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Tante le truffe nella bolletta del telefono tra contratti non richiesti e doppie fatture

Redazione
Pubblicato il 30-11--0001

Contratti non richiesti o a defunti, abbonamenti fasulli, maxi bollette dall’estero o doppie fatturazioni. I nostri telefoni sono diventati delle trappole cattura-soldi. Rispondere a una chiamata o navigare in Internet può facilmente diventare un salasso. Le strade per difendersi e riavere indietro le cifre perse non mancano e, in alcuni casi, sono molto efficaci. Occorre però sapere bene come muoversi ed essere disposti a sacrificare tempo e pazienza.

La strategia 

Sulle brutte sorprese al telefono ormai c’è materiale per interi trattati. La più diffusa, e pure la più rognosa, è quella dell’attivazione inconsapevole di contratti al telefono. Molti sono i casi di consumatori che, magari invogliati dalla promessa di un bel risparmio, si sono fermati ad ascoltare le proposte di uno sconosciuto al telefono. Molte volte il risultato di una semplice telefonata è stato, senza volerlo, un nuovo contratto di luce e gas o per la tv a pagamento e molto altro ancora. La legge prevede che per dire «sì» a un nuovo contratto basta la voce registrata di chi sta ricevendo la telefonata, senza firmare nulla. Ci vuole però una certa procedura: l’operatore deve fornire prima di tutto le giuste informazioni, poi dopo 10 giorni da un eventuale «sì» al telefono deve arrivare il contratto scritto a casa che vincola solo dopo la firma. C’è però anche l’iter senza firma: si dà il consenso su un supporto registrato, direttamente al telefono. In ogni caso, da quando si dà l’ok ci sono poi 14 giorni per il ripensamento. 

In questi procedimenti si inseriscono i casi di raggiri. Alle associazioni di consumatori arrivano anche segnalazioni di possibili manipolazioni delle registrazioni con il «sì». La pratica di incastrare le persone al telefono è ormai così diffusa che il nostro Paese è diventato terra di conquista da parte di operatori stranieri. «Un caso molto attuale è, infatti, quello di una società canadese dei telefoni che, spacciandosi per Tim, è riuscita a raggirare e a intestarsi numerosi clienti», dice Pietro Moretti, vicepresidente Aduc. Le associazioni di consumatori ormai consigliano di non rispondere più a chi al telefono ci propone risparmi o consigli vantaggiosi. La trappola è sempre in agguato. La strada giusta è quella di andare fisicamente in negozio e farsi dare i contratti scritti con tutte le condizioni ben definite. In alternativa c’è Internet dove consultare le tante offerte. 

Occhio allo smartphone 

C’è poi il lungo filone degli abbonamenti a servizi non richiesti, come l’oroscopo o il meteo, che scattano via smartphone con il semplice inavvertito click su una pagina web o una pubblicità trappola. Molte volte si tratta di piccole somme, sui 5 euro a settimana. Ma possono diventare un bell’importo se non si disattiva subito l’abbonamento. «Le compagnie telefoniche sono state multate ma la strada è ancora molto battuta, soprattutto l’operatore Tre la mette in atto con oltre il 90% delle lamentele che riceviamo», dice Moretti. Quest’estate poi è scattata una nuova insidia, quella dei costi di abbonamento aggiuntivi per chi telefona dall’estero. Per quel che riguarda le controversie di ogni tipo con le compagnie telefoniche, la procedura per riavere indietro i soldi è abbastanza veloce e gratuita. In caso di difficoltà, occorre prima di tutto inviare un reclamo (cartaceo e all’indirizzo previsto dall’azienda). Se non c’è risposta o non è soddisfacente, c’è la possibilità di rivolgersi al Corecom, il Comitato regionale per le comunicazioni. Basta compilare il modulo online e aspettare di essere convocati nel giro di poche settimane. In più non ci sono spese legali né altri costi da pagare. Vale anche per i casi di mega bollette nel caso di navigazione su Internet all’estero. C’è chi si è ritrovato con bollette da 7mila euro – dice Moretti -. Non tutti sanno che le compagnie non possono fatturare inappropriatamente più di 50 euro per il consumo di Internet fuori dall’Italia». Le somme che vanno sopra questa cifra devono essere restituite. SANDRA RICCIO - La Stampa

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