Papa Francesco: no a tutte le droghe, anche leggere
“No ad ogni tipo di droga. Semplicemente. No ad ogni tipo di droga”. Lo ha detto papa Francesco ricevendo in udienza, nella sala “Clementina” del Palazzo apostolico, i partecipanti alla 31esima edizione dell’International Drug Enforcement Conference che si è svolta a Roma da martedì a ieri. Occasione, per Jorge Mario Bergoglio, per stigmatizzare il business del narcotraffico, tornare a denunciare la disoccupazione dilagante (“Pensiamo ad un giovane: né, né. Né studia né lavora. Entra in questa mancanza di orizzonte, di speranza e la prima offerta sono le dipendenze, tra le quali la droga”) e sottolineare che “il lavoro di recupero non è sufficiente: bisogna lavorare sulla prevenzione”.
“Vorrei dire con molta chiarezza: la droga non si vince con la droga! La droga è un male, e con il male non ci possono essere cedimenti o compromessi”, ha detto il Papa argentino, già molto sensibile ai problemi del narcotraffico e delle tossicodipendenze da arcivescovo di Buenos Aires. “Pensare di poter ridurre il danno, consentendo l’uso di psicofarmaci a quelle persone che continuano ad usare droga, non risolve affatto il problema. Le legalizzazioni delle cosiddette ‘droghe leggere’, anche parziali, oltre ad essere quanto meno discutibili sul piano legislativo, non producono gli effetti che si erano prefisse. Le droghe sostitutive, poi, non sono una terapia sufficiente, ma un modo velato di arrendersi al fenomeno. Intendo ribadire quanto già detto in altra occasione: no ad ogni tipo di droga. Semplicemente. No ad ogni tipo di droga”.
“Ma – ha proseguito il Papa – per dire questo no, bisogna dire sì alla vita, sì all’amore, sì agli altri, sì all’educazione, sì allo sport, sì al lavoro, sì a più fonti di lavoro. Un giovane che non ha lavoro… credo che la cifra sia 75 milioni in Europa, non sono sicuro… ma pensiamo ad un giovane: né, né. Né studia né lavora. Entra in questa mancanza di orizzonte, di speranza e la prima offerta sono le addizioni (dipendenze, ndr), tra le quali la droga. La fonte di lavoro, l'educazione, lo sport, la sanità di vita: è la strada della prevenzione della droga. Se si realizzano questi ‘sì’, non c’è posto per la droga, per l’abuso di alcol, per le altre dipendenze. La Chiesa, fedele al mandato di Gesù di andare dovunque c’è un essere umano sofferente, assetato, affamato, in carcere – ha detto ancora Bergoglio – non ha abbandonato quanti sono caduti nella spirale della droga, ma con il suo amore creativo è andata loro incontro. Li ha presi per mano, attraverso l’opera di tanti operatori e volontari, perché potessero riscoprire la propria dignità, aiutandoli a far resuscitare quelle risorse, quei talenti personali che la droga aveva sepolto, ma che non poteva cancellare, dal momento che ogni uomo è creato a immagine e somiglianza di Dio”. E “l’esempio di tanti giovani che, desiderosi di sottrarsi alla dipendenza dalla droga, si impegnano a ricostruire la loro vita, è uno stimolo a guardare in avanti con fiducia”. Per il Papa, però, “il lavoro di recupero non è sufficiente: bisogna lavorare sulla prevenzione, questo farà molto bene”.
“Auspico che possiate raggiungere gli obiettivi che vi siete posti”, ha detto ancora il Papa argentino: “Coordinare le politiche antidroga, condividere le relative informazioni e sviluppare una strategia operativa tesa al contrasto del narcotraffico. Forse – ha proseguito – le azioni del narcotraffico sono quelle che producono più soldi nel mercato, e questo è tragico”. Per Bergoglio, “il flagello della droga continua ad imperversare in forme e dimensioni impressionanti, alimentato da un mercato turpe, che scavalca confini nazionali e continentali. In tal modo continua a crescere il pericolo per i giovani e gli adolescenti. Di fronte a tale fenomeno, sento il bisogno di manifestare il mio dolore e la mia preoccupazione”.
Iacopo Scaramuzzi - Vatican Insider
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