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Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani: L’amore di Cristo ci spinge verso la riconciliazione

Mario Scelzo Andrea Cova
Pubblicato il 30-11--0001

Il Cristianesimo nel suo insieme si presenta come una realtà variegata e complessa

“L’amore di Cristo ci spinge verso la riconciliazione” è il tema della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani che si svolgerà dal 18 al 25 gennaio. Il tema si ispira a un passo della seconda Lettera di San paolo ai Corinzi (cfr. 2 Corinzi 5, 14-20).

La data tradizionale per la celebrazione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, nell’emisfero Nord, va dal 18 al 25 gennaio, data proposta nel 1908 da padre Paul Wattson, perché compresa tra la festa della cattedra di san Pietro e quella della conversione di san Paolo, apostolo delle genti.


Ma di cosa parliamo quando dibattiamo di Unità dei Cristiani? Soprattutto, quante e quali sono le diverse confessioni cristiane? Quanti sono i fedeli delle principali confessioni? Scismi, diatribe, le mille giravolte della Storia –specie in terre tormentate come il Medio Oriente- hanno creato un campo talmente vasto che sono certo che anche il più esperto in materia rischia di perdere qualche colpo. Proviamo a mettere ordine.



Secondo le statistiche del Cesnur, Attualmente il cristianesimo è la religione più diffusa al mondo, con circa 2,5 miliardi di fedeli, davanti all'islam, che conta 1,5 miliardi di fedeli, e all'induismo, che ne conta 900 milioni. All’interno del variegato e complesso mondo cristiano, abbiamo poi  1 miliardo di cattolici, 500 milioni di protestanti, 470 milioni di evangelici pentecostali, 240 milioni di ortodossi e 275 milioni di altri fedeli.

Una primissima divisione la possiamo operare tra confessione Cattolica, confessione Ortodossa e confessione Protestante. Se rispetto alla confessione Cattolica il discorso è abbastanza semplice, si tratta di quella che fa capo al Vaticano ed alla figura del Papa, diventa più difficile addentrarsi nel vasto mondo del Protestantesimo e della Ortodossia.



Partiamo dal mondo protestante, quello che nasce e si sviluppa in seguito alla Riforma di Martin Lutero di cui quest’anno si celebra il 500 anniversario. La prima grande difficoltà di orientamento deriva dal fatto che la Chiesa Luterana non ha una vera e propria gerarchia riconosciuta, non esiste in sostanza un “Vaticano Protestante”. Possiamo però dividere il mondo Protestante in tre grandi sottoaree: il mondo Anglicano, quello Luterano, le Chiese NeoPentecostali.

La Comunione anglicana –nata nel 1534 a causa dello Scisma da Roma ad opera del Re d’Inghilterra Enrico VIII- è l'insieme delle chiese che hanno una struttura, organizzazione e pratica derivata dall'anglicanesimo e sono in comunione fra loro. Fra queste la più importante storicamente e per numero di fedeli è la Chiesa d'Inghilterra, si calcola che nel complesso la Comunione Anglicana conti 80 Milioni di fedeli (prevalentemente diffusi in Gran Bretagna e nei paesi anglosassoni), che si riconoscono nella autorità  dell’Arcivescovo di Canterbury.



La confessione Luterana, ampiamente maggioritaria in Germania e nei paesi scandinavi, ma molto diffusa anche nel mondo anglosassone, si stima conti 500 milioni di fedeli. Ci sono poi i quasi 500 milioni di evangelici pentecostali, gruppi di derivazione protestante ma dai “contorni” non del tutto chiari. Diventa veramente difficile orientarsi, specialmente nei paesi del Terzo Mondo, tra le mille denominazioni delle chiese NeoPentecostali, le quali spesso si avvalgono di “metodologie” di ricerca dei fedeli non sempre condivisibili.

“Assemblea di Dio”, “Vera Chiesa di Gesù”, si calcola ad esempio che in Brasile le chiese pentecostali siano passate negli ultimi 50 anni da un milione a 25 milioni di fedeli, fenomeni simili si incontrano in Africa, nelle Filippine, in tanti paesi dove arretra il cattolicesimo a vantaggio di chiese/sette dalla dubbia collocazione teologica, e che spesso, forti di ingenti mezzi economici, speculano sulla credibilità popolare. Molte di queste realtà posseggono canali televisivi e continuamente trasmettono presunti miracoli operati dai fedeli delle loro Chiese. Difficile generalizzare, si tratta indubbiamente di realtà dinamiche, vitali, ma che allo stesso tempo non spiccano per chiarezza del messaggio evangelico e spesso sono caratterizzate da situazioni controverse o ambigue.



C’è poi il vastissimo campo della Ortodossia e delle Chiese Orientali. Parlando di Chiese Orientali, ci addentriamo con rispetto nelle delle terre di origine del cristianesimo e nei luoghi delle prime testimonianze degli Apostoli.

