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CHIESA SIA CASA ACCOGLIENTE

Roberta Leone
Pubblicato il 30-11--0001

“Una Chiesa davvero secondo il Vangelo non può che avere la forma di una casa accogliente, con le porte aperte, sempre. Le chiese, le parrocchie, le istituzioni con le porte chiuse non si devono chiamare chiese, si devono chiamare musei!”. Manca ormai meno di un mese al Sinodo generale sulla “vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo” in calendario il prossimo ottobre, e da piazza San Pietro papa Francesco prosegue il suo ciclo di catechesi dedicato alla famiglia. Tra i pellegrini, in piazza, anche la gioventù francescana, che papa Francesco ha salutato al termine dell’udienza, commentando: “Sono bravi, questi giovani francescani!”.




Nell’udienza generale, il Papa si è soffermato sul legame tra la famiglia e la comunità cristiana. Un legame “naturale” - ha spiegato – “perché la Chiesa è una famiglia spirituale e la famiglia è una piccola Chiesa”.

 

  E se la comunità cristiana è “la casa di coloro che credono in Gesù come la fonte della fraternità tra tutti gli uomini”, la Chiesa “cammina in mezzo ai popoli, nella storia degli uomini e delle donne, dei padri e delle madri, dei figli e delle figlie”: è una Chiesa missionaria e in uscita quella che comincia nella famiglia, lì dove la storia degli affetti si forma e “si scrive direttamente nel cuore di Dio”. “La famiglia è il luogo della nostra iniziazione – insostituibile, indelebile – a questa storia. A questa storia di vita piena, che finirà nella contemplazione di Dio per tutta l’eternità in cielo, ma incomincia nella famiglia. E per questo è tanto importante la famiglia!”

 



Anche Gesù – ha rimarcato il Papa - “imparò la storia umana per questa via, e la percorse fino in fondo”. Cristo “imparò” il mondo in “una bottega, quattro case, un paesino da niente. Eppure, vivendo per trent’anni questa esperienza, Gesù assimilò la condizione umana”. Lasciata Nazaret per cominciare la vita pubblica, avrebbe poi formato “una comunità, una «assemblea», cioè una con-vocazione di persone. E questo è il significato della parola «chiesa»”.

 



L’assemblea riunita intorno a Gesù, e di cui i Vangeli raccontano, ha rimarcato il Papa, “ha la forma di una famiglia, e di una famiglia ospitale, non di una setta esclusiva, chiusa: vi troviamo Pietro e Giovanni, ma anche l’affamato, l’assetato, lo straniero e il perseguitato, la peccatrice e il pubblicano, i farisei e le folle. E Gesù non cessa di accogliere e di parlare con tutti, anche con chi non si aspetta più di incontrare Dio nella sua vita. E’ una lezione forte per la Chiesa! I discepoli stessi sono scelti per prendersi cura di questa assemblea, di questa famiglia degli ospiti di Dio”.

 

“Perché sia viva nell’oggi questa realtà dell’assemblea di Gesù - ha esortato il Pontefice -, è indispensabile ravvivare l’alleanza tra la famiglia e la comunità cristiana”, un’alleanza che per il Papa è “cruciale” nello stabilire nella società “centri dell’amore” contro i “centri di potere ideologici, finanziari e politici”.

La nostra speranza, ha detto, “è in questi centri dell’amore”, fondati sulla solidarietà e la partecipazione e, ha aggiunto, “anche sul perdono fra noi”.

 



Per papa Francesco “rafforzare il legame tra famiglia e comunità cristiana è oggi indispensabile e urgente”. D’altra parte, lo stesso Instrumentum laboris della prossima assemblea sinodale sottolinea, nell’introduzione, che “la famiglia, oltre che sollecitata a rispondere alle problematiche odierne, è soprattutto chiamata da Dio a prendere sempre nuova coscienza della propria identità missionaria di Chiesa domestica anch’essa «in uscita»”.

 

Le famiglie tuttavia, ha annotato il Pontefice, talvolta si tirano indietro, si dicono non all’altezza: “Padre, siamo una povera famiglia e anche un po’ sgangherata”, “Non ne siamo capaci”, “Abbiamo già tanti problemi in casa”, “Non abbiamo le forze”. “Questo è vero – è la risposta del Papa-. Ma nessuno è degno, nessuno è all’altezza, nessuno ha le forze! Senza la grazia di Dio, non potremmo fare nulla. Tutto ci viene dato, gratuitamente dato! E il Signore non arriva mai in una nuova famiglia senza fare qualche miracolo! Il Signore, se ci mettiamo nelle sue mani, ci fa compiere miracoli, ma quei miracoli di tutti i giorni, quando c’è il Signore lì, in quella famiglia”.

 



E se, da parte sua, la comunità cristiana deve “cercare di superare atteggiamenti troppo direttivi e troppo funzionali, favorire il dialogo interpersonale e la conoscenza e la stima reciproca”, le famiglie sono esortate a prendere l’iniziativa e a sentire la “responsabilità di portare i loro doni preziosi per la comunità”. “La famiglia e la parrocchia – ha concluso il Papa - devono compiere il miracolo di una vita più comunitaria per l’intera società”.

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