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CHIORAZZO, AUXILIUM: ACCOGLIERE, PROTEGGERE, PROMUOVERE E INTEGRARE

Redazione AUXILIUM
Pubblicato il 12-01-2018

Siamo diversi, siamo differenti, abbiamo diverse culture e religioni, ma siamo fratelli e vogliamo vivere in pace

La Giornata mondiale del migrante e del rifugiato è un’occasione importante anche per riflettere: il 2017 si era chiuso con speranza e entusiasmo per il primo volo umanitario organizzato dall’Italia, che ha portato in sicurezza e legalità 162 migranti vulnerabili togliendoli dai campi di detenzione in Libia.

Ma il 2018 si è aperto, invece, con segnali cupi perché continuano le stragi di migranti nel Mediterraneo: 64 morti il giorno dell’Epifania, oltre 100 il 10 gennaio, il tragico conteggio di chi non ce l’ha fatta è ripreso.

Nel 2017 si era fermato oltre la cifra di 3000 morti in mare, senza considerare i tanti morti nel deserto, nelle carceri in Libia o sulla rotta dei Balcani. Queste tragedie devono renderci più consapevoli che il corridoio umanitario aperto il 22 dicembre con coraggio dal Governo Italiano, in particolare dal ministro Minniti - grazie anche alla CEI e soprattutto alla forza trascinante di Papa Francesco - è l’unica via possibile per un’accoglienza dal volto umano e per governare con giustizia le migrazioni, fenomeno epocale che nel mondo oggi coinvolge 250 milioni di persone, delle quali almeno 65 milioni sono profughi costretti a fuggire da guerre e miseria. La comunità di Sant’Egidio già da alcuni anni promuove i corridoi umanitari, dando una lezione di civiltà all’Italia e all’Europa e quello del 22 dicembre rappresenta un vero e proprio cambio di prospettiva. Questa convinzione nasce dall’esperienza: 46 migranti, dei 162 arrivati a Roma con quel volo, vivono oggi a Mondo Migliore a Rocca di Papa.

Parlare con loro, ascoltare le mamme eritree raccontare i mesi terribili passati nei centri di detenzione in Libia, sentire che sperano ancora nel futuro, vedere la gioia dei bambini che tornano a giocare, stupiti per aver ricevuto il primo giocattolo della loro vita dalla Befana (quest’anno particolarmente generosa grazie ai tantissimi giocattoli inviati a Mondo Migliore da Padre Enzo Fortunato), o entusiasti dallo spettacolo del Circo donato dal Papa a Roma, ci ha resi ancora più consapevoli che ciò che abbiamo di fronte sono persone e non numeri, come ha ricordato il Papa al Corpo diplomatico il 9 gennaio scorso.

E che dobbiamo partire da lì, dalla persona nel bisogno, che va guardata negli occhi, sapendo ascoltare la sua storia, asciugando le sue lacrime, sorridendo con lei per la ritrovata speranza. Sono passati quasi cinque anni dal viaggio di Papa Francesco a Lampedusa che cambiò, anche per noi che lavoriamo nel settore dell’accoglienza, la percezione del fenomeno migratorio.

Oggi il Pontefice è sempre più un faro a livello mondiale anche su questo problema, che riguarda la pace nel mondo e la promozione umana. Tante volte durante le scorse festività natalizie è tornato a dare voce a chi non ne ha: l’ha fatto, come detto, parlando al Corpo Diplomatico, ma ancor prima durante la messa della notte di Natale e durante la benedizione Urbi et Orbi il 25 dicembre. E, poi, il primo Gennaio 2018 all’Angelus.

“La nostra casa è la loro casa, la nostra patria è la loro patria. Perché se così non fosse non sarebbe nemmeno la nostra” ha detto il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana, accogliendo il 22 dicembre scorso all’aeroporto militare di Pratica di Mare, i profughi dalla Libia.

Una sintesi perfetta, ma quali sono i rischi oggi in Italia? L’ha spiegato bene monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della CEI, ai microfoni del Gr Radio1 presentando le iniziative della Chiesa italiana per la giornata del 14 gennaio. “C’è preoccupazione perché il tema dei migranti è stato ridotto a merce elettorale e viene meno il clima per ragionare con serenità”. E ha aggiunto: “tutto sta andando a finire nel tritacarne del tifo da stadio, del tifo curvaiolo”.

La Giornata mondiale del migrante può essere un antidoto a questi veleni, lavorando per concretizzare le recenti parole del Papa - che ha legato la Giornata mondiale della Pace, istituita 50 anni fa da Paolo VI, al fenomeno migratorio - il primo Gennaio all’Angelus: “Per favore non spegniamo la speranza nel loro cuore; non soffochiamo le loro aspettative di pace!". "È importante - ha spiegato il Papa - che da parte di tutti, istituzioni civili, realtà educative, assistenziali ed ecclesiali, ci sia l’impegno per assicurare ai rifugiati, ai migranti, a tutti un avvenire di pace".

 Un pensiero che riecheggia le parole che il Papa scrisse nel chirografo per il nostro libro Una carezza di Dio, un anno dopo la sua visita al centro accoglienza Auxilium di Castelnuovo di Porto: “Siamo diversi, siamo differenti, abbiamo diverse culture e religioni, ma siamo fratelli e vogliamo vivere in pace”.

di Angelo Chiorazzo

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