religione

Lettere inedite di Santa Chiara a Sant’Agnese nell’archivio di Sant’Ambrogio aperto dopo 900 anni

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Agnese come il Poverello. Lo intuì la santa di Assisi che seguì le orme di Francesco, testimoniando questo riscontro con 4 lettere inviatele che ora emergono dall’archivio di Sant’Ambrogio aperto dopo 900 anni. E’ Agnese di Boemia, figlia del re Otocaro I di Boemia che scelse la via della povertà. Agnese di Boemia seguirà le orme di San Francesco, fonderà un monastero di Clarisse dove si ritirerà e poi diventerà badessa e sarà nominata santa da Papa Giovanni Paolo II nel 1989.

Le lettere di Santa Chiara. Le lettere di Santa Chiara sono alcuni dei tesori conservati nell’archivio capitolare di Sant’Ambrogio, aperti alla città di Milano dopo 900 anni grazie alla ristrutturazione della sala San Satiro, piccolo luogo raccolto tra la basilica e la residenza dell’Abate che da biblioteca privata è stata trasformata dagli architetti Michela Spinola e Giovanni Antonelli Dudan in una moderna sala di consultazione documentaria. Tra i tesori dell’Archivio si distingue il codice, vergato a Praga, probabilmente intorno al 1340, in scrittura gotica, che racconta la Vita di Agnese di Boemia, nel quale sono raccolte le quattro lettere che intorno al 1230-1240 la stessa Chiara d’Assisi scrisse ad Agnese. Da quanto si apprende in questi primi studi si tratta di scritti di vicinanza della santa, una sorta di sostegno morale, per confortarla nella sua scelta coraggiosa, avendo la nobildonna preferito seguire la via di povertà assoluta piuttosto che i fasti di un matrimonio imperiale.

Chi era Agnese di Boemia. Anche Agnese (poi Sant’Agnese, nata a Praga nel 1211 e morta il 2 marzo 1282 nella stessa città) scelse quindi la vita consacrata, quella della povertà come Francesco, quella della clausura come Chiara d’Assisi da cui fu ispirata fino a fondare un monastero e un ospedale, quello di San Francesco. Di lei si sa che era figlia del re di Boemia Ottocaro I e di sua moglie Costanza d’Ungheria, sorella del re di Ungheria Andrea II, e – come riporta Wikipedia – era strettamente imparentata ai santi Ludmilla, Venceslao, Edvige, Elisabetta e Margherita. All’età di otto anni venne promessa in moglie ad Enrico, figlio ed erede dell’imperatore Federico II di Svevia, e venne inviata alla corte di Vienna per ricevere una formazione adeguata ad una futura sovrana. Colpita dal messaggio di Francesco d’Assisi, maturò la sua vocazione religiosa e, con il sostegno di papa Gregorio IX, ruppe il fidanzamento con Enrico e si ritirò a Praga. Nella città boema fondò il primo convento di frati minori della regione (1232), ed annesso al convento un ospedale per i poveri. Per la sua gestione, creò una confraternita laicale (detta dei Crocigeri) che nel 1237 venne elevata dal pontefice al rango di ordine religioso. Nel 1234 fondò un monastero di clarisse sulle rive della Moldava e santa Chiara vi inviò cinque delle sue religiose. Agnese stessa vi si ritirò l’11 giugno (festa della Pentecoste) dello stesso anno. In seguito ne divenne badessa e conservò tale carica fino alla morte. Agnese di Boemia divenne oggetto di devozione popolare sin dalla sua morte. Il 28 novembre 1874 papa Pio IX ne approvò il culto e le attribuì ufficialmente il titolo di beata. Il 12 novembre 1989 papa Giovanni Paolo II l’ha canonizzata nel corso di una solenne cerimonia in piazza San Pietro. La canonizzazione avvenne pochi giorni prima della caduta del regime comunista.

L’archivio. Insieme alle lettere di Santa Chiara a Sant’Agnese dall’archivio capitolare della basilica di S. Ambrogio sono emersi anche il “Messale dell’Incoronazione” di Gian Galeazzo Visconti, principesco omaggio del signore di Milano alla basilica, bolle papali originali, verbali di processi, missive che raccontano momenti di vita spirituale e politica o ancora di transazioni economiche dell’epoca. Nell’Archivio sono conservati un fondo antico di 55 volumi manoscritti in pergamena datati dal IX al XVIII secolo, alcuni manoscritti cartacei di contenuto liturgico dei secoli XVVII-XVIII e circa 1200 pergamene (dal IX al XVII secolo) che permettono di ricostruire giorno per giorno le complesse e affascinanti vicende della canonica cresciuta all’ombra della chiesa di S. Ambrogio. Tale patrimonio religioso, culturale e civile, per la prima volta in tutta la sua storia, sarà, per sempre, aperto al pubblico in una sede restaurata.Maurizio Troccoli - Umbria24

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