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Francesco uomo di pace

Felice Accrocca
Pubblicato il 30-11--0001



Francesco aveva circa 16 anni quando Assisi piombò in un clima di guerra civile. Tra il 1198 e il 1210, infatti, la città fu funestata dallo scontro di due fazioni in lotta tra loro, a motivo di una diversa concezione dell'esercizio del potere. Gli homines populi (mercanti, artigiani, notai…), con i quali era schierata la famiglia di Francesco, si riconoscevano nel Comune, mentre i boni homines (che basavano la loro ricchezza prevalentemente su cespiti fondiari), con i quali era schierata invece la famiglia di Chiara, apparivano legati ancora ad una logica feudale.

Nel 1198 gli homines populi conquistarono la rocca della città e bandirono alcune consorterie familiari della parte avversa, che finirono per riparare a Perugia (anche Chiara, ancora bambina, prese la via dell'esilio).

Qualche anno dopo i fuoriusciti, aiutati dai perugini, si presero la rivincita nella famosa battaglia di Collestrada, nella quale combatté anche Francesco, che fu fatto prigioniero. Proprio in quegli anni di guerra civile Francesco incontrò il Signore. Nacque allora un uomo nuovo, un uomo di pace, che alla lancia e alla spada preferì la Parola di Dio, “più tagliente di una spada a doppio taglio”. “Salute e pace” egli augurava perciò nelle sue lettere; una salute e una pace non solo del corpo, ma – ancor più – dello spirito. Sapeva bene, infatti, che fintanto che non disinnesca gli arsenali che gli covano dentro, l'uomo è come una polveriera pronta a esplodere o un vulcano prossimo all'eruzione; solo quando si apre a Dio, diceva, l'uomo “ricerca l'umiltà e la pazienza, la pura semplicità e la vera pace dello spirito”.

Divenne perciò predicatore e artefice di pace. Come in quel 15 agosto 1222 a Bologna, quando “Dio conferì alle sue parole tale efficacia, che molte famiglie signorili, tra le quali il furore irriducibile di inveterate inimicizie era divampato fino allo spargimento di tanto sangue, furono piegate a consigli di pace”. Ognuno di noi può ardere: di amor di Dio oppure per la rabbia che cova dentro. L'una condizione esclude l'altra.

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