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Pil italiano ancora negativo: è ai livelli del 2000

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

L’Italia resta impantanata nella recessione, unico caso in Europa insieme a Cipro. Mentre nelle piazze infuria la protesta sociale, arrivata a scontri diretti con gli agenti di polizia, e Renato Brunetta paventa il rischio di una manovra correttiva entro fine anno, l’Istat certifica lo stato drammatico della nostra economia. Tra luglio e settembre il Pil nel nostro Paese è arretrato ancora, senza mostrare alcun segnale di risveglio. Le tabelle dell’Istituto sono implacabili: la crescita manca da 13 trimestri consecutivi, praticamente dalla metà del 2011. Il Pil ha perso da allora oltre 70 miliardi riportando l’Italia indietro di 14 anni, ai livelli del 2000. 

Con riferimento alla ripartizione per sottosettori - prosegue Via Nazionale - il debito delle Amministrazioni centrali è diminuito di 14 miliardi, quello delle Amministrazioni locali di 400 milioni; il debito degli Enti di previdenza è rimasto sostanzialmente invariato. Nei primi nove mesi dell’anno il debito pubblico è aumentato di 64,2 miliardi, riflettendo il fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche (57,9 miliardi) e l’aumento delle disponibilità liquide del Tesoro (13,9 miliardi). 

Il calo era atteso, come fanno notare fonti di Palazzo Chigi all’arrivo di Matteo Renzi a Brisbane per il vertice G20. E se questo non consola, lo scarto dello 0,1% neppure preoccupa, tanto più che «il tema riguarda tutta l’Europa». Che in Italia ci sia un problema-crescita è cosa nota, rilevano ancora le fonti. E «che la percentuale Pil-debito aumenti con una crescita negativa è una banalità matematica». Semmai è dalla Commissione europea che il governo italiano si attende «uno sforzo per rilanciare gli investimenti». 


Lieve ripartenza della crescita economica nell’area euro: il Pil del terzo trimestre ha registrato un incremento dello 0,2 per cento rispetto ai tre mesi precedenti, secondo la stima preliminare diffusa da Eurostat. Nel secondo trimestre aveva invece segnato un rallentamento al piu’ 0,1 per cento, a fronte del piu’ 0,3 per cento di inizio anno. Nel confronto su base annua la crescita si e’ attestata al piu’ 0,8 per cento, lo stesso livello del secondo trimestre e dopo un piu’ 1 per cento nei primi tre mesi. I dati sono migliori di quanto attendessero in media gli analisti.  

La Francia ha registrato una crescita del Pil nel terzo trimestre dello 0,3%, sopra le attese che parlavano di un aumento limitato allo 0,1%. Nel trimestre precedente, informa l’istituto di statistica Insee, l’economia aveva visto una discesa dello 0,1%. A trainare è la spesa i consumi delle famiglie (+0,2%) e quelli del pubblico (+0,5%). Continua però a contrarsi, per il quarto mese consecutivo la componente degli investimenti, che, sempre secondo i dati Insee, nel terzo trimestre sono calati dello 0,6%, dopo il -0,8% dei tre mesi precedenti. Soddisfazione per il dato migliore delle previsioni è stata espressa dal ministro delle Finanze francese, Michel Sapin, secondo cui con questo risultato la previsione di una crescita dello 0,4% per l’insieme del 2014, fissata dal governo, ne risulta «supportata». Ciononostante, aggiunge il ministro, «l’attività economica si è leggermente ripresa ma resta troppo debole per garantire la creazione di occupazione necessaria al nostro Paese». 

Torna a crescere il Pil della Germania nel terzo trimestre. Secondo l’istituto di statistica Destatis l’economia è salita dello 0,1%, in linea con le stime degli analisti, dopo la battuta d’arresto (-0,1%) del trimestre precedente. A trainare il Pil la spesa delle famiglie, «aumentata considerevolmente» e il commercio con l’estero.  

Il debito delle Amministrazioni pubbliche è sceso a settembre di 14,4 miliardi a 2.134 miliardi. È quanto emerge dal bollettino «Finanza Pubblica, fabbisogno e debito» della Banca d’Italia. Il calo è stato determinato dalla riduzione di 30,9 miliardi delle disponibilità liquide del Tesoro (pari a fine settembre a 51,6 miliardi; 40,8 a settembre 2013), che ha più che compensato il fabbisogno del mese (18,4 miliardi); l’emissione di titoli sopra la pari, il deprezzamento dell’euro e gli effetti della rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione hanno complessivamente contenuto l’incremento del debito per 1,9 miliardi, spiega Bankitalia. 


Con riferimento alla ripartizione per sottosettori - prosegue Via Nazionale - il debito delle Amministrazioni centrali è diminuito di 14 miliardi, quello delle Amministrazioni locali di 400 milioni; il debito degli Enti di previdenza è rimasto sostanzialmente invariato. Nei primi nove mesi dell’anno il debito pubblico è aumentato di 64,2 miliardi, riflettendo il fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche (57,9 miliardi) e l’aumento delle disponibilità liquide del Tesoro (13,9 miliardi). 

Nel complesso, dice Bankitalia, l’emissione di titoli sopra la pari, il deprezzamento dell’euro e gli effetti della rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione hanno contenuto l’incremento del debito per 7,6 miliardi. Sul fabbisogno dei primi nove mesi ha inciso per 4,7 miliardi il sostegno finanziario ai paesi dell’area dell’euro. Nel complesso, la quota di competenza italiana del sostegno finanziario ai paesi dell’area dell’euro era pari alla fine dello scorso settembre a 60,3 miliardi. 

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