La legge dell'amore per aprire le porte e annunciare il Vangelo

di Edoardo Scognamiglio

Nell’Udienza generale dello scorso 12 giugno, papa Francesco si è soffermato su un altro dei termini con cui il Concilio Vaticano II ha definito la Chiesa, quello di “Popolo di Dio” (cf. Lumen gentium 9). È Dio che ci chiama a far parte del suo popolo attraverso il Battesimo e la fede in Cristo. Papa Francesco ha poi spiegato che la legge del popolo di Dio è l’amore: a Dio e al prossimo secondo il comandamento nuovo che ci ha lasciato il Signore (cf. Gv 13,34).

«Un amore, però, che non è sterile sentimentalismo o qualcosa di vago, ma che è il riconoscere Dio come unico Signore della vita e, allo stesso tempo, l’accogliere l’altro come vero fratello, superando divisioni, rivalità, incomprensioni, egoismi; le due cose vanno insieme. Quanto cammino dobbiamo ancora fare per vivere in concreto questa nuova legge, quella dello Spirito Santo che agisce in noi, quella della carità, dell’amore! Quando noi guardiamo sui giornali o alla televisione tante guerre fra cristiani, ma come può capitare questo? Dentro il popolo di Dio, quante guerre! Nei quartieri, nei posti di lavoro, quante guerre per invidia, gelosie! Anche nella stessa famiglia, quante guerre interne! Noi dobbiamo chiedere al Signore che ci faccia capire bene questa legge dell'amore. Quanto è bello amarci gli uni con gli altri come fratelli veri. Quanto è bello! Facciamo una cosa oggi. Forse tutti abbiamo simpatie e non simpatie; forse tanti di noi sono un po’ arrabbiati con qualcuno; allora diciamo al Signore: Signore io sono arrabbiato con questo o con questa; io ti prego per lui e per lei. Pregare per coloro con i quali siamo arrabbiati è un bel passo in questa legge dell’amore. Lo facciamo? Facciamolo oggi!».

Con linguaggio semplice e diretto, papa Francesco ci invita a superare rancori, malumori, invidie e divisioni che spesso vanno crescendo nelle nostre famiglie e comunità, impoverendo il principio della vita nuova che è nata in noi attraverso il dono dello Spirito Santo. Mi sembra di poter dire che ciascuno di noi può e deve essere uno strumento di pace – di perdono e di riconciliazione – affinché si realizzi veramente la Chiesa come popolo di Dio. Diversamente, non saremo mai credibili. D’altronde, la Chiesa deve essere – come afferma papa Francesco al termine della sua udienza – «luogo della misericordia e della speranza di Dio», dove ognuno può sentirsi accolto, amato, perdonato, incoraggiato a vivere secondo la vita buona del Vangelo. Tuttavia, per far sentire l’altro accolto, amato, perdonato e incoraggiato, «la Chiesa deve essere con le porte aperte, perché tutti possano entrare. E noi dobbiamo uscire da quelle porte e annunciare il Vangelo».