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GIORNATA MONDIALE PER LA PACE 'SIGNIFICA ANCHE SAPER ASCOLTARE' di padre Enzo Fortunato

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Spesso sgorgano dal cuore del credente e del non credente affermazioni come questa: «Ma Dio, dov’è?»; o ancora: «Perché tanto male?

Spesso sgorgano dal cuore del credente e del non credente affermazioni come questa: «Ma Dio, dov’è?»; o ancora: «Perché tanto male? Perché Dio non lo impedisce?». Ci viene spontaneo dire: «Come è possibile la pace in questa realtà?». Queste domande inquietano...

È stato un incontro a suggerirmi la continuazione della riflessione precedente. Eravamo nel refettorio del Sacro Convento in occasione dell’onomastico del nostro «capo» e uno degli invitati mi dice: «Mi è arrivata la rivista e mi sono benevolmente arrabbiato». Al che ho risposto a questo illustre conterraneo con un sorriso, esclamando: «Come mai?». Ed egli mi fa: «Potevi aggiungere che Cristo è la nostra pace». Gli ho risposto innanzitutto che se l’editoriale non lo lasciava indifferente era una buona cosa.

Mi permetto ora in punta di piedi di aggiungere che forse gli è sfuggito un dettaglio: l’editoriale cadeva su un discorso culturale come la pace nel mondo e non intendeva essere una catechesi. È evidente che la vera pace è Cristo, che lui è l’Alfa e l’Omega della storia, è lui che ci tiene per mano e ci accoglierà al termine della nostra esistenza.

Sorgono comunque i primi interrogativi quando vediamo uomini e donne, religiose e religiosi, preti o cristiani che vivono e si nutrono di antipatie e pregiudizi, che tendono a demolire più che a costruire, ad azzerare più che a moltiplicare la dignità dell’altro.

Una domanda sorge spontanea: «Dov’è il Cristo che professano come via, verità e vita? Dov’è il Cristo che annunciano come pace? Eppure le prime parole del Risorto sono: «Pace a voi». È una delle più importanti rivelazioni a Francesco di Assisi, e che lui stesso ci comunica nel «Siate amabili» testamento «il Signore mi rivelò che dicessimo questo saluto: il Signore ti dia la pace» (FF 121).

Ecco perché, verbalizzando e facendo nostro l’anelito del cuore umano, ci diciamo: abbiamo bisogno di persone che con gesti concreti, poggiando la mano sulla spalla, e senza parole, invitino ad andare avanti, a rialzarci e camminare, esprimendo così la tenerezza di Dio, che diventa pace nella vita dell’uomo».

Ero davanti al vescovo di Amalfi quando un notissimo cantautore italiano iniziò con rabbia ad accusare la chiesa, l’istituzione... ma l’altro, con un sorriso, non stette lì a controbattere, si limitò a dire solamente: «Mi dispiace per te che soffri tanto»; e accompagnò l’affermazione con uno sguardo carico di benevolenza, che portava con sé il senso della pace di Cristo.

La pace è anche capacità di ascoltare, che orienta il nostro cammino, come Cristo fa con ogni uomo, alla pace vera.

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