governatore pugliese Michele Emiliano, uno dei principali promotori del fronte del Sì, l governatore della Puglia, promette che il movimento continuerà a battersi contro le trivelle e ha replicato a Renzi affermando che il voto è stato comunque "un successo" con 14 milioni di votanti. Sono "gli stessi voti che il Pd ha preso nel suo più grande risultato elettorale, che sono le europee di due anni fa - ha osservato - il governo dovrà tenerne conto". Sottolinea l'aspetto positivo dei milioni di elettori che hanno votato Sì anche il Movimento 5 Stelle, con un post sul blog di Beppe Grillo: "Grazie agli oltre 15 milioni di cittadini che hanno detto SI alla democrazia ed un futuro con mari puliti, energie rinnovabili, efficienza energetica e turismo sostenibile! Sono tantissimi e hanno combattuto una battaglia da eroi della democrazia".

Già alle 19 era chiaro come il quorum fosse un miraggio. A quell'ora aveva partecipato solo il 23,48% degli elettori. Alle 12 era a quota 8,3%, una percentuale che aveva fatto sperare il fronte per il Sì che si potesse raggiungere quel 50% più uno di elettori necessari per rendere valido il voto.

L'affluenza nelle regioni. La Basilicata è stata la regione italiana che ha registrato la più alta affluenza, con il 50,5%, unica Regione a superare il quorum. E unica provincia a superare quota 50% è stata Matera, con poco più del 53% (Potenza si è fermata al 49%). Anche in Puglia - regione molto interessata al tema trivellazioni, con il governatore Emiliano tra i maggiori promotori del Sì - l'affluenza è sopra la media italiana, anche se si ferma poco oltre il 40%. In Veneto l'affluenza è stata del 37,9%.

Maglia nera dell'affluenza in Trentino Alto Adige, Regione poco interessata dal tema trivellazioni in mare: qui l'affluenza si è fermata al 23,8%. Ma anche la Campania e la Calabria, che pure il mare ce l'hanno, hanno votato poco (rispettivemente 25,9% e 26,4%).

Tutto si è giocato su un numero: 25.393.171. Erano gli elettori che dovevano andare a votare perché il referendum fosse valido. Un obiettivo che è stato raggiunto sempre più raramente nei referendum: siamo lontani da quell'87% del referendum del divorzio del 1974. Dal 1997 (con l'eccezione del 2011, per il voto sull'acqua pubblica) il quorum non è stato più raggiunto.

Tra gli elettori all'estero, l'affluenza è stata ancora minore. Hanno votato per posta 782.709 elettori, pari al 19,81%. Lo rende noto la Farnesina, sottolineando che in Europa la percentuale delle buste restituite alle Sedi sul totale di plichi inviati è del 19,4%, in America Meridionale del 21,5%, per l'America Settentrionale e Centrale il dato è al 17,91% mentre nella ripartizione Africa-Asia-Oceania la percentuale è al 16,56%.

Su cosa si è votato. Gli elettori erano chiamati in sostanza a dire se vogliono che "quando scadranno le concessioni, vengano fermati i giacimenti in attività nelle acque territoriali italiane anche se c’è ancora gas o petrolio?".

Si è trattato di un referendum abrogativo: in caso di vittoria del Sì (ovvero Sì alla cancellazione di una parte della legge che le proroga "per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale") le concessioni per gli impianti di estrazione di gas e petrolio entro dodici miglia dalla costa non sarebbero state rinnovate.

Con il fallimento del referendum (che equivale a una vittoria del No) la norma rimane in vigore così com'è, ovvero l'attività di estrazione potrà continuare fino all'esaurimento del giacimento. repubblica.it


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