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Un plotone di teenagers mandati a morire per la Jihad

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

L’ultimo è un olandese di 17 anni ammazzato da un raid a Raqqa. Sono decine i minorenni che combattono tra le file degli islamisti

Achran è apparso su Skype l’ultima volta venerdì. Era ricoverato da qualche parte a Raqqa, la capitale del Califfato islamico. Ha raccontato di essere ferito, alle gambe e all’addome, eppure ha pregato Farid, il padre, di non preoccuparsi: si sarebbe ripreso in fretta. Ventiquattro ore più tardi è saltato in aria con tutto il palazzo durante un raid Usa. L’esplosione lo ha fatto a pezzi, ma non tanto da impedirne il riconoscimento. Achran era nato ad Amsterdam, cittadino olandese sebbene si facesse chiamare Abu Jihad. Dal dicembre 2013 combatteva con l’Isis in Siria. Aveva solo diciassette anni.

Era un giovane fondamentalista, un guerrigliero che si diceva islamico e odiava l’Occidente nel nome del Profeta. Un «teenage fighter», l’ultimo in una serie affollata e destinata ad allungarsi. La sua metamorfosi è stata violenta, da adolescente che chiedeva jeans griffati e amava i videogiochi a «miliziano di Allah», uno come tanti sinché è stato risucchiato dall’inferno del fondamentalismo e l’ha pagata con la vita. Come Sultan Berzel, che si è fatto esplodere a Baghdad, e Rezkan, ucciso a Natale durante un attacco a una base militare di Assad nei pressi di Deir al-Zour. Entrambi olandesi, di Maastricht. Entrambi diciannovenni.

L’anticrociata dei bambini 

Sembra l’anticrociata dei bambini. La Storia racconta, non senza smentite, che nel 1212 qualcuno pensò che la guerra santa dei cristiani stesse fallendo perché i soldati erano impuri, pertanto si decise di inviare un’armata di minori, «teenager» che fecero per lo più una brutta fine. Anche i jihadisti guardano ora a quella che ritengono essere la purezza della fede senza badare al peso dell’anagrafe. Arruolano tutti, certi che il Cielo privilegerà i suoi. In ogni luogo e, indipendentemente dall’età, con una predilezione per i Paesi dove l’immigrazione dal mondo arabo è consolidata. 

Il più giovane combattente europeo dell’Isis viene da Molenbeek - il comune meno belga di Bruxelles. È nato in questo secolo e ha poco più che la metà degli anni del famigerato fratello, Abou Omar A-Soussi, il jihadista più ricercato che lo ha strappato alla famiglia un anno fa, mentre frequentava l’equivalente della seconda media. Lo sbarbato Younés si è visto in foto ad agosto, tenuta tradizionale bianca e kalashnikov d’ordinanza. «Mi vergogno per ciò che hanno fatto i miei figli - confessa il padre, Omar Abaaoud, arrivato 40 anni fa per lavorare in miniera - e non perdonerò mai al grande di aver irretito il piccolo. Perché uccidere belgi innocenti? A loro dobbiamo tutto...».

Ammette di essere distrutto, Omar, forse l’uomo che meglio può capire Farid, un olandese di origine turca che le ha provate tutte per salvare il suo Achran. Quando ha capito che i messaggi estremisti vomitati dalla grande rete lo stavano catturando, ha cercato di impedirgli l’accesso a Internet, di evitargli contatti con gli estremisti. Si è rivolto al municipio dove gli hanno detto, anche loro, di non preoccuparsi. Il 23 dicembre 2013 ha fatto l’ultimo tentativo al commissariato di quartiere. Inutile. Il figlio è partito con un volo Turkish da Schiphol il giorno 26. «Nessuno ha voluto fare nulla», confessa il genitore. Disperato.

Ventidue olandesi morti 

Achran è il ventiduesimo olandese a morire per l’Isis. Rezkan era stato il numero venti, seguendo l’anticrociato Sultan, l’amico del cuore con cui era partito da Maastricht, il 19. Avevano origini marocchine, li accomunava l’età e l’odio in cui hanno trovato la morte. Sultan, per la verità, l’ha cercata e annunciata in un video. Magro, un viso tondo, gli occhiali con le lenti senza montatura, l’accento del Limburgo poco adatto a chi urla «Allah prende le distanze da chi mangia e beve fra gli infedeli». Il 12 novembre, Sultan è andato carico di esplosivo nel comando di polizia di Baghdad. Non lo hanno notato, era un ragazzo. Lì si è fatto esplodere, uccidendo altre dieci persone. Era sulla terra da appena diciassette anni. Gioventù bruciata, davvero. La Stampa

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