Operiamo una prima distinzione tra Chiese Ortodosse e Chiese Orientali. Le Chiese Ortodosse, come vedremo di fatto divise poi in realtà nazionali, seguono appunto lo scisma del 1054 e non riconoscono l’autorità di Roma, mentre  il mondo delle Chiese di Rito Orientale, pur distinto per disciplina sacramentale e canonica da Roma, ne riconosce l’autorità. Chiesa uniate è la denominazione comunemente usata per indicare le Chiese dell'Oriente europeo che tra il XV ed il XVI secolo sono tornate in comunione con la Chiesa cattolica.



Parliamo di 23 chiese sui iuris in comunione con la Chiesa di Roma, divise in 5 grandi riti: Alessandrino (chiesa copta ed etiope), Antiocheo (chiesa maronita  e siriana), Armeno (chiesa armena), Caldeo (chiesa caldea), e  di ben 14 chiese facenti capo al rito bizantino, come ad esempio la chiesa greco-cattolica ucraina o la chiesa greco cattolica albanese. Il Vaticano ha “creato”, di fatto dopo Il Concilio Vaticano II, appositamente per queste confessioni la Congregazione delle chiese orientali. Essendo realtà enormemente frammentate, e “vittime” della storia, è facile pensare che non siamo di fronte a grandi numeri di fedeli, ciò nulla toglie all’enorme  valore simbolico e di testimonianza di una presenza cristiana in terre prevalentemente musulmane. Si pensi ad esempio alla Chiesa siriana, ai Caldei presenti in Iraq, ai cristiani che resistono nelle terre dell’Isis. Guerre ed emigrazione, nonché un clima da minoranza oppressa, stanno sempre più impoverendo la presenza cristiana in Medio Oriente, viviamo quindi il paradosso della presenza cristiana che rischia di sparire dai suoi luoghi di origine. Più volte Papa Francesco ha invitato l’intera Comunità Cattolica sia a pregare per i fratelli d’Oriente, sia ad operare concretamente per alleviare le loro sofferenze.



C’è poi il grande mondo della Ortodossia, che ricordiamo complessivamente riunisce circa 250 milioni di fedeli. Anche qui possiamo distinguere tra Chiese Autocefale (ovvero amministrativamente indipendenti) ed autonome (dipendenti da un patriarcato, ma distinte).  Generalmente, per motivi storici, la Chiesa Ortodossa si è associata ad una Nazione, abbiamo quindi ad esempio la Chiesa Ortodossa Serba, Rumena e così a seguire. Due sono però i grandi poli simbolici della Ortodossia: se a livello numerico, indubbiamente la presenza più rilevante è quella del Patriarcato di Mosca, dal punto di vista formale il Patriarcato storicamente più importante è quello di Costantinopoli. Il Patriarca di Costantinopoli è il primo in onore tra i vescovi ortodossi (primus inter pares), ha il compito di presiedere ogni concilio di vescovi e ha le funzioni di principale portavoce della comunione ortodossa. Non ha giurisdizione sopra gli altri patriarchi e le chiese autocefale della comunità ortodossa orientale.



L’attuale Patriarca di Costantinopoli è Bartolomeo, che ricorderanno i miei lettori essere stato presente lo scorso settembre ad Assisi insieme a Papa Francesco durante l’Incontro interreligioso di Preghiera “Sete di Pace”. Uno dei “nodi attuali” della Ortodossia è che al valore simbolico del Patriarcato di Costantinopoli non corrisponde, in epoca moderna, un “peso reale”. I 7 milioni di fedeli al Patriarca di Costantinopoli risultano essere in netta minoranza rispetto agli 80 milioni di fedeli al Patriarcato di Mosca. Anche la Chiesa Ortodossa, essendo presente in molti paesi “di frontiera”, paga un alto prezzo di “resistenza” .Si pensi solamente a titolo di esempio ai Vescovi Mar Gregorius e Paul Yazigi (Vescovo di Aleppo della Chiesa Siro-Ortodossa il primo, Vescovo di Antiochia della Chiesa Greco Ortodossa il secondo), rapiti lo scorso 22 Aprile 2013 in Siria e dei quali da oltre tre anni non si ha nessuna notizia.  



Come abbiamo visto, il Cristianesimo nel suo insieme si presenta come una realtà variegata e complessa, radicata come realtà maggioritaria in molti paesi prevalentemente europei, ma allo stesso tempo presente con tutte le difficoltà del caso come realtà di minoranza in situazioni complesse, si pensi ad esempio all’Iraq ed alla Siria. Nell’attuale scenario mondiale, l’Unità tra i Cristiani risulta essere sempre più una necessità impellente, anche di protezione verso i tanti, troppi Cristiani che soffrono nel mondo.

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