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San Francesco visto da lui FRANCESCO: LA BIOGRAFIA IMPOSSIBILE?

Franco Cardini
Pubblicato il 30-11--0001

Il notevole successo del bel Francesco d’Assisi di André Vauchez (Einaudi), nella nitida e appassionata traduzione di Grado G. Merlo, ha riproposto una volta di più il vecchio, intricato e irrisolvibile problema dell’affidabilità delle biografie in generale, di quelle dei personaggi medievali in particolare.
Anni fa un saggio finissimo e rigoroso di Giovanni Miccoli, sottolineava come il metodo del patchwork seguito un po’ da tutti i biografi e consistente nel ricostruire la vita del Santo “incastrando” con maggiore o minore abilità episodi diversi desunti da varie fonti poi “cuciti” più o meno abilmente somigliasse più o meno all’ingegneria fisiologica del dottor Frankenstein che non alla ricerca storica credibile: e come alla base di una corretta ricostruzione biografica dovesse esserci un’attenta e coerente critica, quindi selezione, delle fonti. Nell’ultimo quarto di secolo, tuttavia, due altre istanze hanno ulteriormente modificato il nostro quadro critico-metodologico: primo, la questione decostruzionista che si può più o meno accettare ma non ignorare e che finisce con l’affermare che “non esistono” (nel senso che non sono conoscibili) i fatti, ma soltanto le loro interpretazioni; secondo, la rivendicazione - da taluni studiosi espressa anche in termini vivacemente agguerriti - della necessità che lo storico sia ben cosciente che la verità obiettiva è comunque inattingibile e che la verità storica non può mai coincidere con essa ed è soggetta a mutamento con il progredire degli studi: il che finisce con il rivalutare il principio – che i più anziani tra noi riconosceranno come crociano – che “la storia è sempre la storia del singolo storico”, se non addirittura la vecchia massima romana che il lavoro storico è opus maxime oratorum, quindi finisce sempre (contro qualunque illusione “obiettiva”, “scientifica” e “di storia seriale”) con l’essere anzitutto un lavoro letterario.

Nel primo dei quattro volumi previsti per la serie “La letteratura francescana” ideato e curato dal compianto Claudio Leonardi con la collaborazione di Daniele Solvi, che uscì nel 2004 e che era dedicato a Francesco e Chiara d’Assisi (Mondadori-Fondazione Valla), l’illustre filologo dell’università di Firenze stupì – e anche scandalizzò – con dichiarazioni come queste: “A me pare che la storiografia abbia operato una radicale falsificazione di Francesco…la storiografia si è trovata nell’incapacità o nell’impossibilità di capire questo amore di Francesco per la povertà. Ha inteso questo gesto come un atto di protesta, un gesto ideologico, che indicava cioè una possibilità di azione storica. Non è così. Quel gesto era la manifestazione di una condizione interiore, non tanto e solo spirituale, ma propriamente mistica, gesti generati dal coinvolgimento di Dio in Francesco e di Francesco in Dio: la mistica è infatti l’esperienza di Dio nell’anima dell’uomo, la consapevolezza della sua presenza.

L’amore per la povertà in Francesco è la conseguenza della sua conversione al Dio di Cristo, non viceversa”. Purtroppo la scomparsa di Leonardi ha lasciato a mezz’aria la possibilità di approfondire il colloquio con lui, magari di precisare il dissenso che le sue posizioni possono aver legittimamente provocato. Ma almeno due indicazioni metodologiche e sostanziali di fondo vanno considerate con la massima attenzione: prima, la necessità di rileggere la vita di Francesco, per capirla sul serio, non tanto alla luce di quel ch’è stata la Chiesa sconvolta dal suo esempio, quanto a quella di quel ch’era prima di lui; seconda, il bisogno di valutare con la massima attenzione gli scritti di Francesco (non solo il Cantico delle creature o il Testamento) anziché concentrarsi prevalentemente sulle agiografie, che possono fuorviare appunto perché, osserva Leonardi, “ogni agiografo ha visto Francesco secondo al sua cultura e il proprio orientamento spirituale e politico”, mentre “gli storici del secolo XX hanno…letto i suoi scritto con l’occhio attento a quelle agiografie, alla ricerca di un Francesco storico dentro o contro quello agiografico o leggendario. Questa lettura non rispetta la natura delle agiografie e rischia di non dare alcun risultato, né quello di capire Francesco né i racconti su di lui”. È una sfida che si può ben respingere: ma che non si può ignorare.

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