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Francesco incontra la sofferenza

Don Felice Accrocca
Pubblicato il 30-11--0001

Quand’era nei peccati, lo disse egli stesso, a Francesco sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi. Fu il Signore a condurlo tra di essi ed egli si dimostrò misericordioso nei loro confronti. Le fonti raccontano che un giorno, mentre cavalcava nei dintorni di Assisi, incontrò uno di quei malati che aveva sempre avuto in orrore: a differenza che in passato, stavolta però scese da cavallo e facendo violenza a se stesso, baciò la mano di quell’uomo – forse piagata dal morbo – e gli offrì una moneta; di più, ne accettò anche il bacio di pace. Fu, ovviamente, un momento decisivo: i lebbrosi erano distanti mille miglia dal mondo che fino ad allora Francesco aveva frequentato o sognato. Quella prima vittoria gli infuse nuovo coraggio. Pochi giorni dopo, prese con sé una quantità considerevole di denaro e si recò all’ospizio dei lebbrosi, dove fece l’elemosina ai malati, baciando la mano ad ognuno di essi. Fino a quel momento, non soltanto non aveva mai voluto avere nessun contatto con i lebbrosi, ma quando si trovava a passare nei pressi dei loro ricoveri si girava dall’altra parte, turandosi il naso! Certo, anche negli anni della sua spensierata giovinezza, Francesco era stato mosso a pietà per la sorte di quei poveri disgraziati e aveva elargito loro elemosine, ma si era limitato a inviare qualcosa servendosi di altre persone. Adesso, invece, era lui a portarle e, soprattutto, si recava dai lebbrosi donando se stesso, finalmente ricevendo in cambio quella segreta dolcezza che mai nessuno e nessun’altra cosa al mondo avevano saputo dargli.

L’incontro con la sofferenza, con il dolore, quello proprio e quello degli altri, cambia la vita di una persona, perché il dolore non ci lascia mai come ci trova: ci migliora o ci peggiora. Ho visto uomini e donne bestemmiare e inveire contro Dio nel momento del dolore, loro o di persone care, così come ho visto uomini e donne cambiar vita in meglio proprio nel momento in cui hanno incontrato la croce, perché hanno saputo trasformare il dolore in amore dando un senso nuovo alla propria esistenza. E hanno incontrato, nella sofferenza, il volto misericordioso di Cristo, capace di prendere su di sé tutti i nostri dolori. Ho visto giovani cambiare vita – proprio come Francesco – quando sono stati messi a contatto con situazioni di sofferenza che fino a quel momento non avevano voluto neppure vedere.

Sì, perché tante volte non vogliamo vedere cose che ci sembrano amare, al punto che finiamo per non vederle davvero. Facciamo così anche con Dio… Tuttavia, solo quando abbiamo il coraggio di guardarlo in faccia, di accogliere il suo abbraccio, allora capiamo la sua dolcezza!

Possano i giovani di Rio, ripetere questa esperienza: l’incontro con Papa Francesco e con tanti altri loro coetanei di ogni parte del mondo li confermi e li rafforzi nell’amore di Cristo, perché siano davvero capaci di fare di tutta la loro vita un dono per gli altri.

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