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Papa: Basta politici che accusano i migranti di tutti i mali

Redazione Ansa - GIUSEPPE LAMI
Pubblicato il 18-12-2018

Messaggio Papa Giornata Mondiale Pace: la Buona politica è al servizio della pace

"Pace a questa casa!": è questo l'augurio con cui Papa Francesco inizia il nuovo anno e apre il suo Messaggio per la Giornata mondiale della Pace, reso noto oggi in vista della ricorrenza del prossimo 1° gennaio. Sono le parole con cui Gesù invia in missione gli apostoli e la casa di cui parla è "ogni famiglia, comunità, ogni Paese, ogni continente" ed è anche la "nostra casa comune" di cui Dio ci affida la cura.

La sfida della buona politica
Cuore del Messaggio, datato 8 dicembre 2018, è la stretta relazione tra la pace e la politica di cui Francesco tratteggia potenzialità e vizi in prospettiva presente e futura, riconducendo entrambe ad una "sfida" giornaliera, a un "grande progetto" fondato "sulla responsabilità reciproca e sull'interdipendenza degli esseri umani". La pace, come un "fiore fragile che cerca di sbocciare in mezzo alle pietre della violenza" - scrive il Papa citando l'amato poeta Charles Péguy - si scontra con "abusi" e "ingiustizie", "emarginazione e distruzione" che la politica provoca quando "non è vissuta come servizio alla collettività". La buona politica è invece un "veicolo fondamentale per costruire cittadinanza e opere" e, se "attuata nel rispetto fondamentale della vita, della libertà e della dignità", può diventare una "forma eminente di carità".

Carità e virtù per una politica a servizio di pace e diritti
E se l'azione dell'uomo è sostenuta e ispirata dalla carità, ricorda Francesco citando la Caritas in Veritate di Benedetto XVI - "contribuisce all'edificazione di quella universale città di Dio verso cui avanza la storia della famiglia umana". E' un programma in cui i politici di tutte le appartenenze possono ritrovarsi purchè operino per il bene della famiglia umana praticando virtù che "soggiacciono al buon agire politico": giustizia, equità, rispetto, sincerità, onestà, fedeltà. Il buon politico é, come delineato dalle beatitudini del Cardinale vietnamita François-Xavier Nguyễn Vãn Thuận che il Papa riprende, chi ha coscienza del proprio ruolo, chi è coerente, credibile, capace di ascoltare, coraggioso e impegnato per l'unità e il cambiamento radicale. Da qui la certezza espressa nel Messaggio che la "buona politica è al servizio della pace".

Virtù e vizi della politica
Ma la politica non è fatta solo di virtù e di rispetto di diritti umani fondamentali. Francesco dedica un paragrafo del suo Messaggio ai "vizi" che "indeboliscono l'ideale di un'autentica democrazia". Sono quelli che definisce "inettitudini personali", "storture nell'ambiente e nelle istituzioni", prima fra tutte la corruzione e poi il non rispetto delle regole, la giustificazione del potere con la forza, la xenofobia, il razzismo: esse "tolgono credibilità ai sistemi", sono "la vergogna della vita pubblica e mettono in pericolo la pace sociale".

Politica, giovani e fiducia nell'altro
Ma c'è anche un altro aspetto vizioso della politica che il Papa mette in luce e che ha a che vedere con il futuro e i giovani. Quando l'esercizio del potere politico - scrive - mira solo a " salvaguardare gli interessi di taluni individui" l’avvenire "è compromesso e i giovani possono essere tentati dalla sfiducia, perché condannati a restare ai margini". Quando, invece, la politica si traduce, in concreto, nell’incoraggiamento dei giovani talenti e delle vocazioni che chiedono di realizzarsi, la pace si diffonde" e "diventa una fiducia dinamica". Una politica è dunque a servizio della pace - afferma Francesco - se riconosce i carismi di ciascuna persona intesa come "una promessa che può sprigionare nuove energie".

Servono artigiani della pace
Ma il clima di fiducia, è la considerazione del Pontefice, non è "mai facile", in particolare "in questi tempi". Francesco rimarca, a questo proposito, la diffusa "paura dell'altro", le "chiusure", "i nazionalismi" che segnano la politica di oggi mettendo in discussione la "fraternità di cui il nostro mondo globalizzato ha tanto bisogno". Da qui il richiamo ad "artigiani della pace" e "messaggeri" autentici di Dio che animino le nostre società. A questo auspicio si unisce anche, da parte del Papa, un appello - a cento anni dalla fine della prima Guerra Mondiale - a cessare con la "proliferazione incontrollata di armi" e con l'"escalation in termini di intimidazione". La pace , ribadisce il Pontefice - non mancando di ricordare specialmente i tanti bambini vittime della guerra - "non può mai ridursi al solo equilibrio delle forze e della paura".

La politica della pace attinge al Magnificat
L'affresco che emerge dal Messaggio del Papa si conclude nell'ultimo paragrafo con una sottolineatura dedicata al rapporto tra diritti e doveri, per ribadire che - come ci ricorda anche il settantesimo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani - il "grande progetto politico della pace" si fonda sulla "responsabilità reciproca e sull'interdipendenza degli esseri umani". Esso ci sfida nell'impegno di tutti i giorni e ci chiede una " conversione del cuore e dell'anima". A chi vuole impegnarsi nella "politica della pace" il Papa consegna infine lo spirito del Magnificat che Maria canta a nome di tutti gli uomini: «Di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; […] ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre» (Lc 1,50-55). (Gabriella Ceraso - News.va)

No alla guerra e alla strategia della paura

Cento anni dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, mentre ricordiamo i giovani caduti durante quei combattimenti e le popolazioni civili dilaniate, oggi più di ieri conosciamo il terribile insegnamento delle guerre fratricide, cioè che la pace non può mai ridursi al solo equilibrio delle forze e della paura. Tenere l’altro sotto minaccia vuol dire ridurlo allo stato di oggetto e negarne la dignità. È la ragione per la quale riaffermiamo che l’escalation in termini di intimidazione, così come la proliferazione incontrollata delle armi sono contrarie alla morale e alla ricerca di una vera concordia. Il terrore esercitato sulle persone più vulnerabili contribuisce all’esilio di intere popolazioni nella ricerca di una terra di pace. Non sono sostenibili i discorsi politici che tendono ad accusare i migranti di tutti i mali e a privare i poveri della speranza. Va invece ribadito che la pace si basa sul rispetto di ogni persona, qualunque sia la sua storia, sul rispetto del diritto e del bene comune, del creato che ci è stato affidato e della ricchezza morale trasmessa dalle generazioni passate.

Il nostro pensiero va, inoltre, in modo particolare ai bambini che vivono nelle attuali zone di conflitto, e a tutti coloro che si impegnano affinché le loro vite e i loro diritti siano protetti. Nel mondo, un bambino su sei è colpito dalla violenza della guerra o dalle sue conseguenze, quando non è arruolato per diventare egli stesso soldato o ostaggio dei gruppi armati. La testimonianza di quanti si adoperano per difendere la dignità e il rispetto dei bambini è quanto mai preziosa per il futuro dell’umanità.


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