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Cop26: successo o sconfitta?

ORAZIO LA ROCCA Narendra Shrestha - Epa
Pubblicato il 27-12-2021

Il testo conclusivo è stato “annacquato” rispetto ai contenuti presenti

Non sarà stato un grande successo, ma dire che la Cop26 di Glasgow sia stata un fallimento totale non è corretto. È riduttivo e fuorviante. In realtà, sul problema del riscaldamento climatico, dei consumi e della difesa dell'ambiente sono stati fatti passi, forse ancora piccoli, ma concreti, che stanno ad indicare una direzione su cui occorre proseguire. Piccoli passi, certamente non risolutivi nell'immediato, ma importanti”, perché per la prima volta sono stati accettati dai 194 Paesi, Italia compresa, che hanno ratificato la risoluzione della Convenzione Quadro dell'Onu sui cambiamenti climatici sui quali si è discusso al recente meeting tenuto del Regno Unito. 

Antonio Cianciullo, firma storica del quotidiano La Repubblica su ambiente, ecologia e difesa della natura – oggi responsabile del canale Ambiente di Huffington Post, sito di informazione tra i più seguiti al mondo –, non si unisce al coro di quanti definiscono fallimentare la risoluzione finale della Cop26, la conferenza sulla lotta ai cambiamenti svolta in Scozia, sotto l'egida delle Nazioni Unite. Lo sostiene con convinzione, sulla base della sua lunga attività giornalistica dedicata alle tematiche ambientalistiche. Come, con altrettanta ferma convinzione, definisce papa Francesco “uno dei più seri ambientalisti” in circolazione. È il Papa che per la prima volta nella storia della Chiesa – riconosce Cianciullo – “al centro del Pontificato, accanto alla promozione dei diritti umani, della condanna delle guerre, dell'aiuto alle popolazioni più povere, ha messo la difesa del creato e dell'ambiente con una forza propositiva che non ha precedenti”, prendendo a modello, ispirandosi, quanto in materia di amore per ambiente, creato, natura a san Francesco di Assisi. Insegnamenti del dna francescano che ancora oggi sono di strettissima attualità, nonché – puntualizza Cianciullo – “necessari” anche per chi ha a cuore la promozione di politiche mirate per la cura dell'ambiente, a partire dalla ormai inevitabile necessità di iniziare seriamente a pensare come e quando abbassare il riscaldamento eccessivo del pianeta con consumi, stili di vita, sfruttamento delle risorse più mirati e sostenibili. Concetti, analisi ed esortazioni che non a caso danno corpo e peso alla Laudato si’, la prima Lettera Enciclica dedicata interamente ai temi della difesa dell'ambiente e del creato scritta da papa Francesco, che Cianciullo promuove a pieni voti sotto tutti i punti di vista, “anche quelli di natura tecnico-operativa”. Un testo di fede, come è giusto che sia, ma dai contenuti ambientali ed ecologici, scritto con grande passione e competenza, e per questo aperto a tutti, credenti, non credenti, diversamente credenti.

Su queste tematiche, al centro ovviamente della conferenza della Cop26, papa Francesco, pur non avendo partecipato di persona, è stato una delle voce più “presenti” al dibattito inviando un messaggio molto apprezzato all'inizio dei lavori ed alcuni indirizzi di saluto, invitando tutti i Paesi membri della convention a “non ignorare più il problema dei cambiamenti climatici”, chiedendo politiche “mirate” e “risolutrici”, ammonendo che si tratta di un dovere che interpella tutti ed al quale occorre rispondere senza perdere più tempo se veramente si ha a cuore “la difesa di questa nostra Terra” ed “il bene del futuro dei nostri figli”. 

Parole ed esortazioni condivise dalla totalità dei partecipanti a Glasgow, ma che non sembra che abbiano inciso più di tanto, stando alle critiche dei delusi dalla risoluzione finale, giudicata piuttosto “annacquata” e “riduttiva” rispetto alla prima bozza circolata nel corso dei lavori. “Vero, il testo finale della Conferenza è stato cambiato e annacquato rispetto ai contenuti presenti nella prima stesura del documento fatto circolare ufficiosamente tra i partecipanti”, riconosce Cianciullo. In sostanza, spiega il giornalista, è successo che nel testo della bozza iniziale sul problema del consumo di carbone – una delle principali cause del riscaldamento ambientale – se ne sollecitava la “eliminazione graduale”. Ma questa frase – dal forte significato politico e decisionista – nel documento finale, per andare incontro alle ferme pressioni di paesi maggiormente produttori di carbone come India e Cina, i delegati della Cop26 l'hanno sostituita con una più accomodante “riduzione graduale”. Espressione subito sommersa da una valanga di critiche per il semplice fatto che “eliminare” significa mettere una parola fine alla produzione ed al consumo del carbone; mentre “ridurre” prospetta, obiettivamente, interventi più graduali, meno definitivi, con tempi e modi in mano alla piena discrezionalità dei Paesi produttori.

Cianciullo condivide le critiche al documento finale, ma invita a non sottovalutare che per la prima prima volta 194 Paesi – Cina ed India compresi, particolare non di poco conto – hanno condiviso, sottoscrivendolo, un documento comune, che “i cambiamenti climatici sono problemi veri, purtroppo tremendamente seri non più procrastinabili” e che “l'eccessivo consumo di carbone ne è la causa principale”. Non è poco se solo qualche anno fa parlare di queste problematiche era quasi proibitivo per non suscitare reazioni avverse da parte dei Paesi maggiori produttori di carbone. “A Glasgow è finalmente caduto un tabù”, riconosce Cianciullo, anche se – tiene a precisare – occorre ancora lavorare molto per far sì che le cause legate al consumo di carbone siano definitivamente eliminate.

Altro punto dolente del documento finale di Cop26 è la riduzione della temperatura per far fronte ai cambiamenti climatici, che nella bozza iniziale veniva indicata in meno due gradi entro il 2030. Nel testo finale si è sceso a meno 1,5 gradi. Come pure il taglio delle emissioni dei gas serra: nella bozza iniziale era stato indicato un taglio del 45% entro il 2030, nel documento finale, si è sceso ad un taglio del 13,7%. “Un compromesso al ribasso”, ammette Cianciullo, ma che non è del tutto da buttare perché, è la prima volta che in un documento ufficiale i 194 Paesi del Cop26 convengono, tutti insieme, che i gas serra vanno tagliati, diminuiti. Si tratta in definitiva – invita a riflettere la firma ambientalista di Haffington Post – di piccoli veri passi che comunque sono concreti ed indicano una direzione da seguire. Certamente occorre fare di più, lavorare con forza e sopratutto fare squadra, tra i Paesi più virtuosi sul fronte della difesa dell'ambiente e della lotta ai cambiamenti climatici. “Tenendo, però ben presente – è l'amara conclusione di Cianciullo – che purtroppo ancora non c'è una autorità mondiale ambientalista che possa intervenire sui Paesi più distratti e meno interessati a far rispettare risoluzioni, norme e vincoli con cui salvaguardare questa terra su cui viviamo, ma senza esserne padroni assoluti. Come instancabilmente va ricordando e ammonendo papa Francesco sulle orme di san Francesco di Assisi”.  (Rivista San Francesco - clicca qui per scoprire come abbonarti)

 

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