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Il punto sui primi mesi del governo gialloverde

Mario Scelzo Il Sole 24 ore
Pubblicato il 31-07-2018

Chiudono le fabbriche, chiudono i negozi e gli uffici, si avviano alla chiusura anche i lavori del Parlamento. Ferie meritate per i nostri rappresentanti? Proviamo ad approfondire, nella maniera più neutrale possibile, il lavoro svolto dal Governo e dal Parlamento nel corso di questo inizio di legislatura.
  

E’ doveroso ricordare che pur avendo noi cittadini votato lo scorso 4 Marzo, il Governo Conte è in carica dal 1 Giugno. In pratica, oltre 3 mesi sono stati necessari al raggiungimento di un accordo per la formazione del Governo, con tutta la tensione e le difficoltà che ben ricordiamo.

Formato il Governo, e chiarite le posizioni dei vari partiti, si sono formate le commissioni parlamentari (commissione bilancio, sanità etc….), che per essere operative necessitano di un equilibrio tra forze di maggioranza ed opposizione.  Sostanzialmente il mese di Giugno se ne è andato tra la formazione delle commissioni, le nomine dei sottosegretari, alcune nomine dei vertici degli enti pubblici o parastatali (si pensi ad esempio alle Ferrovie dello Stato, alla Rai –nomine in corso proprio mentre scrivo- alle Poste etc….) ed il recepimento da parte del Parlamento di alcuni decreti eredità del Governo Gentiloni.

Le votazioni in Aula sono state davvero poche, va ricordato che ogni disegno di legge deve prima passare al vaglio dei lavori delle commissioni, e non essendoci state commissioni fino a Giugno, molte sedute d’Aula sono state dedicate a comunicazioni da parte dei Ministri ed ai Question Time, ma di fatto nessun provvedimento è stato definitivamente approvato. Per farla breve, questa è stata una fase “necessaria” (anche se più lunga rispetto alle precedenti legislature), ma da Settembre il Governo ed il Parlamento hanno in mano tutti gli strumenti per lavorare, se lo faranno bene o male quello lo giudicheranno gli elettori.

Il mese di Giugno ha visto anche il battesimo internazionale del Premier Giuseppe Conte, da subito chiamato a confrontarsi coi leader mondiali prima nel G7 in Canada poi nel corso dei numerosi vertici europei.

Veniamo al sodo, quali sono le tematiche che hanno caratterizzato le prime fasi del cosiddetto Governo del Cambiamento? Indubbiamente per quanto riguarda la Lega il tema caldo è stato quello della gestione degli sbarchi dei migranti, per quanto riguarda il Movimento 5 Stelle i due temi principali sono stati l’abolizione dei vitalizi degli ex parlamentari e la presentazione del Decreto Dignità. Proviamo ad analizzare nel concreto questi tre singoli provvedimenti.

Il VicePremier e Ministro dell’Interno Matteo Salvini, come era prevedibile, ha portato con forza il dibattito pubblico sul tema della immigrazione. Se appare più che legittima la volontà politica di portare la questione migranti sul tavolo europeo, colpiscono in negativo sia il linguaggio utilizzato dal leader della Lega sia la valenza simbolica di alcune scelte. Proprio ieri, parlando della questione Rom, il Vice Premier ha parlato di “sacca parassitaria”, di fatto accostando delle persone a dei parassiti. Sono note a tutti poi le “prove di forza” sulla pelle dei migranti, lasciati in mare in attesa delle decisioni europee. Da credente, mi associo alla copertina di Famiglia Cristiana, che ha dato voce ad un malcontento generalizzato del mondo cattolico rispetto a tematiche complesse affrontate con disumanità e disprezzo. “Spot” a parte, la “questione migranti” è sul tavolo europeo, ma aldilà di alcune dichiarazioni d’intenti, nulla è ancora cambiato nell’approccio europeo alle migrazioni internazionali.

Il Movimento 5 Stelle, che sembra “soffrire” le sortite più dure anti-stranieri di Matteo Salvini, ha segnato un punto a proprio favore con l’approvazione del taglio dei vitalizi.

L’ufficio di presidenza di Montecitorio, su “spinta” del Presidente della Camera Roberto Fico (che sul tema della accoglienza ha apertamente criticato la linea Salvini) ha dato il via libera all’intervento sulle indennità degli ex parlamentari, stabilendo che a partire da gennaio 2019 siano ricalcolati secondo il metodo contributivo per un risparmio complessivo di 40 milioni di euro. Il vero problema è che tale delibera rischia di incappare nei richiami della Consulta, visto che non appare ben chiara la possibilità di operare in maniera retroattiva. Per dirla chiaramente, quello che appare un provvedimento più che condivisibile rischia di diventare un autogoal e/o un provvedimento spot senza reali benefici per i contribuenti.

Il VicePremier e Ministro del Lavoro Luigi Di Maio si sta spendendo con molta forza per la approvazione del Decreto Dignità. Stop alla pubblicità del gioco d’azzardo, norme contro la delocalizzazione delle imprese, contrasto al precariato, sono alcune delle principali linee guida del decreto. Difficile dare un giudizio, anche perché il decreto è in questi giorni al vaglio delle commissioni ed appare evidente una divergenza (estremizzo le posizioni) tra la Lega (più vicina al mondo degli imprenditori) ed il Movimento 5 Stelle (più vicina agli interessi dei lavoratori).

Cosa dire…. Il Governo è rimandato a Settembre.


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