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Nuova Zelanda: dolore e silenzio nel dramma di Christchurch

Camillo Barone ANSA/ALESSANDRO DI MARCO
Pubblicato il 17-03-2019

Un australiano ha fatto ingresso nelle due moschee della città sparando all’impazzata

Orrore e sdegno per quanto successo nel pomeriggio di ieri a Christchurch, in Nuova Zelanda: 49 morti e 48 feriti in pochi minuti nelle due moschee della città. L’attentatore australiano Brenton Tarrant, 28 anni, che per ora è considerato essere l’unico esecutore materiale della strage, è stato immediatamente fermato e oggi ha fatto la sua prima comparsa in tribunale. Puntuale il cordoglio di tutta la comunità internazionale, che si è stretta intorno al dolore di un Paese intero, che per la prima volta nella sua storia ha assistito a una simile strage. Anche Papa Francesco, attraverso un telegramma inviato dal Segretario di Stato Pietro Parolin, ha espresso tutto il suo dolore e la vicinanza al popolo neozelandese e alla piccola comunità islamica di Christchurch.

Testimone italiano: adesso Christchurch è da ricostruire

“Christchurch è cambiata per sempre, la nostra normalità è stata uccisa”: così ha raccontato ai microfoni di Radio Vaticana Italia Fiorenzo Peloso, italiano originario di Bergamo che da oltre 20 anni vive nella città neozelandese. Peloso vive a metà strada tra le due moschee dove si è verificato l’attentato e ha riferito del clima di sgomento e paura che regna in queste ore tra le strade di Christchurch. “In questo paese non c’è mai stata conflittualità interna, ma adesso c’è solo da ricostruire una gioia di vivere”, ha proseguito. Nell’intervista Peloso ha poi insistito sul fatto che questa strage è la prima vera grande ferita ricevuta da Christchurch e da tutta la Nuova Zelanda, che fin dalla sua fondazione ha sempre potuto testimoniare unità di popolo e rispetto di tutte le minoranze. (Vatican News).


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