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Francesco in Ecuador: primato dei poveri

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Le periferie, certo. Gli ultimi. Gli "scartati". Perché dalla loro prospettiva Dio guarda il mondo. E perché - nella visione bergogliana - sono le aree marginali a offrire le chiavi di comprensione per penetrare la complessità del reale. Per arrivare al centro. Sia esso il cuore pulsante della finanza, della politica, della cultura. O sia esso il cuore pulsante di un Continente. E, in effetti, le "tre nazioni sorelle" - Ecuador, Bolivia e Paraguay - scelte da papa Francesco per il suo ritorno in America Latina, sintetizzano, pur nelle dimensioni relativamente ridotte, quell’unità plurale in cui i vescovi ad Aparecida hanno individuato l’essenza di questa parte di mondo. Meticciato, varietà etnica e culturale sono racchiusi nel Dna della "latino americanità". In Ecuador, Bolivia e Paraguay, però, tale elemento si svela nella molteplicità di tratti somatici, lingue, abbigliamenti, cosmovisioni. Frutto di cinque secoli di incontro-scontro tra europei e amerindi. I primi mai completamente vincitori, i secondi mai totalmente vinti. La loro presenza massiccia in queste nazioni - e non solo - ne è la dimostrazione. In Bolivia, gli indigeni sono più della metà della popolazione. In Ecuador il 30 per cento, anche se - per carenze nelle misurazioni - le stime ufficiali si limitano al 6. In Paraguay, dove la totalità degli abitanti parla guaranì e castigliano, i nativi sarebbero a malapena del 3 per cento. Ma questo solo perché tuttora i nativi non vogliono autodefinirsi tali.



In tale contesto la Chiesa vuol proporsi - per citare ancora la Quinta Conferenza dell’episcopato regionale - come "sacramento di comunione". Di fraternità reale. E il Papa, oggi, va a rinfrancarla nella missione. A iniziare da Quito, in Ecuador, dove arriverà questo pomeriggio, (ora locale), dopo 13 ore di volo. Per poi partire, per un breve blitz, nella seconda città del Paese, la frenetica Guayaquil, e, dunque, rientrare nella capitale, alle falde del vulcano Pichincha.
Una cifra di questo viaggio - come emerge già dalla prima tappa - è la scelta di Francesco del "contesto urbano". In Bolivia, dove arriverà mercoledì, trascorrerà qualche ora a La Paz e poi, per evitare i problemi dell’altitudine, volerà a Santa Cruz, motore economico del Paese.


E là resterà fino alla partenza per Asunción, in Paraguay, venerdì. Il Papa, dunque, toccherà cinque metropoli. «È interessante che la rivelazione ci dica che la pienezza dell’umanità e della storia si realizza in una città», scrive Francesco nell’Evangelii gaudium. Là si può cogliere la modernità nelle sue laceranti contraddizioni. Ma là si può scoprire «quel Dio che abita nelle sue case, nelle sue strade, nelle sue piazze», promuovendo - si legge sempre nell’Evangelii gaudium - «la solidarietà, la fraternità, il desiderio di bene, di verità, di giustizia».



È questione di «allenare lo sguardo». A partire dall’educazione. Da qui, gli incontri con il mondo della scuola in Ecuador e Bolivia, con i giovani sul lungofiume paraguayano, con la società civile, le autorità politiche ed ecclesiastiche dei tre Paesi visitati. Nella convinzione che solo la Buona Notizia possa innescare processi per costruire sistemi più umani, "a misura di povero". Restano questi ultimi i protagonisti "preferenziali" del viaggio, nelle loro varie declinazioni. Gli anziani assistiti dalle Missionarie della Carità a Quito; gli indigeni ecuadoriani scesi dal Chimborazo per incontrare il Papa; i carcerati chiusi nel "buco nero della giustizia" di Palmasola; quanti si organizzano in movimenti popolari e a cui il Papa, dopo il primo incontro in Vaticano, porterà di nuovo il suo sostegno a Santa Cruz; i bimbi malati dell’ospedale pediatrico di Asunción o i residenti della baraccopoli del Bañado Norte, eterni sfollati, prima per far posto alle monocolture, poi per le inondazioni cicliche del fiume Paraguay sulle cui rive sono hanno trovato rifugio. Francesco li mette sotto la protezione della Vergine, che nel Magnificat, si rivela di impegno e profezia, e dunque modello di ogni discepolo. Non a caso, uno dei momenti centrali del viaggio del Pontefice sarà la Messa al Santuario mariano di Caacupé, sabato 11 luglio. Domenica 12, in serata, la partenza per l’Italia, dove arriverà il giorno dopo.(Avvenire)

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