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Il primo restauro nella Basilica di san Francesco fu il volto di san Rufino

Redazione online
Pubblicato il 05-08-2022

Primo vescovo della città

 Assisi rinasce con la sua Basilica Applausi a Ciampi, voglia di riscatto: "Il motore economico dell' Umbria e' qui" RISURREZIONE Con una messa officiata dal cardinal Sodano la Chiesa torna alla vita dopo il terremoto del settembre ' 97 Ma mentre prosegue il recupero delle opere d' arte sono molte le famiglie che aspettano ancora un tetto Presenti alla funzione Melandri Jervolino Fisichella e Veltroni.

 

Mentre una fitta nebbia avvolge ancora la rocca delle chiese francescane, una folla sempre piu' numerosa si raduna sul piazzale per assistere alla riapertura e alla riconsacrazione della Basilica Superiore, a poco piu' di due anni dal sisma che quasi la distrusse. In attesa della cerimonia ufficiale, pero' , la festa e' al Caffe' San Francesco, che per mesi e mesi fu il luogo della pausa per la gente del cantiere. + tutto un sorridersi e congratularsi. "Brava, Paola complimenti!", fa una cameriera a una giovane bionda salutata da tutti. A Paola Passalacqua, restauratrice della soprintendenza dell' Umbria, si deve il restauro di Rufino e Vittorino, i due santi che riaffiorano in uno "sfarfallio di frammenti" nella volta sopra l' ingresso. "Il volto di San Rufino, vescovo di Assisi - dice la Passalacqua - e' stato il primo a emergere dalle rovine, quasi a darci il segnale che dai frammenti era possibile rimettere insieme gli affreschi che molti credevano perduti". Dall' aria da festa di laurea del caffe' si passa al fervore della piazza, dove - fin dalle prime ore del mattino - la folla si accalca alle transenne (vi rimarra' piu' di due ore per seguire nel gelo la cerimonia da un maxischermo): il via vai concitato di francescani, agenti e guardie del corpo in giacca a vento toglie qualcosa alla suggestione di quella sagoma di chiesa che si fa strada nella nebbia come se solo ora si dissolvesse la nube di polvere del 26 settembre 1997. A ricreare un clima piu' consono ci pensa San Francesco, con il suo Cantico delle creature intonato dal coro all' ingresso delle autorita' : a celebrare la funzione, il cardinale segretario di Stato Angelo Sodano, legato pontificio per la consacrazione del nuovo altare, Agostino Gardin, ministro generale dei frati minori, e numerosi altri prelati; nelle prime file il Capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi con la signora Franca, il ministro dei Beni Culturali Giovanna Melandri, il vicepresidente del Senato Fisichella, il presidente dell' Enel Chicco Testa, i ministri Visco, Russo Jervolino, Micheli e il segretario dei Ds Veltroni. "Francesco va' e ripara la mia casa che, come vedi, e' tutta in rovina": la citazione dalla "Legenda maior" di San Bonaventura fatta in apertura dell' omelia dal cardinale Sodano coinvolge l' assemblea, anche se il comando del Crocifisso a Francesco alludeva alla Chiesa dei suoi tempi. Cosi' come non sono casuali le letture della messa, rileva il presule: l' invito di Isaia a ricordare che "siamo fatti d' argilla" e quello di Marco a "vegliare" richiamano la fragilita' e la precarieta' dell' esistente, di cui il sisma di Assisi fu prova tangibile. Dopo la consacrazione dell' altare, il presidente Ciampi ha scambiato "il segno della pace" con tutti gli illustri ospiti e, dopo la benedizione, Giovanna Melandri si e' augurata che l' intero Paese diventi un "unico, grande, cantiere dell' utopia" come e' stato quello di Assisi, "dove si e' lavorato in francescana armonia", grazie anche "alla collaborazione di tutte le autorita' civili e religiose". Le autorita' escono tra gli applausi, soprattutto per Ciampi e signora che, in un bagno di folla, sentono gridare "Che bella coppia!", mentre Veltroni stringe mani e ripete "che emozione" e una testa calda, subito allontanato, grida alla Melandri di "vergognarsi a fare la passerella". Poi la gente sfolla per le viuzze di Assisi dall' aspetto accogliente e ordinato, ma ancora con tante impalcature che ci inducono a chiedere a padre Enzo Fortunato, incaricato delle relazioni esterne, quale sia stato il rapporto con la citta' e la sua gente, durante il restauro: "Tutti hanno partecipato con gioia", risponde. "La Basilica e' un grande motore spirituale ma anche economico per tutta l' Umbria. Cosi' , anche le iniziali divergenze col Comune (governato dal Polo con sindaco An) si sono presto composte e gli amministratori si sono sentiti coinvolti nell' impresa". La partecipazione della gente risalta nel primo pomeriggio quando, rimosse finalmente le transenne, un flusso ininterrotto visita la chiesa riaperta. Ai piedi della scalinata, assorto, con la Bibbia aperta sulle ginocchia, siede al gelo un giovane con un saio di tela di sacco e piedi completamente nudi. Il fioretto di un devoto del Santo? Tutti lo sfiorano, ma nessuno turba quell' impassibilita' , quasi irreale: il ritorno della Basilica e' anche questo. Cesare Medail

 

 

