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'DOVE' mangiare, dormire, lavarsi. Ecco la guida 2018 per chi non ha casa o è in difficoltà

Mario Scelzo ANSA - CLAUDIO PERI
Pubblicato il 20-12-2017

Nei giorni scorsi, la Comunità di Sant’Egidio ha presentato la 28° edizione della Guida “Dove” (dormire, mangiare, lavarsi 2018). Nel corso della conferenza stampa di presentazione Marco Impagliazzo, il Presidente della Comunità, ha illustrato alcuni dati molto interessanti, accompagnati da alcune proposte: “C’è un enorme bisogno che emerge, solo per parlare di Roma, da moltissimi anziani che vivono soli, dalle migliaia di persone in occupazione, dai 5000 Rom che risiedono nei campi e dalle 7500 persone che vivono in alloggi precari o per strada. Tra di loro ben 3000 sono quelli che dormono all’aperto. Da una parte siamo di fronte ad una grave emergenza alloggiativa, dall'altra abbiamo, sempre nella capitale, ben 250.000 case sfitte e un enorme patrimonio pubblico non utilizzato. Proponiamo alla sindaca Raggi, al Comune e a tutte le istituzioni la creazione di una sorta di cabina di regia: l’abbiamo chiamata “agenzia pubblica dell'abitare”.

Occorre che le istituzioni sostengano le persone che vogliono una casa ma non hanno i soldi per sostenere l’affitto: sono una città nella città che non possiamo ignorare” “Quest’anno – ha aggiunto Impagliazzo – abbiamo assistito ad un aumento della generosità degli italiani, a partire da Roma, un fatto altamente positivo. Nella Guida registriamo la crescita di tanti servizi, dalle mense alle lavanderie, compresa quella messa a disposizione della Comunità dall’elemosineria del Papa o le scuole di italiano per gli stranieri.


La nota dolente – ha precisato - è ancora una volta legata all'emergenza freddo: solo una quarantina di posti in più perché le associazioni, pur mettendo a disposizione le loro risorse umane, non sono in grado di sostenere bandi che non prevedano l’offerta di strutture da parte delle istituzioni. Noi abbiamo visto tanti uscire dalla strada e da altre situazioni di criticità con progetti personali. Non ci vuole molto, ma ci vuole testa, pensiero e una cabina di regia che riesca a realizzare un'alleanza tra istituzioni e società civile”. Visto che le risposte del Comune tardano ad arrivare (evidentemente al Campidoglio sono troppo impegnati ad occuparsi della salute di “Spelacchio”, il tristissimo Albero di Natale di Piazza Venezia oggetto di scherno sui social a causa delle sue fronde spellacchiate), è ancora più importante sottolineare quanto avviene, a partire dallo scorso anno, nella Chiesa di San Callisto. Piazza San Callisto è uno dei cuori pulsanti della “movida trasteverina”.

A qualsiasi ora del giorno e della notte la zona è sempre piena di turisti, studenti delle università straniere, residenti del quartiere e non è improbabile scorgere seduto ai tavolini del bar omonimo il profilo di qualche attore famoso. Allo stesso tempo, purtroppo, è facile scorgere tra i vicoli del quartiere persone costrette a dormire al freddo per strada, “riparati”, si fa per dire, da qualche avanzo di cartone. Situazioni simili si intravedono sotto Ponte Sisto e Ponte Garibaldi, i ponti che collegano Trastevere al Centro di Roma. Al lato destro della piazza sorge la Chiesa in questione, nel punto in cui secondo la tradizione dimorava e dove subì il martirio per annegamento Papa Callisto I (217- 222).

Probabilmente anche moltissimi romani non sanno che la Chiesa e l’omonimo Palazzo sono Zona Extraterritoriale, proprietà della Santa Sede. Proprio su iniziativa di Papa Francesco si deve l’apertura dallo scorso anno (e la attuale riapertura) un dormitorio nei locali della Chiesa in grado di ospitare tra i 20 ed i 25 senza fissa dimora, offrendo loro un riparo nei mesi più freddi dell’inverno. L’accoglienza è garantita dai volontari della Comunità di Sant’Egidio che sono presenti durante tutto l’orario di apertura e, a turno, anche la notte. Ieri ho svolto il mio turno da volontario, ed al mio arrivo alle ore 20 erano già quattro le persone in attesa di entrare in Chiesa per riscaldarsi e per riposare durante la notte.

La maggioranza delle persone è arrivata dopo la cena, che i volontari di Sant’Egidio garantiscono presso i locali della mensa di Via Dandolo, ed in totale hanno trovato riparo al freddo pungente della notte romana circa 20 persone. Il “posto letto” è indubbiamente un riparo necessario, viste le temperature del periodo, ma è allo stesso tempo per noi volontari “l’aggancio” per far nascere una amicizia, per sviluppare un progetto, per provare a rimettere in carreggiata delle vite sbandate. Tante sono le storie di persone che, aiutate dai volontari, hanno poi lasciato il rifugio temporaneo per provare a ricostruire una vita migliore.

«Io vedo con chiarezza che la cosa di cui la Chiesa ha più bisogno oggi è la capacità di curare le ferite e di riscaldare il cuore dei fedeli, la vicinanza, la prossimità. Io vedo la Chiesa come un ospedale da campo dopo una battaglia. È inutile chiedere a un ferito grave se ha il colesterolo e gli zuccheri alti! Si devono curare le sue ferite. Poi potremo parlare di tutto il resto. Curare le ferite, curare le ferite… E bisogna cominciare dal basso». Queste parole, parte della lunga intervista che Papa Francesco ha concesso al direttore di «Civiltà Cattolica» padre Antonio Spadaro nell’Agosto del 2013, sono una bussola per tutti noi volontari che ci alterniamo a prestare servizio nella Chiesa di San Callisto.

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