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Crisi greca tra banche chiuse, pensionati in coda e preghiere

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

C’è il sole ad Atene. E la vita va avanti. Anche con le banche chiuse. Molta gente si accalca alle edicole a leggere titoli scritti a caratteri cubitali. Due bambini comprano le scarpe nuove insieme alla mamma. 

Profumo di pane appena sfornato in piazza Omonia, dove in alto c’è un grande cartello pubblicitario con sopra scritto: «Benvenuti in Grecia». Si vedono pochi turisti in giro. In compenso, una famiglia siriana è appena arrivata da Damasco, dopo 15 giorni di viaggio: «Siamo in Europa, finalmente». Europa? 

Molti bancomat sono scarichi, svuotati da giorni di panico e prelievi. Le banche non apriranno per tutta la settimana. Prelievo massimo consentito: 60 euro al giorno. I pensionati greci si mettono in coda alle 7 del mattino. Non tutti, per la verità. Solo quelli che non hanno il bancomat: per loro l’unico modo di ritirare un po’ di contanti è presentarsi agli sportelli. 



Hanno ventagli, foto, ciondoli, preghiere, preoccupazioni. «Devo comprare le medicine per me, devo aiutare mio figlio disoccupato». Ma alla fine la National Bank of Greece non apre. Non oggi. «Forse domani», dice l’impiegato mandato fuori a spiegare la situazione nella calca. «Nel pomeriggio renderemo pubblico l’elenco delle filiali che apriranno solo per voi». Qualcuno impreca. Altri sorridono con fatalismo e ironia. Poi tutto finisce, come sempre, nel sole e nel traffico.

A mezzogiorno una pensionata faceva la carità in via Athinas a una signora più povera di lei. Dal Carrefour uscivano piccoli sacchetti: latte, carne, uova. Ma tutti gli acquirenti erano pieni di orgoglio: «Va bene così. Siamo senza soldi, ma ci arrangiamo. Intanto i mercati stanno andando molto male. E forse quelli là - i tedeschi - si renderanno conto che non è facile piegare il popolo greco». (Niccolò Zancan - La stampa)

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