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Evangelizzare attraverso il web? Mons. Celli: missione e sfida per Chiesa Cattolica

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Non immagina un mondo di evangelizzatori stabilmente sui social network, ma ritiene che i tweet del Papa siano salutari in un contesto in cui la desertificazione spirituale avanza di giorno in giorno. Monsignor Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio della Comunicazioni Sociali, ritiene che l'incontro con la "cultura digitale" sia una grande sfida e, al contempo, un'affascinante missione per la Chiesa Cattolica nel terzo millennio. Una nuova forma di evangelizzazione che avanza nelle reti sociali, dove si incontrano, sempre più spesso, persone che sono lontane e diffidenti nei confronti della Chiesa. L'evangelizzatore nel web si muove nel solco del messaggio francescano: è sempre in cammino, ma nei meandri della rete, tra le comunità virtuali, a diffondere i messaggi di Gesù Cristo e del Vangelo.


Evangelizzare attraverso il web, è più una missione o una sfida per la Chiesa Cattolica?
Io direi entrambe le cose

In che senso?
Nel senso che la Chiesa ha come sua missione quella di annunciare il Vangelo e lo deve fare nelle diverse contestualità umano-sociali con cui convive. Una di queste sono le reti sociali e qui scatta la sfida. Nelle reti sociali vivono centinaia di milioni di persone. In esse esiste una particolare cultura che potremmo chiamare cultura digitale, che è relazione e condivisione reale, non solamente virtuale.

Quindi la sfida è entrare in contatto con quella che lei definisce cultura digitale?
La missione della Chiesa è fare in modo che il messaggio del Vangelo e la figura di Gesù siano annunciati anche nel contesto delle reti sociali. Coloro che abitano le reti devono poter avere l'opportunità di conoscere Gesù. Anzi, potremmo dire, che molti uomini e donne di questo nostro tempo, probabilmente, possono incontrare Gesù solo in una rete sociale, perché, magari, non entrerebbero mai in una chiesa. Da qui nasce la responsabilità dei discepoli del Signore: ad essi spetta, nel contesto delle reti sociali, dare testimonianza di appartenenza a Gesù Cristo, anche perché, come già ricordava Paolo VI, la cultura del nostro tempo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o, se ascolta i maestri, lo fa perché sono dei testimoni.

Ma si pone anche un problema di linguaggio. Quello che correntemente utilizza la Chiesa è adatto a rivolgersi al popolo della Rete?
La domanda è vera ed angustiante. E' innegabile che le nuove tecnologie, in questo caso le reti sociali, hanno un loro linguaggio, più immediato, interattivo, fatto più di immagini che di testi. Il che vuol dire che non devo solamente conoscere nel mio cuore il messaggio evangelico, ma devo annunciarlo con un linguaggio che sia comprensibile agli uomini e alle donne di oggi. Questa, direi, è l'ulteriore sfida della Chiesa, perché, a volte, anche se si conoscono la dottrina e il messaggio evangelico, si utilizza un linguaggio non comprensibile. Poi però bisogna tener conto che c'è anche un altro tipo di linguaggio, quello antropologico.

Si spieghi
Una cosa è se devo presentare la figura di Gesù ad un bambino, un’altra se devo farlo ad un adulto, un'altra ancora ad una persona avanti negli anni. Ci sono poi dei linguaggi esistenziali ben diversi, e la Chiesa deve sapere affrontare le sfide che provengono da queste nuove contestualità. I discepoli hanno la necessità di imparare cosa significa dialogare rispettosamente con la cultura e la verità degli altri. Insomma, una sfida nella sfida.

Rispettando chi si ha di fronte
L'errore più grande sarebbe quello di annacquare il messaggio per renderlo più accessibile o accoglibile dai miei uditori. Il messaggio deve rimanere nella sua purezza e nella sua identità, ma in una contestualità multi-culturale e multi-religiosa, in un atteggiamento di dialogo rispettoso nei confronti degli altri. E qui mi rifaccio alle parole di Papa Francesco che ci ricorda che bisogna dialogare rispettosamente e annunciare con coraggio il Vangelo, senza timori, paure, o riduzioni. Un atteggiamento che sicuramente deve avere il discepolo del Signore Gesù nel contesto delle reti sociali.

Un sentiero tracciato anche da Papa Benedetto.
Papa Benedetto ci ha invitato a renderci consapevoli che esistono altre dimensioni religiose che non solo devono essere accettate come tali, e dunque tollerate, ma bisogna pensare anche a come ci si può arricchire di quei contenuti utili nel proprio cammino di ricerca del bello, del buono. Un cammino da fare ogni giorno, nella consapevolezza che chi porto nel cuore è Gesù, che è via, verità e vita.

I primi sei mesi del Papa su twitter: i suoi cinguettii sono seguiti da milioni di follower e ogni giorno danno vita ad un vasto dibattito fatto di apprezzamenti e critiche. Ciò rafforza o indebolisce l'immagine del Pontefice?
Le rispondo dicendo che l'incarnazione è un momento di grandezza e di debolezza. Dio si incarna nell'uomo e gli cammina accanto. La presenza del Papa su twitter vuol dire questo: essere accanto all'uomo di oggi, camminare con lui nella sua quotidianità. Il Papa, attraverso questo nuovo strumento comunicativo così essenziale e immediato, diffonde in 140 caratteri quelle che chiamo pillole di saggezza o gocce di acqua fresca. In un momento di desertificazione spirituale crescente, è bello, per gli uomini e le donne di oggi, ricevere questi messaggi così profondi.

Ma le risposte dei follower non sono sempre positive
Lo avevamo messo in preventivo. Però oggi la percentuale di messaggi negativi, che era fino al 40% con Benedetto, si è dimezzata al 20% con Francesco. Che ci sia una parte di commenti non positivi è normale per ogni utente presente con un profilo twitter.

Lei pensa ad un futuro prossimo in cui gli evangelizzatori si sposteranno dall'altare ai social network?
Penso di no. La rete sociale è un ambiente di vita, ma non è l'unico ambiente. Prenda Facebook, puoi avere anche mille "amici", ma prima o poi avverti il bisogno di poter stringere la mano ad un vero amico, di andarci a mangiare una pizza insieme. Anche se la virtualità ha connotati di realtà, si sente sempre l'esigenza di entrare in contatto con una comunità vera. E così accade con Gesù Cristo e il Vangelo, posso incrociarli nella rete sociale, ma poi dovrò inevitabilmente ritrovarli nella realtà quotidiana, dove ci sono uomini e donne che mi accolgono e mi aiutano a camminare. Anche in questo caso mi viene in mente un messaggio di Papa Benedetto.

Cioè?
Benedetto diceva, in uno degli ultimi incontri: i discepoli siano autentici nella rete sociale per far si che al suo interno risuonino valori autenticamente umani. Quindi, se da un lato la Chiesa chiede ai discepoli di essere testimoni di Gesù nella rete, dall'altro lato il magistero pontificio li invita a ritrovare la comunità concreta con cui dialogare.

Secondo lei quale è la piattaforma telematica che più si addice a favorire nuove forme di evangelizzazione. Ad esempio i video di youtube?O le applicazioni sui cellulari?
Non sono esclusivi. Io dico che la verità è sinfonica. Infatti è molto più bella una musica suonata da vari strumenti insieme, in modo che ognuno di essi conferisce alla musica le proprie peculiarità. Vedrà che in un contesto simile si otterrà una sinfonia ancora più ricca e piacevole.

Inviato - Gelsomino Del Guercio

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