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Scampia, in migliaia per l'addio a Ciro

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Tanti, tantissimi, a migliaia sotto un sole torrido per l'estremo saluto a Ciro Esposito. Scampia saluta il ragazzo napoletano, 27 anni, ferito da un colpo di pistola durante il tragico pre-partita della finale di Coppa Italia, il 3 maggio scorso. Molti anche gli ultrà, provenienti da ogni curva d'Italia. Tra i presenti Genny De Tommaso, detto 'a carogna. Il tifoso ultrà ha visitato intorno alle 13 la camera ardente e poi è tornato nel pomeriggio per i funerali con rito evangelico, officiati in piazza Grandi Eventi. De Tommaso è il tifoso che il 3 maggio avrebbe «mediato» con Hamsik, capitano del Napoli, prima dell'inizio della finale di Coppa Italia, quando le notizie sul ferimento di Ciro erano molto confuse. Poi la partita si svolse ma le polemiche trascinarono per settimane nell'obiettivo dei media mondiali l'ultrà napoletano. La mamma di Ciro ha però sempre ribadito la vicinanza di De Tommaso alla famiglia Esposito, sia nelle fasi concitate della notte successiva agli scontri, sia nei giorni seguenti.


L'OMELIA - «Ragazzi non siate animati da sentimenti di odio e di vendetta - ha detto il pastore iniziando il rito funebre evangelico - Momenti così non accadano in alcun posto di Italia. Non deve accadere mai più che la vita di un giovane venga stroncata brutalmente. Mi rivolgo a tutte le tifoserie d'Italia: allo stadio portate sciarpe, bandiere, fischietti, trombe non coltelli,spranghe e pistole».


IL DISCORSO DI DE LAURENTIIS - Poco prima delle 15, per partecipare ai funerali di Ciro, è arrivato anche Lorenzo Insigne, accompagnato dalla moglie e da Gianluca Grava, responsabile del settore giovanile della quadra azzurra. Insigne è appena tornato dalla sfortunata trasferta azzurra in Brasile. «Proviamo un dolore immenso». In seguito, sono giunti anche, tra gli altri, Aurelio De Laurentiis e Giovanni Malagò, presidente del Coni. «Mi era stato chiesto di portare la Coppa Italia. Che valore ha aver vinto quel trofeo? Noi vogliamo vincere a testa alta, con il rispetto. Il nostro è un paese troppo giovane, 150 anni sono pochi. Siamo divisi da troppi campanilismi. Ma siamo tutti italiani, tutti figli di questa terra. Io credo che quella sera Ciro è morto perché era morto il calcio italiano. Lui lo rappresentava perché è andato a Roma, voleva solo supportare la sua squadra e si è trovato a difendere donne e bambini durante gli scontri davanti allo stadio».


LA CURVA A PER CIRO - «Quale presidente del municipio di Scampia farò di tutto per ricordare ed onorare il nome di Ciro nel futuro, il suo sacrificio non sarà inutile, ma volano di sviluppo dei veri valori che devono guidare la società civile, perciò oggi intitoliamo lo stadio comunale di Scampia di via Ugo Prat all'eroe Ciro Esposito perché il suo ricordo rimanga per sempre scolpito nella pietra come esempio di coraggio ed altruismo per le prossime generazioni, oltre che nei cuori e nella mente di tutti gli sportivi veri», ha dichiarato il presidente della Municipalità di Scampia e legale della famiglia Esposito, Angelo Pisani. Nella delibera si chiede anche al sindaco ed al Calcio Napoli di intitolare la curva A del San Paolo a Ciro Esposito.


IL CARDINALE - «Quando muore un giovane di 30 anni, muore sempre una parte della città perchè viene a mancare un tratto della sua giovinezza. E quando una vita, come quella di Ciro Esposito, è recisa dalla violenza ciò che resta è un dolore cupo che sembra sbarrare le porte a ogni tipo di speranza», commenta il cardinale di Napoli, Crescenzio Sepe. «Napoli porta ancora una volta il segno di una tragedia. Per antica e amara consuetudine a noi, come comunità cittadina, tocca sempre imparare dalle tragedie». (Repubblica)

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