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SAN FRANCESCO E IL CIBO IN GIOTTO. A MENSA SOLO SE RINCONCILIATI

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

"A mensa riconciliati con Dio, con gli uomini, con noi stessi e con il creato, ma anche con una attenzione verso gli ultimi" ha dichiarato padre Enzo Fortunato, direttore della Sala Stampa del Sacro Convento di Assisi. Ecco il messaggio che emerge dall'affresco di Giotto "morte del cavaliere da Celano" presente nella Basilica Superiore di san Francesco. Il Santo invita a confessare i propri peccati prima di mangiare, per essere a tavola con l'altro con la coscienza retta e non corrotta: 'vinto dalle tue preghiere sono entrato per mangiare in casa tua. Adesso obbedisci subito al mio avvertimento, poiché tu non qui mangerai, ma in altro luogo. Confessa con devozione e contrizione le tue colpe, e non resti peccato in te che non confessi. Oggi il Signore ti ricompenserà perché hai così devotamente accolto i suoi poverelli' (FF 864). Da qui il monito a vivere tutto ciò che ruota intorno al cibo con limpidezza, quindi a non essere corruttori, corrotti o corruttibili.

I biografi di san Francesco raccontano di pasti frugali con pane e acqua, al massimo accompagnati dalle erbe e dai frutti dell'orto, che il Santo condivideva con i primi compagni nel tugurio di Rivotorto, o in compagnia di Chiara alla Porziuncola. Eppure nei ventotto episodi della vita di san Francesco raffigurati alle pareti della Basilica di Assisi scene di banchetto compaiono in un solo episodio: ambientato a Celano in Abruzzo dove il santo, invitato in casa di un cavaliere, gli preannunciò la morte imminente e lo invitò a confessarsi e a regolare le cose terrene.

Anche nei Vangeli il cibo sembra essere uno degli elementi che scandiscono la storia di Gesù.  Basti pensare al primo episodio della "vita pubblica" di Cristo iniziata con un pranzo - le nozze di Cana - e terminata con "l'ultima cena". Momenti significativi spesso rappresentati nell'arte sacra e riprodotti anche ad Assisi alle pareti della basilica di San Francesco.

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