attualita

La pista di due persone legate alla morte di Loris

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Ancora una volta l’inchiesta sull’omicidio di Loris Stival sembra alla stretta finale e di nuovo la giornata passa senza che nulla accada, nemmeno la restituzione del bambino alla famiglia per i funerali. In Procura è un continuo riunirsi per incrociare dati, immagini, tabulati, testimonianze, mentre si aspettano gli esiti degli esami di laboratorio sul dna.

Nell’arco di tempo che Veronica Panarello passa a casa con suo figlio Loris dopo aver accompagnato alla ludoteca il suo bambino più piccolo, parla al telefono una volta sola, e per pochi secondi, con suo marito Davide: «Solo un saluto», hanno confermato entrambi.

La conversazione avviene nei 36 minuti tra le 8.49 e le 9.25 di sabato 29 novembre, quelli in cui, secondo le riprese delle telecamere che la vedono entrare e uscire dal portone, Veronica Panarello rimane, appunto, sola con suo figlio Loris. Agli investigatori suo marito ha spiegato che no, non ha colto niente di strano nella voce di sua moglie. Tutto normale.

Era decisamente più agitata, invece, quando lo ha richiamato, più o meno alle quattro del pomeriggio. Le ricerche andavano ormai avanti da più di tre ore e sono stati i carabinieri a insistere perché avvisasse suo marito della scomparsa del piccolo. Secondo la versione di Veronica sparito da scuola, e con la luce del giorno che cominciava a diminuire. Ma l’uomo, in Veneto per lavoro, non ne sapeva nulla. «Ero convinta di ritrovarlo e non volevo che mio marito si preoccupasse per niente» ha detto lei quando qualcuno ha notato tutto quel tempo fra l’allarme per la scomparsa e l’avviso a Davide. Il bambino era già stato ucciso da ore.

Le indagini, per quanto seguano una pista precisa, non hanno ancora escluso ipotesi alternative. Nemmeno quelle sulle quali i primi accertamenti pare non abbiano portato a nulla. Per esempio la tesi secondo cui il bimbo potrebbe essere stato vittima di due persone che potrebbero coprirsi a vicenda, teoria che contemplerebbe anche la pista della pedofilia. Un’ipotesi con molti condizionali e ancora tutta da verificare. E resta non scartata anche l’eventualità che in qualche modo nello scenario di questa storia possa aver avuto un ruolo, fosse anche soltanto come confidente, il cacciatore che ha ritrovato il corpo. Che, va detto, è indagato «soltanto perché è un atto dovuto» come spiegano in Procura.

Una cosa è certa. Gli investigatori stanno scavando soprattutto nella vita di Veronica. Ed è cercando nel suo passato che hanno scovato quel vecchio tentativo di suicidio (uno dei due) che adesso è diventato un elemento delle indagini per l’omicidio di Loris, morto strangolato. Era il 2003 e Veronica provò a impiccarsi con una fascetta di plastica. Un laccio piuttosto sottile che rompendosi l’ha salvata.

Quell’episodio, documentato, ora è agli atti dell’inchiesta, nonostante l’avvocato della donna, Francesco Villardita, ieri pomeriggio abbia dettato alle agenzie di stampa un comunicato per «smentire nel modo più assoluto che la signora Veronica Panarello abbia tentato nel passato un suicidio, sia con che senza l’ausilio di fascette».

Tipo strano, Veronica. Un anno dopo quel tentato suicidio, a fine 2004, si presentò in caserma, a Santa Croce Camerina, per segnalare ai carabinieri la presenza nella zona di Denise Pipitone, la bambina scomparsa a Mazara del Vallo a settembre di quello stesso anno. «L’ho vista» giurò. Fu la sola segnalazione in zona. ( Giusi Fasano – Corriere)

Cari amici la rivista San Francesco e il sito sanfrancesco.org sono da sempre il megafono dei messaggi di Francesco, la voce della grande famiglia francescana di cui fate parte.

Solo grazie al vostro sostegno e alla vostra vicinanza riusciremo ad essere il vostro punto di riferimento. Un piccolo gesto che per noi vale tanto, basta anche 1 solo euro. DONA