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Il vescovo Forte: così ferisce i credenti, non difende la Chiesa

Redazione
Pubblicato il 20-05-2019

Pioggia di critiche dal mondo cattolico per il gesto di Matteo Salvini

Il rosario usato a fini elettorali non rispetta la serietà della fede e ferisce i credenti. La preghiera non può essere usata a fini strumentali. Mi auguro che il ministro Salvini lo comprenda». Anche l’arcivescovo-teologo Bruno Forte, chiamato da papa Francesco a segretario speciale degli ultimi sinodi, censura il gesto del vicepremier.

Perché? Non crede alla sua spiegazione di voler difendere i valori cristiani?

«Un conto è la fede, che si difende da se stessa e certo non ha bisogno di Salvini per essere difesa. Altro è usare un simbolo sacro a favore della propia parte politica».

Non è già stato fatto, ad esempio dalla Democrazia cristiana?

«Una cosa è ispirarsi alla dottrina sociale della Chiesa, com’era per i movimenti democristiani e popolari, altro è strumentalizzare il simbolo religioso. Soprattutto in quel contesto in cui sulla questione dell’accoglienza si è criticato il Papa, successore di Pietro, voce vera e credibile del Vangelo, evidenziando così un contrasto sfacciato tra ciò che si professava a parole e ciò che di fatto si faceva».

Glielo rimprovera anche nella gestione dei migranti?

«I migranti sono persone umane in situazione di bisogno, spesso in fuga da violenze e miseria. Hanno diritto a rispetto, accoglienza e integrazione che l’Europa dovrebbe garantire. Ma come si fa a chiedere solidarietà all’Ue su questo tema e allearsi con forze sovraniste, chiuse a ogni accoglienza? In gioco c’è il rispetto dei diritti umani di cui la nostra Costituzione è un manifesto irrinunciabile. In 70 anni non era mai successo che l’Onu ci contestasse la violazione dei diritti umani come è accaduto per il Decreto sicurezza bis. Mi auguro che l’intero Governo faccia tesoro delle indicazioni delle Nazioni Unite e maturi una linea di accoglienza vasta e affidabile sul modello dei corridoi umanitari».

Virginia Piccolillo - Corriere della Sera

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