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Papa Francesco: i divorziati risposati non vanno trattati come scomunicati

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Cita Giovanni Paolo II sulla necessità di «ben discernere le situazioni». E tra gli applausi dei fedeli: «Niente porte chiuse»

E’ necessaria «una fraterna e attenta accoglienza, nell’amore e nella verità, verso i battezzati che hanno stabilito una nuova convivenza dopo il fallimento del matrimonio sacramentale» e «queste persone non sono affatto scomunicate – non sono scomunicate! – e non vanno assolutamente trattate come tali: esse fanno sempre parte della Chiesa». Papa Francesco ha ripreso le udienze generali del mercoledì, dopo la pausa di luglio, proseguendo un ciclo di catechesi che ha deciso di dedicare al tema della famiglia, in vista del sinodo di ottobre, toccando, oggi, il delicato tema dei divorziati risposati.

«Dopo aver parlato, l’ultima volta, delle famiglie ferite a causa della incomprensione dei coniugi, oggi vorrei fermare la nostra attenzione su un’altra realtà: come prenderci cura di coloro che, in seguito all’irreversibile fallimento del loro legame matrimoniale, hanno intrapreso una nuova unione», ha detto Francesco. «La Chiesa sa bene che una tale situazione contraddice il Sacramento cristiano. Tuttavia il suo sguardo di maestra attinge sempre da un cuore di madre; un cuore che, animato dallo Spirito Santo, cerca sempre il bene e la salvezza delle persone. Ecco perché sente il dovere, “per amore della verità”, di “ben discernere le situazioni”. Così si esprimeva san Giovanni Paolo II, nell’esortazione apostolica Familiaris consortio, portando ad esempio la differenza tra chi ha subito la separazione rispetto a chi l’ha provocata. Si deve fare questo discernimento».

«Se poi guardiamo anche questi nuovi legami con gli occhi dei figli piccoli – i piccoli guardano – con gli occhi dei bambini, vediamo ancora di più l’urgenza di sviluppare nelle nostre comunità un’accoglienza reale verso le persone che vivono tali situazioni», ha proseguito il Papa, che non ha citato il controverso nodo della comunione ai divorziati risposati. «Per questo è importante che lo stile della comunità, il suo linguaggio, i suoi atteggiamenti, siano sempre attenti alle persone, a partire dai piccoli. Loro sono quelli che sofforono di più queste situazioni. Del resto, come potremmo raccomandare a questi genitori di fare di tutto per educare i figli alla vita cristiana, dando loro l’esempio di una fede convinta e praticata, se li tenessimo a distanza dalla vita della comunità?, come se fossero scomunicati. Si deve fare in modo di non aggiungere altri pesi oltre a quelli che i figli, in queste situazioni, già si trovano a dover portare! Purtroppo, il numero di questi bambini e ragazzi è davvero grande. E’ importante che essi sentano la Chiesa come madre attenta a tutti, sempre disposta all’ascolto e all’incontro. In questi decenni, in verità, la Chiesa – ha proseguito il Papa – non è stata né insensibile né pigra. Grazie all’approfondimento compiuto dai Pastori, guidato e confermato dai miei Predecessori, è molto cresciuta la consapevolezza che è necessaria una fraterna e attenta accoglienza, nell’amore e nella verità, verso i battezzati che hanno stabilito una nuova convivenza dopo il fallimento del matrimonio sacramentale; in effetti, queste persone non sono affatto scomunicate – non sono scomunicate! – e non vanno assolutamente trattate come tali: esse fanno sempre parte della Chiesa», ha detto il Papa suscitando l’applauso dei fedeli.

«Papa Benedetto XVI è intervenuto su tale questione, sollecitando un attento discernimento e un sapiente accompagnamento pastorale, sapendo che non esistono “semplici ricette”», ha proseguito Jorge Mario Bergoglio citando il discorso tenuto da Joseph Ratiznger  al VII incontro mondiale delle famiglie di Milano nel 2012. «Di qui il ripetuto invito dei pastori a manifestare apertamente e coerentemente la disponibilità della comunità ad accoglierli e a incoraggiarli, perché vivano e sviluppino sempre più la loro appartenenza a Cristo e alla Chiesa con la preghiera, con l’ascolto della Parola di Dio, con la frequenza alla liturgia, con l’educazione cristiana dei figli, con la carità e il servizio ai poveri, con l’impegno per la giustizia e la pace. L’icona biblica del Buon Pastore riassume la missione che Gesù ha ricevuto dal Padre: quella di dare la vita per le pecore. Tale atteggiamento è un modello anche per la Chiesa, che accoglie i suoi figli come una madre che dona la sua vita per loro. “La Chiesa – ha poi proseguito il Papa citando la sua esortazione apostolica Evangelii Gaudium al numero 47 – è chiamata ad essere sempre la casa aperta del Padre. Niente porte chiuse. Niente porte chiuse. Tutti possono partecipare in qualche modo alla vita ecclesiale, tutti possono far parte della comunità. La Chiesa è la casa paterna dove c’è posto per ciascuno con la sua vita faticosa», ha detto Francesco tra nuovi applausi dei fedeli. «Allo stesso modo tutti i cristiani sono chiamati a imitare il buon pastore. Soprattutto le famiglie cristiane possono collaborare con lui prendendosi cura delle famiglie ferite, accompagnandole nella vita di fede della comunità. Ciascuno faccia la sua parte nell’assumere l’atteggiamento del buon pastore, il quale conosce ognuna delle sue pecore e nessuna esclude dal suo infinito amore!».

Quella odierna, che si  svolta al chiuso dell’aula Paolo VI, è la centesima udienza generale del pontificato. Dopo la pausa estiva, il Papa è stato accolto da una folla particolarmente entusiasta, che ha fotografato (o si è fatta un selfie) Francesco con smartphone, tablet e macchine fotografiche tenute sui bastoncini diffusi tra i turisti, ha salutato il Papa con coretti, strilli o cercando di toccarlo sotto lo sguardo vigile dei gendarmi. Presenti tra i fedeli un gruppo di fedeli cinesi.

«Si vede che oggi siete entusiasti eh?», ha poi detto il Papa salutando i numerosi pellegrini italiani, tra i quali diversi chierichetti che erano presenti ai vespri di ieri sera in piazza San Pietro. «Oggi si fa la memoria della santa Madre di Dio, la Salus Populi Romani, che si venera in Santa Maria Maggiore, la patrona nostra, la prima chiesa in occidente dedicata alla Madonna», ha ricordato Francesco che si reca nella basilica ogni volta che parte o torna da un viaggio all’estero. «Vi invito tutti, senza muoverci, a pregarla», ha detto il Papa prima di recitare con i fedeli l’Ave Maria. Il Papa ha anche salutato un gruppo di militari presti all'udienza. Vatican Insider

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