 IL RESTAURO Cimabue e Giotto, un "mosaico" miracoloso ASSISI - La Navata della Basilica Superiore e' stracolma: sulle teste, migliaia, le luci dei riflettori. Lo sguardo corre dalla prima campata alla terza, alla quinta, della crociera. Sopra di me stanno i dottori della Chiesa, Ambrogio, Gregorio, Agostino, salvati e restaurati, manca Gerolamo distrutto dal sisma. Le figure, le architetture mostrano il segno di una mano nuova, sensibile alle novita' del mondo gotico di Francia, consapevole della civilta' di Bisanzio ma gia' ben oltre quella. Insomma, si pensa, Giotto giovane. Piu' avanti, alla terza campata ecco una singolare Deesis: Cristo, Madonna, Giovanni, ma - in aggiunta - San Francesco; la pittura e' di cultura romana, probabilmente Jacopo Torriti. In fondo, oltre la vela ricostruita e campita a neutro, dove era il San Matteo, intravedo le immagini forti degli evangelisti di Cimabue. Dunque ecco i tre tempi delle pitture: attorno al 1280 Cimabue, verso il 1290 Torriti e quindi Giotto che appare, qui, nella prima campata. Le luci scandiscono gli spazi e i colori, mentre la messa prosegue e il cardinal Sodano pronuncia l' omelia. Ed ecco, lungo le pareti della navata, due grandi culture a confronto che ad Assisi trovano una sintesi, come suggerisce Antonio Paolucci: maestri romani e maestri toscani quasi giustapposti, un cantiere che inizia dall' abside verso la facciata e dalle volte a terra, fino a che Giotto, in basso, nelle Storie francescane, riorganizzera' spazio e prospettive. Ma sono le zone delle volte campite a neutro a porre il vero problema. Salvate le strutture della chiesa, del monastero, del museo, della piazza, restano gli affreschi sbriciolati. Come operare sui frammenti? 120.000 solo per la vela crollata di Cimabue, 2.000 per ciascun santo dell' arcone di ingresso, decine di migliaia per la vela del San Gerolamo. Nel laboratorio allestito qui dall' ICR con Giuseppe Basile, e dove operano decine di restauratori di varie imprese e i volontari laureati e laureandi dell' Universita' di Viterbo, e' come trovarsi in un atelier di mosaicisti. Fanno da supporto le foto scattate appena prima del crollo, ingrandite fino a un rapporto 1:1 con l' affresco originale. Su di esse si adattano i frammenti e, anche se i bordi non collimano quasi mai, nell' insieme si ricollocano dal 60 all' 80 per cento dei pezzetti di intonaco dipinto. Un successo insperato. Rimessi in situ gia' ora i Santi Vittorino e Rufino, sono in fase avanzata di riconnessione i frammenti di Domenico, Pietro Martire, Chiara, Francesco, Antonio da Padova, Benedetto; insomma l' arcone di ingresso intero potra' essere recuperato. Si sta lavorando alla vela col San Gerolamo, sempre col metodo della ricomposizione a mano. Per la vela del Cimabue, invece, si opera col computer: se l' operazione andra' in porto i tempi, da un anno e mezzo, si abbrevieranno a pochi mesi. E dopo? Dopo decideranno gli studiosi se campire il fondo e annullare l' effetto mosaico che oggi vediamo o mantenere il segno delle mancanze. Ma, al di la' di questo insperato successo, la pulitura di 5.000 mq di affreschi fa capire la novita' di Giotto rispetto ai principali maestri attivi nella chiesa, diverso dal classicheggiante Maestro di Isacco, diverso dal - greco - Maestro della cattura, diverso da Torriti e dai romani che dipingono sulle pareti. Giotto ha conoscenze di architettura e prospettiva che unisce a una rinnovata esperienza dell' antico e del mondo gotico francese, come segnalava Cesare Gnudi. Si scioglie cosi' ogni dubbio sulla autografia giottesca delle Storie francescane; lo conferma Maria Andaloro: "Esiste con Pietro Cavallini un comune patrimonio di tecniche e di ductus pittorici, ed anche di tipologie facciali, ma il rapporto figura - spazio e col fondo e' un crinale oltre cui scatta la diversita". I cori si levano forti, alzo lo sguardo verso il fondo della chiesa: il cardinal Sodano, nel trono cosmatesco alto sulla navata, e' come un antico pontefice. Magia di una giornata di luce su queste venerate pitture. Arturo C. Quintavalle 

 

 

LA RICOSTRUZIONE Ed entro la fine dell' anno pronte anche San Rufino e Santa Chiara ASSISI - Dopo la Basilica Superiore, Assisi ritrovera' entro l' anno anche le basiliche di San Rufino e Santa Chiara, nelle quali i lavori di consolidamento sono quasi finiti. San Rufino aveva riportato danni alle volte e alla facciata, e anche per Santa Chiara c' era stato un principio di distacco della facciata dal resto della struttura. Qui, in tempi brevi sara' pronto anche un nuovo accesso alla tomba della santa. In questo caso, pero' , si tratta di un intervento per il Giubileo, il sisma del ' 97 non c' entra. Molti cantieri ancora aperti rischiano invece di non terminare i lavori in tempo. "Sono stati aperti in ritardo - spiega Luciano Marchetti, vicecommissario ai beni artistici dell' Umbria - e in molti casi finiremo a Giubileo in corso". Quasi sempre si tratta del patrimonio cosiddetto "minore": circa 180 interventi per un totale di 160 miliardi. Fra questi, situazioni significative dal punto di vista storico - artistico, come le tre chiese della piazza di Bevagna (saranno ripristinate a meta' 2000) o il centro storico di Nocera Umbra.

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