francescanesimo

SAN FRANCESCO E LA GRAZIA DEL LAVORO

Redazione online
Pubblicato il 15-03-2017

Anche Papa Francesco ha richiamato l’attenzione dell’intero pianeta sulla mancanza di occupazione che colpisce specialmente quei Paesi nei quali l’insufficienza di acqua e di cibo

Il capitolo VII della Regola non bollata che San Francesco d’Assisi compose nel 1221, invita tutti i frati dell’ordine francescano a svolgere il mestiere cui sono stati chiamati, agendo in modo onesto e in conformità alla dottrina della quale si fanno messaggeri. Ciascuno di essi, com’è impresso nella norma francescana, mangerà il frutto del suo lavoro.

Chi invece non avrà intenzione di mettere a favore del prossimo le personali abilità, potrà fare anche a meno di mangiare. Ogni frate sarà tenuto a utilizzare gli strumenti più idonei alla propria attività lavorativa (dalla quale potrà ottenere le risorse primarie), seguitando a compiere – in prima linea – solo opere di bene, affinché il male e l’ozio non ne conducano l’anima negli abissi infernali. Con la stessa dedizione i frati condivideranno i beni personali, allontanando qualsivoglia desiderio di possesso o di contesa, continuando a pregare e a dispensare opere di bontà e parole di gioia (qual è quella che nasce dal Signore) e manifestando altresì letizia e ilarità dinnanzi al Padre celeste cui sono debitori per aver ricevuto la grazia del lavoro.

Ciascun frate dovrà lavorare fedelmente, mantenendo sempre vivo il suo impegno per tutte le cose spirituali, tra cui la preghiera. Come riconoscimento per l’impegno profuso nel lavoro, i frati riceveranno tutto ciò ch’è indispensabile alla propria sussistenza, fuorché il denaro, in quanto essi sono figliuoli di Povertà. Taluni di questi precetti, apparentemente anacronistici rispetto all’epoca in cui viviamo, sono stati accolti e riversati in Piazza da Papa Francesco il quale, proprio durante una delle sue omelie pronunciate in concomitanza dell’anno giubilare, ha ribadito l’importanza del lavoro che rientra nel piano provvidenziale di un Dio amorevole e attento ai bisogni delle sue creature. Nello stesso tempo il Pontefice ha sottolineato a gran voce che ogni uomo, per mezzo del lavoro, è in grado di migliorare se stesso e l’esistenza dei suoi cari contribuendo addirittura, in uno spirito di totale e serena condivisione, alla crescita economica, sociale e culturale della Nazione di origine. Per questo, Papa Francesco ha richiamato l’attenzione dell’intero pianeta sulla mancanza di occupazione che colpisce specialmente quei Paesi nei quali l’insufficienza di acqua e di cibo minaccia ancor’oggi la sopravvivenza di intere popolazioni. Concepito quale valore primario e imprescindibile, il lavoro si fa dunque garante dei diritti di libertà e di giustizia sociale senza i quali la persona umana farebbe davvero fatica (specie ai nostri giorni) a dimostrare le personali facoltà umane e intellettive. Sia detto invece, con tutta onestà, che il fine economico del lavoro – talora raggiunto utilizzando metodi illeciti – non debba mai giustificare comportamenti brutali e deprecabili volti a minacciare o a distruggere il valore e l’integrità di ciascuna vita umana.

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