attualita

Giappone, sul militarismo la Chiesa non fa sconti

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

E’ un paese lacerato oggi il Giappone su temi fondamentali come la tutela della pace, il ricorso alla guerra, il diritto alla difesa. E la Chiesa cattolica, in questo delicato frangente, fa sentire la sua voce, tutta protesa a salvaguardare il carattere pacifista della nazione, compromesso dalla svolta del Premier Shinzo Abe.

Il governo ha promosso un controverso disegno di legge sulla sicurezza nazionale, approvato a luglio dalla Camera bassa del parlamento, che prevede la possibilità di impiegare le forze armate in missioni di combattimento all'estero. Se la Camera alta darà il suo placet – altamente probabile poichè il governo detiene una maggioranza schiacciante nell’assise – si tratterà  di un cambiamento epocale rispetto alla Costituzione varata dopo la Seconda Guerra Mondiale, che vietava espressamente l'uso delle forze armate nipponiche all’estero.



Grazie alla nuova legge, spiega il quotidiano Asahi Shimbun, il Giappone potrebbe partecipare alle missioni Onu che prevedono l'intervento armato, fornire supporto logistico agli Usa e altre «nazioni amiche», così come partecipare alle operazioni antiterrorismo internazionali (ad esempio contro l’IS), e potrebbe essere direttamente coinvolto in caso di una crisi militare con la Corea del Nord.

Di fronte a tale scenario, una imponente manifestazione contro la nuova legge e a difesa dell'articolo 9 della Costituzione – che impone al Giappone di non tenere un esercito di aggressione ma soltanto delle forze di auto-difesa – ha visto sfilare il 30 agosto scorso per le strade di Tokyo oltre 120mila persone, radunatesi davanti al Parlamento.



Le celebrazioni dei settant’anni dalle bombe atomiche su Hirosina e Nagasaki, quasi in concomitanza con le nuove disposizioni in materia di difesa, hanno ridestato il dibattito nel paese del Sol Levante e risvegliato la coscienza pacifista di una popolazione che ancora si lecca le ferite del passato.

Sono stati 300 i cortei antimilitaristi organizzati nei giorni scorsi in varie città nipponiche (e una prima ondata di protesta si era già registrata un mese fa), controbilanciati da altre manifestazioni di stampo nazionalista che, sia pur in tono minore, mostravano di approvare la mossa del governo.



In questa fase di confronto, i vescovi si sono nettamente schierati per la pace e il disarmo, ritenendo «assolutamente inaccettabile che un esecutivo decida di mettere in atto una reinterpretazione che va contro un principio fondamentale della Costituzione», hanno scritto in un messaggio della Commissione «Giustizia e pace», firmato dal vescovo Taiji Katsuya.

«Per quasi settant’anni abbiamo rispettato e difeso con l'orgoglio la Costituzione del Giappone, in particolare il preambolo che fa appello alla pace nel mondo e l'articolo 9, che prevede la rinuncia alla guerra. Il Giappone non ha causato morti in guerra, sia tra giapponese o stranieri, nel corso di questi anni, mentre la società internazionale ha subito incessanti conflitti armati. Il governo ora sta cercando di porre fine a questo periodo», scrive l’episcopato.



Da un lato la Chiesa critica il provvedimento nel merito, ricordando, con le parole del docuemtno conciliare «Gaudium et spes», che «la pace non è la semplice assenza di guerra» ma è «la ferma volontà di rispettare gli altri uomini e popoli e la loro dignità, nonché la pratica della fratellanza», mentre la nuova legge potrà «provocare ostilità, alimentando conflitti».

Dall’altro i vescovi denunciano senza mezzi termini che, tal modo, «si apre la strada alla dittatura, distruggendo il Costituzionalismo». L'appello stringente è, dunque, «il ritiro della nuova legge», prima che possa provocare danni irreversibili.



I vescovi nipponici si sono sentiti confortati anche dalle recenti parole del Papa. Nell’Angelus del 9 agosto scorso, Francesco ha ricordato gli attacchi atomici in Giappone parlando di «monito perenne all'umanità, affinché ripudi per sempre la guerra e bandisca le armi nucleari». «La triste ricorrenza – ha scandito – ci chiama soprattutto  a pregare e a impegnarci per la pace, per diffondere nel mondo un'etica di fraternità e un clima di  serena convivenza tra i popoli». «L'unico modo di vincere una guerra è non farla», ha concluso. (Paolo Affatato)

Cari amici la rivista San Francesco e il sito sanfrancesco.org sono da sempre il megafono dei messaggi di Francesco, la voce della grande famiglia francescana di cui fate parte.

Solo grazie al vostro sostegno e alla vostra vicinanza riusciremo ad essere il vostro punto di riferimento. Un piccolo gesto che per noi vale tanto, basta anche 1 solo euro. DONA