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Papa Francesco e i mass media, guardarsi dai peccati di 'disinformazione, calunnia, diffamazione'

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

L’informazione secondo Francesco. Il Papa, ricevendo in Vaticano i dipendenti dell’emittente dei vescovi TV2000, ha indicato il modello positivo della comunicazione. “Voi lavorate per la televisione della Chiesa italiana e proprio per questo siete chiamati a vivere con maggiore responsabilità il vostro servizio- afferma il Pontefice-. I media cattolici hanno una missione molto impegnativa nei confronti della comunicazione sociale: cercare di preservarla da tutto ciò che la stravolge e la piega ad altri fini. Spesso la comunicazione è stata sottomessa alla propaganda, alle ideologie, a fini politici o di controllo dell’economia e della tecnica”.

Secondo il Papa “ciò che fa bene alla comunicazione è in primo luogo la “parresia”, cioè il coraggio di parlare in faccia, di parlare con franchezza e libertà”. Infatti, “se siamo veramente convinti di ciò che abbiamo da dire, le parole vengono”. Se invece “siamo preoccupati di aspetti tattici, il nostro parlare sarà artefatto, poco comunicativo, insipido, un parlare di laboratorio”. E questo “non comunica niente”. E “la libertà è anche quella rispetto alle mode, ai luoghi comuni, alle formule preconfezionate, che alla fine annullano la capacità di comunicare”. Cioè “risvegliare le parole: risvegliare le parole”. Ma aggiunge Francesco, ”ogni parola ha dentro di sé una scintilla di fuoco, di vita. Risvegliare quella scintilla, perché venga”. Insomma “risvegliare le parole: ecco il primo compito del comunicatore”.

Inoltre “la comunicazione evita sia di riempire che di “chiudere”. Si “riempie” quando si tende a saturare la nostra percezione con un eccesso di slogan che, invece di mettere in moto il pensiero, lo annullano”. Quindi “si “chiude” quando, invece di percorrere la via lunga della comprensione, si preferisce quella breve di presentare singole persone come se fossero in grado di risolvere tutti i problemi, o al contrario come capri espiatori, su cui scaricare ogni responsabilità”. Il Papa mette in guardia dalla tentazione di  “correre subito alla soluzione, senza concedersi la fatica di rappresentare la complessità della vita reale”. Ciò è “un errore frequente dentro una comunicazione sempre più veloce e poco riflessiva”. Aprire e non chiudere: “Ecco il compito del comunicatore, che sarà tanto più fecondo quanto più si lascerà condurre dall’azione dello Spirito Santo, il solo capace di costruire unità e armonia”.

Il Pontefice raccomanda di “parlare alla persona tutta intera”, evitando quelli che sono i peccati dei mediala disinformazione, la calunnia e la diffamazione. La disinformazione, in particolare, “spinge a dire la metà delle cose, e questo porta a non potersi fare un giudizio preciso sulla realtà”. Una comunicazione autentica non è preoccupata di colpire. Avverte il Papa: “L’alternanza tra allarmismo catastrofico e disimpegno consolatorio, due estremi che continuamente vediamo riproposti nella comunicazione odierna, non è un buon servizio che i media possono offrire alle persone”.

Occorre “parlare alle persone intere, alla loro mente e al loro cuore, perché sappiano vedere oltre l’immediato, oltre un presente che rischia di essere smemorato e timoroso”. Di questi tre peccati (la disinformazione, la calunnia e la diffamazione) “la calunnia, sembra di essere il più insidioso, ma nella comunicazione, il più insidioso è la disinformazione, perché ti porta a sbagliare, all’errore, ti porta a credere soltanto una parte della verità”. Infatti “risvegliare le parole, aprire e non chiudere, parlare a tutta la persona rende concreta quella cultura dell’incontro, oggi così necessaria in un contesto sempre più plurale. Con gli scontri non andiamo da nessuna parte. Fare una cultura dell’incontro”. E questo è “un bel lavoro per voi”. Ciò richiede di “essere disposti non soltanto a dare, ma anche a ricevere dagli altri”. Rivolto ai vertici di TV2000 il Papa osserva: “So che avete un rapporto stabile con il Centro Televisivo Vaticano – per me è molto importante, questo–che vi permette di raccontare all’Italia il magistero e l’attività del Papa”. Vatican Insider

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