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EXPO: BANCO ALIMENTARE,200KG CIBO RECUPERATI PER 54.000 POVERI

Roberto Pacilio
Pubblicato il 30-11--0001

L'expo è iniziato e con esso tutti gli eventi e le manifestazioni collegate al cibo. Ma quanto cibo viene sprecato? C'è qualcuno che si occupa di recuperare gli alimenti avanzati per consegnarli alle strutture caritatevoli? Ebbene si. Esiste la Fondazione Banco Alimentare Onlus, attiva In Italia dal 1989, che recupera prodotti ancora integri e non scaduti che sarebbero però destinati alla distruzione, perché non più commercializzabili. Nel 2014 sono state recuperati 40.448 tonnellate, 1.045.155 piatti pronti di cibo cotto e raccolte 14.965 tonnellate di prodotti alimentari donati. Ogni giorno tali alimenti vengono ridistribuiti gratuitamente a 8.669 strutture caritative che aiutano circa 1.910.000 poveri in Italia, di cui quasi 200.000 bambini. Abbiamo intervistato Andrea Giussani, presidente della Fondazione.


1.  Che tipo di cibo "recuperate" all'Expo? 

Ad oggi abbiamo recuperato oltre 200 kg di pane. In queste settimane stiamo contattando uno ad uno i vari bar e ristoranti e padiglioni a cui forniamo tutte le linee guida e le indicazioni necessarie per non sprecare e consentirci di recuperare tutto ciò che eventualmente avanzasse, dall’alimento fresco a quello cucinato. Questa fase di monitoraggio è fondamentale per riuscire a stimare la quantità di eccedenze e organizzare il recupero e anche la redistribuzione sul territorio.

2.  Perchè viene scartato?

Le cause di generazione dell’eccedenza sono molteplici: dalla comune vicinanza alla data di scadenza, ad un errore nel packaging, alla stagionalità, talvolta semplici difetti estetici di qualche prodotto ma che rimane perfettamente commestibile. Alcune cause sono fisiologiche e questo ci fa capire come ci saranno sempre prodotti che ancora perfettamente igienici e gustosi escono dal circuito di produzione. L’importante è sapere che questi stessi alimenti possono diventare una risorsa per chi ha poco.

3.  Ci può fareuna sorta di classifica del cibo più scartato che voi distribuite alle mense?

Non è possibile stilare una classifica degli alimenti più scartati; va detto che i prodotti alimentari più richiesti dalle strutture caritative che assistiamo non necessariamente coincidono con quelli più facilmente accessibili e recuperabili. Tra questi troviamo ad esempio pasta, riso, latte e olio, oltre a tutti gli alimenti per l'infanzia.

4.  Quante mense aiutate solo con il cibo recuperato dall'Expo?

Il cibo che recupereremo dall’Esposizione Universale verrà distribuito alle 240 strutture caritative milanesi, non solo mense, con noi convenzionate che assistono 54.000 poveri in città.

5.  Quali sono le strutture caritative che aiutate?

In Italia assistiamo più della metà delle strutture caritative che offrono un aiuto alimentare che in Italia sono circa 15.000. Sono mense per poveri, caritas, san Vincenzo, case di accoglienza, banchi di solidarietà, centri di recupero etc.

La maggior parte di questi fornisce aiuto tramite la consegna di pacchi alimentari.

 

6.  Ma tutta questa macchina su quali forze economiche si regge?

Innanzitutto il processo di recupero, di controllo e di redistribuzione, in tutta Italia, è sostenuto e animato dalla instancabile opera di circa 1700 volontari continuativi, oltre ad un centinaio di dipendenti. I nostri costi principali sono per i magazzini ed i trasporti. Infatti tutto il cibo é donato o recuperato gratuitamente. Per sostenere i costi ci impegniamo nella ricerca di sostenitori, dai singoli a imprese donatrici, con una attività di Fundraising.

 

7.  Che cosa si potrebbe fare di più?

Da parte delle istituzioni sarebbe auspicabile un'opera di semplificazione delle norme sul recupero a scopo sociale e benefici fiscali ai donatori di alimenti. Da parte della filiera alimentare, industrie della produzione e distribuzione, sarebbe di grande aiuto una crescita della loro consapevolezza che recuperare invece che distruggere eccedenze alimentari non richiede maggiori costi ma solo qualche accorgimento e una attenzione a processi che, gestiti in collaborazione con realtà come la nostra, fanno bene a chi riceve il cibo ma possono anche dare immagine e responsabilità sociale a chi lo dona.  

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