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L'umile diffonde la pace - Angelo Comastri

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Nella “Leggenda dei tre compagni” leggiamo che la svolta decisiva nella vita di San Francesco avvenne nel momento che “smise di adorare se stesso”. E, di conseguenza, San Bonaventura aggiunge: “Il Santo aveva in orrore la superbia, origine di tutti i mali, e la disobbedienza, sua pessima figlia. Quanto è degna di essere imitata l'umiltà di Francesco, che anche sulla terra gli procurò una dignità così grande da piegare Dio ai suoi desideri e da trasformare completamente il cuore dell'uomo”.

Francesco era umile e, pertanto, il suo cuore era come una piccola culla di Betlemme, nella quale Gesù si trovava a suo agio: la presenza di Gesù rendeva Francesco un convincente strumento di pace in tutte le situazioni e con tutte le persone. Valga, come esempio, l'episodio toccante della pacificazione tra il Podestà di Assisi e il Vescovo di Assisi, avvenuta attraverso la parola e l'esempio di Francesco. Egli, innanzitutto, prese a cuore una situazione pubblica di cattivo esempio e disse: “Grande vergogna è per noi, servi di Dio, che il Vescovo e il Podestà si odino talmente l'un l'altro e nessuno si prenda pena di rimetterli in pace e concordia”.

Come è bella questa ansia di Francesco! Come è evangelico questo desiderio di portare pace tra le persone! E cosa fa Francesco? Tira fuori dal suo cuore mite e umile un inno al perdono, un inno alla pace: “Laudato sii, mio Signore per quelli che perdonano per il tuo amore e che sostengono infermità e tribolazioni. Beati quelli che le sosterranno in pace perché da te, Altissimo, saranno coronati”. Queste parole cantate, anzi testimoniate pacificamente da semplici fraticelli che profumavano di umiltà, fecero saltare la scorza dell'orgoglio. E il Podestà e il Vescovo si sentirono attratti dalla calamita dell'umiltà e fecero a gara nell'offrire il perdono: la pace ritornò ad Assisi.

Oggi, nelle persone e nelle famiglie e nelle comunità e nella società, manca la pace: la violenza è diventata uno stile e l'arroganza è diventata una veste quotidiana. Noi cristiani, seguaci di Gesù che ci ha fatto conoscere il mistero affascinante dell'umiltà di Dio, noi cristiani siamo chiamati a seminare la pace in questo mondo in questo particolare momento. Madre Teresa di Calcutta, una donna veramente francescana nel cuore, un giorno venne provocata da un giornalista che le disse: “Madre, lei ormai è vecchia! Ha lavorato tanto, ma cosa è cambiato nel mondo? Madre, si riposi, perché non vale la pena di lavorare ancora”. La Madre, con il volto sereno e disarmante, rispose: “Io cerco soltanto di essere una goccia di acqua pulita nella quale si possa specchiare l'infinita bontà di Dio. Le pare poco? Lo faccia anche lei: saremo in due!”.

Il giornalista ascoltò sorpreso. Madre Teresa aggiunse: - E' sposato?

- Sì.

- Lo dica anche a sua moglie: saremo in tre!

- Ha dei figli?

- Sì, tre.

- Lo insegni anche ai suoi figli e saremo in sei: moltiplichiamo le gocce di acqua limpida e puliremo il mare.

Questa era la logica di Francesco di Assisi: un uomo che ebbe il coraggio di fidarsi di Gesù e di vivere il Suo Vangelo sine glossa: senza alterazioni e senza attenuazioni. Avremo la forza di seguirlo?

Angelo Card. Comastri
Vicario Generale di Sua Santità per la Città del Vaticano

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