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L'odissea degli ultimi. Sea Watch attracca a Catania. È caos sul destino dei minori

Redazione Avvenire
Pubblicato il 31-01-2019

Ieri notte quando Sea Watch, in piena notte, caracollando nel buio puntava la prua verso Catania tutti hanno capito che l’epoca dei salvataggi in mare appartiene al passato.

La rotta verso Siracusa alla fine si è rivelata una trappola. Nelle ore in cui la nave umanitaria viene dirottata ai piedi dell’Etna, dal governo arriva l’annuncio che potrebbe segnare il definitivo colpo di grazia per i migranti che cercano salvezza tra le onde. L’esecutivo intende infatti varare un divieto alla navigazione per tutte le navi umanitarie, richiamandosi all’articolo 83 del Codice della navigazione. Prima, però, un colpo di scena. Il verricello dell’ancora della Sea Watch rimane incastrato e e bordo sono saliti i tecnici della Guardia costiera che, d’accordo con l’equipaggio, hanno rinviato l’arrivo a Catania nella mattinata di oggi. Poco prima era arrivata la conferma della ridistribuzione in sette Paesi Ue: Italia, Francia, Germania, Lussemburgo, Portogallo, Romania e Malta.

Al momento verranno condotti nell’hotspot di Messina, mentre sui minori vi sono incertezze. Al dodicesimo giorno di attesa, dopo ore di tensione a bordo e sulla terraferma, l’ordine di lasciare Siracusa è giunto nel tardo pomeriggio. Direzione Catania. Da giorni nei corridoi degli uffici giudiziari e nelle stanze di polizia si sapeva che da Roma 'faranno di tutto' per consegnare la Sea Watch alle inchieste finora senza esito del procuratore Carmelo Zuccaro. E così, nonostante la baia aretusea sia una delle più militarizzate d’Italia, si è scelto di infliggere ai migranti della Sea Watch altre ore di navigazione al buio pur di far attraccare la nave nel porto etneo. La competenza investigativa passerà di mano dalla procura di Siracusa - che fino a ieri insisteva nel ribadire che non vi sono state irregolarità nelle scelte dell’equipaggio - a quella di Catania dove da due anni il pool di magistrati ipotizza connessioni tra Ong e trafficanti, vedendosi quasi sempre respingere i provvedimenti dai giudici delle indagini preliminari.

In Italia resteranno i 15 minori, le cui storie sono state raccolte nel fascicolo con cui il Tribunale dei minorenni di Catania ha disposto la presa in carico da parte dei servizi territoriali di Siracusa. Per i 15 minorenni, che non potranno lasciare l’Italia, finisce un’odissea, ma potrebbe cominciarne una giudiziaria. Inizialmente erano stati assegnati ai servizi sociali di Siracusa, ma lo sbarco a Catania potrebbe far cambiare destinazione. Hanno tra i 14 e i 17 anni. Vengono da Senegal, Guinea Bissau e Sudan. Tre di loro raccontano la prigionia in Libia ancora senza darsi un perché. 'Ci picchiavano senza motivo. Violenza e crudeltà'. I segni delle percosse se li porteranno per sempre. Agli psicologi hanno spiegato di avere 'un incubo ricorrente: essere costretti a tornare in Libia'. Uno di loro ha smesso per alcuni giorni di parlare.

L’Europa può gestire il fenomeno migranti ma ci vuole al più presto almeno un 'accordo temporaneo' tra Paesi 'volenterosi' in modo da poter fare gli sbarchi 'senza provocare ogni volta tensioni' internazionali e senza 'intossicare' il dibattito per fini politico-elettorali. Questa la posizione espressa dal-l’Alto commissario dell’agenzia Onu per i rifugiati (Acnur), Filippo Grandi. Nei giorni scorsi sulle scelte dei governi era piovuta la condanna della Croce Rossa. 'Anche durante la guerra, quando l’odio e la divisione fanno parte del tessuto quotidiano del discorso politico, i naufraghi sono protetti, grazie alla Convenzione di Ginevra.

 

Oggi non c’è guerra nel Mediterraneo: l’Unione europea è in pace. Eppure nessuno sta proteggendo la vita delle persone che sfuggono alla tortura e allo stupro in Libia', è l’accusa di Francesco Rocca, il presidente della Federazione internazionale della Croce Rossa. 'Com’è possibile che le persone possano rappresentare una tale minaccia per l’intera Unione europea? Salvare vite umane ribadisce Rocca - deve essere la priorità di tutti i governi. Chiediamo ai governi europei di trovare una soluzione duratura che prevenga ulteriori morti nel Mediterraneo'. Quel marche adesso è sguarnito di qualsiasi unità di soccorso.


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