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Gentiloni: 'Terrorismo, rischi di infiltrazione dagli immigrati'

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

«Ci sono rischi di infiltrazione anche notevoli di terroristi dall’immigrazione». Lo ha il Ministro degli Esteri Paolo Gentiloni oggi a Londra per un vertice anti Isis. «Per fortuna i nostri apparati di sicurezza sono allertati e funzionano ma questo non ci consente di abbassare minimamente il grado di preoccupazione».

Salvini: «Blocchiamo gli sbarchi»

Il segretario federale della Lega Nord Matteo Salvini ha subito commentato: «Le dichiarazioni del ministro sono gravissime e meritano immediate spiegazioni in Parlamento, il blocco dell’operazione Triton e di ogni nuovo sbarco». Il ministro, però, ha subito precisato che «Nessun Paese democratico può avallare alcuna confusione fra fenomeni migratori e terroristici». Perché, ha aggiunto, «diffondere l’idea che dietro i barconi di disperati che approdano sulle nostre coste si annidi il terrorista col kalashnikov sarebbe un errore culturale oltreché improbabile dal punto di vista tecnico».


Il vertice di Londra: «Una lotta che durerà anni»

Gentiloni è volato a Londra per partecipare a un vertice del “gruppo ristretto” della coalizione internazionale anti-Isis. La conferenza vede riuniti intorno allo stesso tavolo i rappresentanti di 21 Paesi, fra cui anche l’Italia, per affrontare i temi caldi dell’emergenza. Argomento dell’incontro, i temi militari nel conflitto contro lo Stato islamico, il fenomeno dei «foreign fighters», il contrasto ai sistemi di finanziamento dell’Isis e gli aiuti umanitari per le popolazioni più a rischio. Prima di ospitare la riunione dei 21 ministri degli Esteri dei Paesi della coalizione internazionale, guidata dagli Stati Uniti, il ministro degli Esteri britannico Philip Hammond ha detto che per sconfiggere il nemico comune serviranno “anni”. «Non sarà fatto in tre o sei mesi. Per spingere lo Stato islamico fuori dall’Iraq ci vorranno un anno, due anni, ma stiamo facendo le cose che bisogna fare per cambiare la corrente». Il processo sarà lento, ha ammesso Hammond in un’intervista a Sky News, aggiungendo che le forze irachene stanno migliorando, ma devono ancora fare molta strada prima di essere capaci di lanciare una vasta offensiva sul terreno.

«Si impegnino anche i Paesi islamici»

Prima di partecipare alla conferenza, il ministro ha dichiarato che «Dopo le stragi in Francia ci deve essere «il rilancio di un impegno» nella lotta agli jihadisti «anche da parte dei Paesi a maggioranza islamica, pure loro bersaglio del terrorismo». «In Occidente», ha aggiunto il titolare della Farnesina, «c’è un moltiplicarsi e un rafforzarsi dell’impegno contro queste nuove forme di terrorismo, un terrorismo che si fa Stato, con anche Al Qaeda che torna prepotentemente e con Boko Haram che in Nigeria fa cose terribili. Così ci si aspetta anche dai Paesi islamici». Secondo il ministro, che nel pomeriggio tornerà a Roma per il Consiglio dei ministri sulle missioni internazionali, «è anche una battaglia culturale, per esempio in Egitto si sta lavorando sull’interpretazione del Corano. Ma non è una cosa facile: questi governi hanno a che fare con un’opinione pubblica divisa sul contrasto al terrorismo». La conferenza londinese, ha spiegato Gentiloni, è anche un modo per «coordinare» i Paesi arabi. Corriere della Sera

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